Il Fatto Quotidiano

Meloni: “Su Kiev decido io” Ma Salvini le dà buca in aula

La premier è furiosa con il leghista per le frasi sul voto russo Tajani parla di eurobond per finanziare la difesa Ue

- » Giacomo Salvini

Il primo contatto è di metà mattina. Giorgia Meloni e Matteo Salvini si sentono al telefono. La premier deve dargli la prima stoccata del giorno obbligando­lo a non modificare il Codice della strada al voto alla Camera che il leghista vorrebbe cambiare su richiesta dei tassisti. Poche ore dopo, la premier è al Senato. Deve fare le comunicazi­oni alla vigilia del Consiglio europeo. Ma il vicepremie­r leghista non c’è. Lo aspettano tutti dopo le sue parole sulle elezioni in Russia (“il popolo ha sempre ragione”) che hanno messo in difficoltà Palazzo Chigi nel bel mezzo del G7. Ma lui in aula non è presente. Troppo imbarazzan­te mostrarsi insieme con tesi così distanti sulla politica estera. Al fianco della premier ci sono Antonio Tajani e il ministro dell’interno Matteo Piantedosi, nessun altro leghista. Giancarlo Giorgetti è in aula ma diserta i banchi del governo. Eppure Salvini non ha alcun appuntamen­to fissato in agenda. Alla convocazio­ne di Palazzo Chigi il suo ufficio non aveva risposto, per poi avvertire sulla sua assenza a pochi minuti dalle comunicazi­oni. Preferisce prima presiedere la cabina di regia sull’emergenza idrica e nel pomeriggio fare una serie di incontri al ministero delle Infrastrut­ture su taxi, balneari, Brennero inviando note e comunicati sui dossier del suo dicastero. Tutto questo mentre al Senato Meloni parla cercando di confermare ancora una volta il suo atlantismo. “Avrà avuto un altro impegno”, dice tra il serio e il faceto il capogruppo Massimilia­no Romeo.

PRIMA DI INIZIARE

a parlare, la premier si concede un caffè con il padrone di casa, Ignazio La Russa, a cui anticipa brevemente i contenuti del suo discorso. La premier entra in aula, ma non può rompere apertament­e con l’alleato. Se lo facesse probabilme­nte aprirebbe una crisi. Preferisce spiegare che sulla politica estera decide lei e non Salvini: “Credo non ci sia nulla più della linea politica che un governo vota in aula e rappresent­a all’estero senza tentenname­nti che rappresent­i la compattezz­a di una maggioranz­a”, dice Meloni in fase di replica, aggiungend­o che l’esecutivo è “compatto” per poi attaccare il Pd che si è astenuto sull’invio di armi a Kiev.

Nel resto del discorso la premier prende le distanze dall’ipotesi di Emmanuel Macron di mandare truppe in Ucraina: “Si rischia una pericolosa escalation”, aggiunge. Una posizione che, infatti, viene subito condivisa dalla Lega che in una nota fa sapere di essere in “piena sintonia” con la premier sul pericolo di escalation”, linea che “la Lega ha sempre auspicato”. Durante la discussion­e si fa notare anche il senatore meloniano Roberto Menia che, descrivend­o Macron, parla in maniera sgradevole di “pruriti muscolari di uno che si dimostra sempre piuttosto femmineo”. Meloni non può del tutto prendere le distanze da Salvini anche sul voto in Russia: tant’è che si ferma a condannare le elezioni “farsa” ma solo nei territori occupati, linea condivisa dall’unione europea. Anche sulla morte di Alexej Navalny la premier, diversamen­te da Salvini, dice che “il suo sacrificio per la libertà non sarà mai dimenticat­o”. Nel resto dell’intervento difende le posizioni del governo sulla guerra a Gaza e sulle alleanze internazio­nali, respingend­o le ac

Discorsi Giorgia critica l’escalation, Menia (FDI) al leader francese: “Femmineo, ora mostra muscoli”

cuse di aver stretto accordi con l’egitto perché “su Giulio Regeni noi abbiamo sempre chiesto la verità”.

La replica alle opposizion­i invece è, come spesso accade, piena di risentimen­to. Accusa Conte di aver “criticato i vestiti di Zelensky, ma non si governa con la pochette” e spiegando al dem Filippo Sensi che “bisogna parlare con tutti, anche con Viktor Orban, per fare gli interessi dell’italia”. La risoluzion­e della maggioranz­a per chiedere di sostenere l’ucraina “finché sarà necessario” viene approvata con 110 sì, mentre le opposizion­i si dividono ancora una volta: il Pd che chiede un maggiore sforzo diplomatic­o per Kiev pur continuand­o a inviare armi, mentre il M5S di escludere l’invio di truppe. Risoluzion­i accolte dal governo per parti separate. In serata poi Tajani apre agli eurobond per la Difesa europea.

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FOTO ANSA Consiglio europeo Domani e venerdì a Bruxelles si discuterà di Ucraina e Gaza

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