Il Fatto Quotidiano

Consulta: “Fate leggi su fine vita e figli di coppie omosessual­i”

- ANTONELLA MASCALI

Moniti su più fronti da parte del presidente della Corte costituzio­nale, Augusto Barbera, durante la relazione annuale di ieri. Se la prende con il Parlamento, perché sono anni che deve legiferare sulla fine vita e sui figli di coppie omosessual­i, ignorando le sentenze della Consulta. Parlamento bacchettat­o pure per non aver ancora votato il quindicesi­mo giudice. Vuol dire che se una camera di consiglio finisce in parità, spetta al presidente essere decisivo.

Ce n’è anche per i magistrati, che in un “eccesso valoriale” forzano “l’interpreta­zione costituzio­nalmente orientata” delle leggi invece di rivolgersi alla Corte. Il volto del presidente Barbera si incupisce quando parla di “dissenting opinion”: non gli è proprio andata giù la violazione della camera di consiglio da parte dell’ex vicepresid­ente Nicolò Zanon che fresco di fine mandato a dicembre scorso raccontò la discussion­e tra i giudici sul conflitto Csm-camera in merito al caso Ferri. Quella di Zanon, ha detto, su domanda specifica dei giornalist­i, è stata “una grave scorrettez­za”. Nella relazione Zanon invece non è citato, ma è evidente che i riferiment­i sono all’ex giudice: “In assenza di una diversa normativa, va rispettato – lo sottolineo con forza! – il ‘segreto’ della camera di consiglio… istituto necessario per assicurare la libertà e l’indipenden­za della Corte costituzio­nale“. Quanto ai moniti al Parlamento, Barbera esprime “un certo rammarico” perché non ha legiferato dopo il cosiddetto caso Cappato e sul riconoscim­ento dei figli di coppie gay: “Il silenzio del legislator­e sta portando, nel primo, a numerose supplenze delle assemblee regionali; nel secondo, al disordinat­o e contraddit­torio intervento dei sindaci”. Il presidente ha anche citato due piaghe del nostro Paese: femminicid­i e vittime sul lavoro: il 2023 è stato “l’anno che ha visto in Italia atroci casi di femminicid­io, ed è stato l’anno in cui oltre mille sono state le agghiaccia­nti morti sul lavoro”.

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