Boom per il cybercrime: vale 5 volte il Pil italiano
Nonostante le task force messe in campo dai governi, il progresso dei sistemi di sicurezza privati e la diffusione dell’educazione tecnologica, l’impatto del crimine informatico continua a crescere. Secondo gli analisti del Rapporto sui rischi globali nel 2023 del World Economic Forum, dall’anno prossimo il costo mondiale della criminalità informatica raggiungerà i 10.500 miliardi di dollari l’anno: cinque volte il Pil italiano. Un volume di danni pressoché doppio dei 5.500 miliardi di euro di fine 2020, a loro volta doppi rispetto al 2015. Un boom legato a fattori economici, tecnologici e sociali, come segnala un recente rapporto dell’ufficio studi del Parlamento europeo.
L’IMPETUOSO SVILUPPO
del mondo digitale è la causa per la quale il cybercrime comprende forme di criminalità talmente variegate e in continua evoluzione che non ne esiste una sola definizione universalmente accettata. Nel pianeta, entro la fine del prossimo anno, i dispositivi connessi al web raggiungeranno i 25 miliardi, tre per ciascun essere umano. Di questi, un quarto sarà in Europa. Ma non basta: i cambiamenti nei modelli di lavoro accelerati dalla pandemia hanno fatto crescere la quota di chi lavora a distanza. Tutto ciò ha portato all’aumento vertiginoso delle prede dei criminali: due utenti su cinque nella Ue hanno avuto problemi di sicurezza, una azienda ogni otto è stata colpita da attacchi informatici.
Il problema è che il cybercrime è una attività proteiforme,
QUADRUPLICATO IN 10 ANNI DANNI PASSATI DA 5.500 A 10.500 MILIARDI
che comprende crimini che possono essere condotti solo sul web e altri che vedono nella rete l’elemento facilitatore. Una etichetta che si applica a reati diversissimi, dal cyberbullismo alla diffusione di informazioni false, dall’interferenza nella vita democratica di interi Paesi con la diffusione di fake news e di teorie per destabilizzare l’opinione pubblica all’hacking, dalla diffusione di virus informativi per chiedere riscatti (ransomware) agli attacchi per danneggiare imprese e Stati (malware), dalle frodi al fishing, nelle sue diverse forme, dalla contraffazione al riciclaggio, dalla pedopornografia allo stalking, dalle molestie al ricatto, dal revenge porn ai commerci illegale. Gli attori so
no numerosi, dai criminali che agiscono per profitto ai terroristi sino a organizzazioni di intelligence private o pubbliche.
Ma mentre i dati dei danni alle aziende sono misurabili ( i data breach, la compromissione dei database, nel 2023 secondo Ibm sono costati alle aziende in media 4,45 milioni di dollari l’uno, con 204 giorni medi necessari per identificarli e 73 per contenerli), quelli per le vittime sono più complessi
non riguardano solo perdite di denaro, ma anche di autostima e sicurezza in se stessi. Il problema della criminalità informatica è l’assenza di confini fisici o geografici e la relativa facilità con cui colpisce, elementi che rendono difficili le indagini e i procedimenti giudiziari. Senza cooperazione internazionale non sarà possibile contrastarla efficacemente. Ma la complicità di molti Stati non consente facili soluzioni.