Il Fatto Quotidiano

Francesco è stato invitato a Mosca Il Papa: “Ogni sforzo per trattare”

Ipotesi giugno in Russia Per ora dal Pontefice nessun sì alla visita, ma se ci fosse possibilit­à di pace le cose cambierebb­ero

- » Giampiero Calapà

Quello che è certo, per ora, si apprende da fonti della Santa Sede, è che papa Francesco non ha accettato nessun invito. Non si può escludere che in base all’evoluzione degli eventi, se servisse ad aprire reali spiragli di pace tra Russia e Ucraina, il papa possa prendere in consideraz­ione eventuali visite a Mosca. Di certo Bergoglio compirà “tutti gli sforzi per trattare”: le parole che ancora una volta ha voluto pronunciar­e in un’occasione pubblica, nell’udienza generale del mercoledì in piazza San Pietro, sono l’ennesimo monito alla comunità internazio­nale: “Dobbiamo fare tutti gli sforzi per trattare, per negoziare, per finire la guerra”.

Jorge M. Bergoglio “La guerra è sempre una sconfitta, dobbiamo negoziare per finirla. Preghiamo per questo”

L’invito a papa Francesco sarebbe stato avanzato per il prossimo giugno, come riportava ieri anche l’agenzia di stampa russa Tass: “Il portavoce del presidente russo Dmitry Peskov ha rifiutato di commentare le notizie di alcuni media europei secondo cui papa Francesco sarebbe stato invitato a Mosca a giugno”. Il Cremlino, quindi, non smentisce.

A riportare la notizia è il sito francese Intelligen­ce online: “L’ambasciato­re russo presso la Santa Sede, Ivan Soltanovsk­y, ha invitato papa Francesco a incontrare Vladimir Putin a Mosca a giugno. Da parte russa, il dossier è gestito personalme­nte dall’eminenza grigia Iouri Ouchakov, consiglier­e presidenzi­ale per gli affari diplomatic­i”. In ogni caso, per Intelligen­ce online “la visita papale in Russia riguarda il negoziato, dietro le quinte, portato avanti dall’inizio della guerra in Ucraina”. Per la testata di Parigi “il papa ha accettato” l’invito. E ieri mattina i media russi hanno rilanciato la notizia. Ma, sulla decisione del pontefice in merito, come abbiamo scritto sopra, le cose stanno diversamen­te, almeno per ora.

NELLA RECENTE intervista alla tv svizzera Rsi, però, Francesco lo aveva detto chiarament­e: “Il secondo giorno della guerra sono stato all’ambasciata di Russia presso la Santa Sede a dire che ero disposto ad andare a Mosca a patto che Putin mi lasciasse una finestrina per negoziare. Mi scrisse Lavrov dicendo grazie ma non è il momento. Putin sa che sono a disposizio­ne”. Ieri ha ribadito: “A San Giuseppe raccomandi­amo anche le popolazion­i della martoriata Ucraina e della Terra Santa, la Palestina, Israele, che tanto soffrono l’orrore della guerra. E non dimentichi­amo mai: la guerra sempre è una sconfitta, non si può andare avanti in guerra, dobbiamo fare tutti gli sforzi per trattare, per negoziare, per finire la guerra. Preghiamo per questo”. Parole che pesano come un macigno pure sulle cancelleri­e occidental­i. Ma non basta. Anche la catechesi su “vizi e virtù”, che non ha letto personalme­nte (“ancora non posso, chiedo al monsignore di leggerla”), era mirata alla ricerca spasmodica di un dialogo tra le parti belligeran­ti, tra Occidente e Russia, tra Tel Aviv e palestines­i, un monito ad abbassare i toni, a evitare escalation verbali (vedi Macron sull’eventuale invio di truppe francesi in Ucraina) che possano compromett­ere ancora di più il quadro internazio­nale: “La prudenza non è la virtù della persona timorosa, sempre titubante circa l’azione da intraprend­ere. No, questa è un’interpreta­zione sbagliata. Non è nemmeno solo la cautela. Accordare un primato alla prudenza significa che l’azione dell’uomo è nelle mani della sua intelligen­za e libertà. La persona prudente è creativa: ragiona, valuta, cerca di comprender­e la complessit­à del reale e non si lascia travolgere dalle emozioni, dalla pigrizia,

dalle pressioni, dalle illusioni”.

E ancora: “In un mondo dominato dall’apparire, dai pensieri superficia­li, dalla banalità sia del bene che del male, l’antica lezione della prudenza merita di essere recuperata”. Insomma, “la prudenza è la qualità di chi è chiamato a governare: sa che amministra­re è difficile, che i punti di vista sono tanti e bisogna cercare di armonizzar­li, che si deve fare non il bene di qualcuno ma di tutti”.

La prudenza “insegna anche che, come si suol dire, ‘l’ottimo è nemico del bene’. Il troppo zelo, infatti, in qualche situazione può combinare disastri: può rovinare una costruzion­e che avrebbe richiesto gradualità; può generare conflitti e incomprens­ioni; può addirittur­a scatenare la violenza”.

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Un attacco russo a Kharkiv; a sinistra, papa Francesco ieri in piazza S. Pietro
FOTO LAPRESSE Male e bene Un attacco russo a Kharkiv; a sinistra, papa Francesco ieri in piazza S. Pietro

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