Da Acireale a Reggio: due tempi, due misure
Itempi. E il metodo. Due strumenti utili per comprendere quel che sta accadendo tra il Viminale e il Comune di Bari. Partiamo dai tempi: la scelta di inviare gli ispettori a Bari avviene in meno di un mese dall’arresto di una consigliera per voto di scambio con i clan (e a tre mesi dalle elezioni).
Passiamo ad Acireale. Il deputato di Avs Angelo Bonelli, il 7 giugno 2023 – manca un mese alle elezioni cittadine – segnala alla presidente della commissione Antimafia Colosimo e al ministro dell’interno Piantedosi (con una lettera intestata alla Camera dei deputati e non bussando alla porta del suo ufficio) che il candidato sindaco di Acireale, Roberto Barbagallo (già primo cittadino tra il 2014 e il 2018), avrebbe più volte incontrato esponenti della famiglia mafiosa Santapaola-ercolano e chiede di “valutare l’istituzione di una commissione di indagine prefettizia” ad Acireale. Un mese dopo, Barbagallo è rieletto con il 51% dei voti e il sostegno di FI, mentre risulta indagato dalla Procura di Catania per falso e rivelazione. Nell’informativa della polizia etnea (aprile 2023) sono citati incontri, conversazioni e “frequentazioni con noti pluripregiudicati”, tra il 2019 e il 2021, di Barbagallo con tre esponenti degli Ercolano-santapaola, che avevano spinto i pm a una prima iscrizione del neo sindaco per associazione mafiosa. Nelle intercettazioni si sente Barbagallo che propone, in veste di libero professionista, a Giuseppe Florio, poi condannato (maggio 2023) a 10 anni e 8 mesi per mafia, di partecipare a un bando pubblico per l’acquisto di bici elettriche. La procura etnea ha chiesto il rinvio a giudizio di Barbagallo per falso (e l’archiviazione per la rivelazione, entrambe senza aggravanti mafiose). Undici mesi dopo la lettera di Bonelli, ad Acireale, non risulta alcun accesso ispettivo.
SCELTE DIVERSE BONELLI SCRISSE AL MINISTRO, MA L’ITER NON PARTÌ
DAI TEMPI
passiamo al metodo. E a Reggio Calabria. Che vanta il primato di primo capoluogo di provincia sciolto per contiguità con la ’ndrangheta, nell’ottobre 2012. All’epoca era da poco guidata da Demi Arena, delfino di
Giuseppe Scopelliti, enfant prodige del centrodestra calabrese. Era la sua, la stagione politica passata al setaccio dalla Commissione d’accesso nominata dal ministro dell’interno, Annamaria Cancellieri. In quel caso fu il prefetto Luigi Varratta, all’esito di vari incontri con la procura reggina, all’interno del Comitato di ordine e sicurezza pubblica, che trasmise una relazione al Viminale chie
dendo di fatto l’invio degli ispettori, i quali conclusero la loro attività nel luglio 2010.
Stesso iter per il Comune di Foggia, nel maggio 2021, quando il prefetto Raffaele Grassi propose al Viminale lo scioglimento del Consiglio comunale in seguito alle dimissioni rassegnate dal sindaco e dopo aver dialogato per mesi con la Dda di Bari e il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica.