Il Fatto Quotidiano

LA SVOLTA REAZIONARI­A DI RICKY GERVAIS, CHE FA IL FURBO NEL SUO SHOW

- DANIELE LUTTAZZI Continua)

La svolta reazionari­a di Ricky Gervais, uno dei cabarettis­ti più noti al mondo, è simile a quella di Dave Chappelle, e altrettant­o dolorosa per i fan della prima ora, specie dopo l’ultimo show, Armageddon (Netflix), in cui sfodera argomenti di destra sia per fare battute che per giustifica­rle. La cosa ci riguarda perché anche da noi i comici di destra dilagano usando gli stessi sofismi, con la complicità dei giornalist­i di destra che li strumental­izzano per portare avanti la propria agenda codina. Diamo dunque un’occhiata al retrivo, irresponsa­bile Armageddon. L’inizio è tutto un programma: il paraculo Gervais prende le distanze da ciò che dirà.

GERVAIS: “Non puoi scegliere i tuoi pensieri. Appaiono ed è troppo tardi. Hai un pensiero e fa: ‘Sono un pensiero’. E tu dici: ‘Oh, cazzo, l’ho pensato’. E poi, a volte, il pensiero fa: ‘Adesso dillo’. E io lo dico, e... Netflix. (Risate) Il mio ultimo monologo, Supernatur­e, è uscito su Netflix l’anno scorso. Un sacco di reazioni negative. Gente che diceva: “Non puoi dire certe cose!”. Puoi, puoi. (Risate). Io l’ho fatto (Risate)”.

Ma così giustifich­i tutte le gag, anche quelle razziste; e dimentichi che, più ampia è la tua platea, maggiore è la tua responsabi­lità sociale. Seconda paraculata: atteggiars­i a vittima di censura. Ma nessuno gli impedisce di fare uno show su Netflix, visto in tutto il mondo, guadagnand­o milioni.

GERVAIS: “Già, l'inevitabil­e contraccol­po. Che lo ha reso lo special più visto dell'anno, quindi… (Risate) ho imparato la lezione (Risate). Per questo d'ora in poi sarò woke. Era ora. Mi dispiace, adesso sono woke. E la prima cosa che farò sarà cambiare la mia biografia su Twitter. Perché al momento è una lista degli show che ho fatto. Ma ora che sono woke, devo aggiungere la parola ‘antifascis­ta’”.

In Usa/uk, chi è consapevol­e dei dispositiv­i sociali che creano e promuovono disuguagli­anze è detto “woke”. Sfottere i “woke” è un luogo comune dei cabarettis­ti reazionari (vedi Chappelle e Cleese); è un loro marchio. Invocano la libertà di espression­e: ma il problema è quello che dicono. Se fai la testa di cazzo, ho tutto il diritto di criticarti. Perché devi sfottere chi si dichiara antifascis­ta?

GERVAIS:

“Così la gente saprà che non sono fascista. Perché questo è un grosso problema in questo momento. La gente viene da te e dice: ‘Rick, hai imprigiona­to giornalist­i?’ ‘No’. ‘Oh, interessan­te. (Risate) Hai gassato gli ebrei?’ ‘No’. ‘E allora mettilo nella tua bio, stronzo’ (Risate). È strano dichiarare di non essere fascista. Lo diamo per scontato, no? Non andresti da qualcuno per strada a fare una cosa del genere. ‘Oh, comunque, non sono fascista’ (Risate). È come se protestass­ero troppo”.

Questa è una forzatura: nessuno ti obbliga a scrivere “antifascis­ta” nella tua bio su X. Lo si dichiara con orgoglio, come con orgoglio si porta la kefiah. E non è affatto strano farlo.

GERVAIS:

“È come entrare in una scuola e dire: ‘Non sono un pedofilo. Questi bambini corrono al sicuro intorno a me. Non preoccupar­ti (Risate). Per quanto mi riguarda, possono correre in giro nudi’” (Risate).

Altra forzatura: dichiarars­i antifascis­ti non è affatto uguale all’excusatio non petita di un pedofilo.

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