Consulta: “Fate leggi su fine vita e figli di coppie omosessuali”
Moniti su più fronti da parte del presidente della Corte costituzionale, Augusto Barbera, durante la relazione annuale di ieri. Se la prende con il Parlamento, perché sono anni che deve legiferare sulla fine vita e sui figli di coppie omosessuali, ignorando le sentenze della Consulta. Parlamento bacchettato pure per non aver ancora votato il quindicesimo giudice. Vuol dire che se una camera di consiglio finisce in parità, spetta al presidente essere decisivo.
Ce n’è anche per i magistrati, che in un “eccesso valoriale” forzano “l’interpretazione costituzionalmente orientata” delle leggi invece di rivolgersi alla Corte. Il volto del presidente Barbera si incupisce quando parla di “dissenting opinion”: non gli è proprio andata giù la violazione della camera di consiglio da parte dell’ex vicepresidente Nicolò Zanon che fresco di fine mandato a dicembre scorso raccontò la discussione tra i giudici sul conflitto Csm-camera in merito al caso Ferri. Quella di Zanon, ha detto, su domanda specifica dei giornalisti, è stata “una grave scorrettezza”. Nella relazione Zanon invece non è citato, ma è evidente che i riferimenti sono all’ex giudice: “In assenza di una diversa normativa, va rispettato – lo sottolineo con forza! – il ‘segreto’ della camera di consiglio… istituto necessario per assicurare la libertà e l’indipendenza della Corte costituzionale“. Quanto ai moniti al Parlamento, Barbera esprime “un certo rammarico” perché non ha legiferato dopo il cosiddetto caso Cappato e sul riconoscimento dei figli di coppie gay: “Il silenzio del legislatore sta portando, nel primo, a numerose supplenze delle assemblee regionali; nel secondo, al disordinato e contraddittorio intervento dei sindaci”. Il presidente ha anche citato due piaghe del nostro Paese: femminicidi e vittime sul lavoro: il 2023 è stato “l’anno che ha visto in Italia atroci casi di femminicidio, ed è stato l’anno in cui oltre mille sono state le agghiaccianti morti sul lavoro”.