Il Csm delle tasse si tiene l’evasore messo da Salvini
L’avvocatura di Stato salva Giorgio Fiorenza
Evviva il fisco amico! Ancora meglio se parente. Chiedere per conferma a Matteo Salvini, che ha piazzato ai vertici della giustizia tributaria Giorgio Fiorenza, che ha un debito con l’agenzia delle Entrate per 830 mila euro: ma – sorpresa, sorpresa – questa pendenza non fa scandalo. Meno che mai è un impedimento che Fiorenza abbia pure fatto causa allo stesso organo (di cui è oggi componente e di cui era stato già membro nel 2009) per ottenere compensi che non gli spettavano affatto: il nostro puntava a essere pagato due volte per la stessa attività, come ha recentemente stabilito la Corte di Appello di Firenze. Minuzie. “Non appare sussistere una fonte normativa che consenta di farlo decadere”, dice l’avvocatura dello Stato nel parere commissionato dal Csm tributario presieduto da un’altra vecchia conoscenza leghista, l’ex deputata Carolina Lussana. Il motivo? La norma che disciplina le incompatibilità, ossia il decreto legislativo 54 del 1992, “non prevede quale requisito per l’elezione a componente del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria il non avere esposizioni debitorie nei confronti dello Stato o il non aver intentato cause nei confronti dell’amministrazione, trattandosi di fatti che non integrano attività suscettibili di interferire con le funzioni degli organi di giustizia tributaria”. Sarà forse per questo che nell’audizione del 12 marzo (secretata come il resto della pratica che lo riguarda), Fiorenza non ha ritenuto di dare spiegazione alcuna sulle tasse mai pagate che hanno costretto l’agenzia della Riscossione a emettere un avviso di pignoramento sui compensi da lui percepiti dal Csm tributario di cui a novembre il Fatto Quotidiano aveva dato conto. Suscitando la sua reazione, sdegnata: “Solo falsità. Chiarirò immediatamente”. Dopo quattro mesi in attesa dei suoi chiarimenti (mai pervenuti nonostante il tempo assegnato), è arrivato l’aiutone. Fiorenza resta al suo posto, a Salvini piacendo.
MA CHI È Fiorenza? Geometra con laurea in Statistica, è giudice tributario dal ’92 e ha collezionato nel tempo incarichi di primaria importanza in Toscana. Come quello di presidente dell’educandato S.S. Annunziata di Firenze che annovera tra i suoi ex allievi i figli di Denis Verdini, Tommaso e Francesca, compagna di Salvini. Che ha un fiuto davvero speciale: nel 2018 aveva spedito al plenum di via Solferino un altro giudice tributario, ossia Antonio Mauriello che l’anno successivo finì in manette insieme a Casimiro Lieto autore Rai preferito dall’allora fidanzata del Capitano, Elisa Isoardi. In quel caso un’inchiesta della Procura di Salerno aveva identificato l’uomo scelto dalla Lega per la giustizia tributaria come “coordinatore e ispiratore di episodi di corruzione gravi, asservito a logiche del tutto distoniche con il ruolo di giudice tributario e di membro dell’organo di autogoverno”.
E FIORENZA? Stando al parere dell’avvocatura dello Stato, distoniche o meno che siano rispetto al ruolo, le sue condotte non rientrano nei casi che fanno scattare la decadenza. Non sarebbe incompatibile con il ruolo la sua richiesta per cercare di farsi riconoscere compensi da indebito arricchimento. Né l’esposizione debitoria nei confronti del fisco, frutto di un lungo contenzioso fatto di tributi non pagati, avvisi di pagamento ignorati e via discorrendo mentre da giudice, sentenziava su le tasse degli altri. Ma di che cifre si parla? L’agenzia di Riscossione
per la Provincia di Firenze ha scritto a Roma battendo cassa con un avviso di pignoramento lungo un chilometro. “Fiorenza Giorgio è debitore per un ammontaredi 832.018,44, comprensivo degli interessi di mora e degli oneri di riscossione, nonché degli accessori di legge, così ripartito. Tributi/entrate (dovute e non versate da Fiorenza): 728.537. Interessi : 46.626. Sanzione civile: 3.562. Oneri di riscossione: 50.680”. Più spese esecutive e diritti di notifica e tutto il resto appresso, compresa la postilla che è tutto un programma: “Sono inutilmente trascorsi i termini per il pagamento delle somme indicate negli atti ovvero nelle cartelle di pagamento, ovvero negli avvisi di mora, nonché negli avvisi di intimazione ad adempiere qui di seguito specificati”. Una valanga di cartelle, di avvisi e intimazioni ad adempiere notificati inutilmente a partire dal 2010. Che non danno pensiero a Fiorenza. Per il quale il fisco più che amico è proprio un tesoro.
I DEBITI 830MILA EURO MAI PAGATI ALL’AGENZIA DELLE ENTRATE