Toti toglie i fondi al “Secolo” e media sulla sua vendita
Non piace la neodirettrice Stefania Aloia. Troppe notizie e poca “Liguria felix”: proposta a Gedi una cordata che avrebbe Spinelli al vertice
Non è un mistero che, dopo una lunga luna di miele, i rapporti tra Giovanni Toti e il quotidiano ligure Il Secolo XIX si siano raffreddati. Un bel problema per un governatore di centrodestra a caccia del terzo mandato. I suoi stessi alleati (in privato) definiscono l’ambizione dell’uomo semplicemente “smisurata”: al governo c’è una premier di destra, Giorgia Meloni, che vuole mandare tutti a casa dopo due legislature. E le azioni politiche di Toti, contrariamente a quelle di Zaia, sono decisamente in ribasso. Figurarsi con la stampa contro.
È in questo contesto che qualche giorno fa ha preso corpo un retroscena che, in altri luoghi o tempi, sarebbe stato fantascientifico: scontento della direttrice Stefania Aloia, percepita come ostile, il presidente della Regione Liguria è salito al piano di sopra e ha incontrato i vertici di Gedi, società proprietaria del quotidiano; contestualmente, all’abboccamento avrebbe preso parte anche una cordata di potenziali acquirenti. A capo della coalizione di volenterosi ci sarebbe il terminalista Aldo Spinelli, fra i più generosi finanziatori elettorali di Toti. Spinelli e Toti, lo confermano informalmente fonti Gedi, hanno incontrato a Genova una decina di giorni fa l’ad di Gedi Maurizio Scanavino, uomo di fiducia di John Elkann, e quello della sottodivisione Gnn Corrado Corradi.
A seconda delle versioni, nella compagnia di giro avrebbe un qualche ruolo anche l’ex senatore montiano Maurizio Rossi, editore di Primocanale, emittente molto vicina all’inner circle totiano. Ognuno degli attori coinvolti smentisce e avvalora pezzetti della storia diversi. Spinelli nega tutto, con un low profile quasi divertito: “Mi è bastato fare il presidente del Genoa, al massimo mi interessa l’aeroporto”. Rossi dice di “non sentire Spinelli da tre mesi”, ma sul resto (aver incontrato Toti e manager Gedi) non smentisce (né conferma): “Chi incontro nella mia vita privata sono fatti miei”. L’entourage di Toti la prende alla larga: “Certamente ci sono stati incontri con Gedi negli ultimi otto anni, ma non rientra nei compiti della Regione ingerire in qualsivoglia società”. C’è poi la versione di Gedi, quella ufficiale, fornita al Cdr del Secolo: “Con Toti è stato un incontro ordinario e istituzionale. Separatamente, abbiamo ricevuto operatori economici liguri”. Insomma, il fatto che nessuna delle versioni sia coerente con le altre, ha convinto la redazione che buona parte dello scenario sia vero. Soprattutto, la certezza è di essere in vendita. Circolano anche cifre: Spinelli avrebbe in testa 3 milioni di euro; la società degli Elkann partirebbe da 6,5-7; un punto di caduta potrebbe essere intorno ai 5. I cronisti del Decimo nono sono pronti a vendere cara la pelle: “No a soluzioni di basso cabotaggio o filtrate da ingerenze economico-politiche”, mette in chiaro il sindacato dei giornalisti. La questione editoriale è diventata politica. Davide Natale, segretario Pd, chiede chiarimenti. Ferruccio Sansa difende la direttrice Aloia, “colpevole di troppa indipendenza”.
Gli equilibri sono saltati quando a ottobre l’ex vicedirettrice di Repubblica ha sostituito Luca Ubaldeschi, garante della pax totiana. Che il vento stesse cambiando si è capito subito da una prima pagina che sbertucciava un gigantesco mortaio gonfiabile portato in trionfo sul Tamigi, costato mezzo milione di fondi pubblici regionali. Per dire, nei giorni scorsi, la Lista Toti è arrivata ad accostare il mite XIX (addirittura) alla Pravda. L’insofferenza è legata a temi riemersi sulle pagine del quotidiano che fanno a pezzi l’immagine della Liguria felix cara alla narrazione totiana: dalla sanità a pezzi al record italiano di poveri. Sarà un caso, ma se nell’epoca d’oro della gestione Ubaldeschi il giornale era arrivato a raccogliere 300 mila euro l’anno di pubblicità istituzionale regionale, con Aloia la voce è crollata a zero. “Come loro hanno totale indipendenza editoriale, il nostro ente ha discrezionalità nella programmazione pubblicitaria”, replica secca la Regione.
Il collegamento fra taglio alla pubblicità e linea editoriale sgradita è l’aspetto forse più problematico della vicenda, non a caso non confermato del tutto da Gedi: “Il budget è diminuito, ma contiamo di riprenderci”. Di sicuro, le notizie non piacciono alla propaganda. Soprattutto sotto elezioni.
MONTIANO SI PARLA ANCHE DI ROSSI, L’EDITORE DI PRIMOCANALE