IL WOKE, I DISABILI E I GAY: ECCO COME RICKY GERVAIS STA FACENDO IL CAZZARO
La svolta reazionaria di Ricky Gervais, uno dei cabarettisti più noti al mondo, è simile a quella di Dave Chappelle, e altrettanto dolorosa per i fan della prima ora. Stiamo dando un’occhiata al suo ultimo show, Armageddon. L’abbiamo lasciato che sfotteva woke e antifascisti.
GERVAIS: “Naturalmente la parola ‘fascista’ è cambiata. Tradizionalmente, la parola ‘fascista’ indicava un membro di un regime autoritario di estrema destra che utilizza il militarismo e la violenza per sopprimere i diritti individuali. Ora la parola ‘fascista’ può significare ‘mi è piaciuto un tweet di Joe Rogan’.”
Anche oggi la parola ‘fascista’ indica chi sostiene un’ideologia autoritaria, razzista, militarista, e le relative politiche sociali ed economiche. Se ti piace un tweet fascista sei un fascista. Joe Rogan invece è un comico reazionario che diffonde teorie complottiste: se ti piace Joe Rogan sei un reazionario, non necessariamente un fascista. Gervais allarga e restringe le definizioni a piacere. Era una gag di Monsieur Prudhomme: “Questa spada è il più bel giorno della mia vita”.
GERVAIS: “Le parole cambiano. Ed è per questo che sono diventato woke. Non voglio essere lasciato indietro. Non voglio finire come mio nonno negli anni 70. Non faceva che dire ‘persone di colore’ e ‘queer’. Ma adesso la parola ‘queer’ va di nuovo bene, quindi se aspetti abbastanza a lungo il cerchio si chiude.”
Chi è woke protesta contro politiche, comportamenti e prodotti culturali che promuovono disuguaglianze. Essere woke è una cosa nobile, ma Gervais la riduce a una moda. È una fortuna che la società evolva: oggi si è più attenti a non discriminare le minoranze. Inoltre Gervais mistifica: suo nonno usava “queer” (“strano”) come un insulto; anche oggi sarebbe un insulto, detto da suo nonno.
GERVAIS: “Puoi essere denunciato se affermi che qualcuno è gay e non lo è. Che è una legge omofobica, perché non puoi essere denunciato al contrario. Non puoi essere denunciato per aver affermato che qualcuno non è gay se lo è, il che sembra ingiusto, no? Ad esempio, potrei andare dal più grande gay della Gran Bretagna e dire: ‘Tutto bene, Elton?’ (Risate.) ‘Sì.’ ‘Ah, ah, ah, non sei gay!’ ‘Sì che lo sono. Ti faccio causa.’ ‘Non puoi. Non puoi.’
Questo è un sofisma. La legge proibisce la denigrazione della persona: infatti può essere reato anche dare del gay a chi lo è. Ma Gervais vorrebbe farci credere di non sapere cosa sono le circostanze.
GERVAIS: “Le parole cambiano. ‘Handicappato’ era il termine onnicomprensivo per gli storpi. (Risate.) Ma poi hanno detto: ‘Vogliamo essere definiti disabili’. Ok, dimmi solo le regole e io... In effetti, sono un pignolo per le regole. Ad esempio, se fossi su una spiaggia e una donna arrivasse correndo e dicesse: ‘Aiuto! Aiuto! Il mio bambino handicappato sta annegando!’, le direi: ‘Scusa, cosa, tesoro?’ (Risate) ‘Il mio bambino handicappato sta annegando e non sa nuotare’. ‘Oh. Vuoi dire che il tuo bambino disabile sta annegando?’ ‘Sì.’ ‘Ok. Andiamo. Oh, morto.’ (Risate.) Morto. Ho perso troppo tempo a essere woke.’”
E così le battaglie woke contro le discriminazioni sono ridotte a feticismo lessicale (il woke come grammar nazi). Gervais sta facendo il cazzaro. Ma il peggio deve ancora venire.