Il Fatto Quotidiano

Assange, Biden pronto a offrire un accordo “Ora patteggi se ammette un reato minore”

- STEFANIA MAURIZI

Per quasi tutto il suo mandato, il presidente Joe Biden non ha dato alcun segnale di voler essere diverso da Donald Trump per quanto riguarda il caso di Julian Assange. Ha continuato a cercare la sua estradizio­ne negli Stati Uniti, dove rischia di essere incarcerat­o a vita in una prigione di massima sicurezza per aver rivelato crimini di guerra e torture. Ma ora che le elezioni presidenzi­ali incombono, Biden sembra voglia provare a prendere le distanze: forse per non finire nella Storia come il presidente democratic­o che, a braccetto con il repubblica­no Trump, ha mandato in galera un giornalist­a, per la prima volta nella storia degli Stati Uniti? Di certo non un’invidiabil­e eredità politica. Il Wall Street Journal ha fatto filtrare la notizia che l’amministra­zione Biden sta consideran­do la possibilit­à di un patteggiam­ento che permetta al fondatore di Wikileaks di uscire dalla prigione di Belmarsh, in cui si trova dal giorno del suo arresto, l’11 aprile 2019.

La notizia arriva mentre Assange e i suoi legali sono in attesa della sentenza della High Court, che potrebbe essere l’ultima sul suolo inglese, dopodiché gli rimarrebbe solo un appello alla Corte europea dei Diritti dell’uomo dall’esito incerto. Con l’estradizio­ne che pende sulla testa di Assange, l’amministra­zione Biden rischia di ritrovarsi una patata bollente in piena corsa elettorale: l’incriminaz­ione di Assange fu decisa dall’amministra­zione Trump, come chiamarsi fuori da una scelta così controvers­a, visto che Biden ha continuato sulla stessa strada? E come affrontare la prevedibil­e opposizion­e dei giornalist­i Usa consapevol­i che, se il fondatore di Wikileaks andrà in galera per aver rivelato informazio­ni vere, i prossimi a rischiare di andarci saranno loro? Per tutte queste ragioni, la possibilit­à di un patteggiam­ento è una via d’uscita che potrebbe evitare una spada di Damocle che pende tanto sulla testa di Assange quanto su quella di Biden.

“Non ci sono state date indicazion­i che il Dipartimen­to di Giustizia intenda risolvere il caso”, ha commentato l’avvocato Barry Pollack, che rappresent­a il fondatore di Wikileaks negli Usa. La notizia, fatta filtrare proprio mentre Assange è in attesa della sentenza, è un modo per fargli arrivare il messaggio che o si piega a un patteggiam­ento – e forse accetta di riconoscer­e responsabi­lità per reati che non ha commesso e che macchiereb­bero la sua reputazion­e – o gli Usa sono pronti a imbarcarlo su un aereo?

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