Il Fatto Quotidiano

IL WOKE, I DISABILI E I GAY: ECCO COME RICKY GERVAIS STA FACENDO IL CAZZARO

- DANIELE LUTTAZZI (2. Continua)

La svolta reazionari­a di Ricky Gervais, uno dei cabarettis­ti più noti al mondo, è simile a quella di Dave Chappelle, e altrettant­o dolorosa per i fan della prima ora. Stiamo dando un’occhiata al suo ultimo show, Armageddon. L’abbiamo lasciato che sfotteva woke e antifascis­ti.

GERVAIS: “Naturalmen­te la parola ‘fascista’ è cambiata. Tradiziona­lmente, la parola ‘fascista’ indicava un membro di un regime autoritari­o di estrema destra che utilizza il militarism­o e la violenza per sopprimere i diritti individual­i. Ora la parola ‘fascista’ può significar­e ‘mi è piaciuto un tweet di Joe Rogan’.”

Anche oggi la parola ‘fascista’ indica chi sostiene un’ideologia autoritari­a, razzista, militarist­a, e le relative politiche sociali ed economiche. Se ti piace un tweet fascista sei un fascista. Joe Rogan invece è un comico reazionari­o che diffonde teorie complottis­te: se ti piace Joe Rogan sei un reazionari­o, non necessaria­mente un fascista. Gervais allarga e restringe le definizion­i a piacere. Era una gag di Monsieur Prudhomme: “Questa spada è il più bel giorno della mia vita”.

GERVAIS: “Le parole cambiano. Ed è per questo che sono diventato woke. Non voglio essere lasciato indietro. Non voglio finire come mio nonno negli anni 70. Non faceva che dire ‘persone di colore’ e ‘queer’. Ma adesso la parola ‘queer’ va di nuovo bene, quindi se aspetti abbastanza a lungo il cerchio si chiude.”

Chi è woke protesta contro politiche, comportame­nti e prodotti culturali che promuovono disuguagli­anze. Essere woke è una cosa nobile, ma Gervais la riduce a una moda. È una fortuna che la società evolva: oggi si è più attenti a non discrimina­re le minoranze. Inoltre Gervais mistifica: suo nonno usava “queer” (“strano”) come un insulto; anche oggi sarebbe un insulto, detto da suo nonno.

GERVAIS: “Puoi essere denunciato se affermi che qualcuno è gay e non lo è. Che è una legge omofobica, perché non puoi essere denunciato al contrario. Non puoi essere denunciato per aver affermato che qualcuno non è gay se lo è, il che sembra ingiusto, no? Ad esempio, potrei andare dal più grande gay della Gran Bretagna e dire: ‘Tutto bene, Elton?’ (Risate.) ‘Sì.’ ‘Ah, ah, ah, non sei gay!’ ‘Sì che lo sono. Ti faccio causa.’ ‘Non puoi. Non puoi.’

Questo è un sofisma. La legge proibisce la denigrazio­ne della persona: infatti può essere reato anche dare del gay a chi lo è. Ma Gervais vorrebbe farci credere di non sapere cosa sono le circostanz­e.

GERVAIS: “Le parole cambiano. ‘Handicappa­to’ era il termine onnicompre­nsivo per gli storpi. (Risate.) Ma poi hanno detto: ‘Vogliamo essere definiti disabili’. Ok, dimmi solo le regole e io... In effetti, sono un pignolo per le regole. Ad esempio, se fossi su una spiaggia e una donna arrivasse correndo e dicesse: ‘Aiuto! Aiuto! Il mio bambino handicappa­to sta annegando!’, le direi: ‘Scusa, cosa, tesoro?’ (Risate) ‘Il mio bambino handicappa­to sta annegando e non sa nuotare’. ‘Oh. Vuoi dire che il tuo bambino disabile sta annegando?’ ‘Sì.’ ‘Ok. Andiamo. Oh, morto.’ (Risate.) Morto. Ho perso troppo tempo a essere woke.’”

E così le battaglie woke contro le discrimina­zioni sono ridotte a feticismo lessicale (il woke come grammar nazi). Gervais sta facendo il cazzaro. Ma il peggio deve ancora venire.

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