Cosima vive nel suo “mundu”: i romanzi
POra in Mondadori, Augus conferma la sapienza narrativa Sempre in Sardegna, terra di pastori ribelli
er sua madre incarnano “l’umana miseria”: “Non riusciva a considerare niente per le qualità, ma soltanto per ciò che era difettoso”. Una vita fatta di privazioni le ha tolto sogni e speranze. Per suo padre, disoccupato che dipinge quadri cupi ma è di base un ottimista, “arriva un momento in cui quello che ci ha offeso, ferito, e ci ha indotto all’odio, deve finire, appartenere al passato”. Notte di vento che passa.
Lei si chiama Cosima, e se è all’ultimo anno di classico, non fa le pulizie come la madre alla sua età e ha un tetto sulla testa, così poveri non sono, perché perfino la povertà “dipende dal punto di vista”. Quando si trasferiscono a Cagliari, via dal paesello sardo dove han sempre vissuto nella modesta casa della nonna materna, lei comincia ad abbellire la realtà “letterarizzandola”, cioè arricchendo “con la fantasia i modelli originali di cose, persone, situazioni, per renderli più affascinanti”. Lo fa su consiglio della prof. d’italiano che è guida e faro. Tui bivisi in su mundu pau, vivi in un altro mondo, le dicono. “Avevo imparato a mimetizzarmi, ma quello che preferivo era sparire nei libri”. Legge Manzoni, Calvino, Tolstoj, Brontë, Zymborska, Shakespeare, Keats e Grazia Deledda che ne
L’incendio dell’oliveto scrive: “E la notte passa... l’uomo seduto davanti al camino sa che tutto è destinato a passare: si placherà il vento, ritornerà la quiete”. Nei libri trova la chiave per decifrare se stessa e dirsi al mondo, ma rischia d’identificarsi troppo nelle storie che beve con gli occhi.
A furia di letterarizzare, a Cosima certe cose immaginate sembrano più reali di quelle vere. La nuda verità la racconta solo al coetaneo Abya Yala, che la prof. chiama così perché trascorre le vacanze nei campi di lavoro in Africa o in America Latina, ad Abya Yala, come gli indigeni chiamavano la Terra in Fiore. Lui, che a lungo ha vissuto a Cuba coi suoi – chimici ricercatori e amici di
Castro – ha la tempra del rivoluzionario, vorrebbe che la Sardegna seguisse il modello di Fidel. Manifesta contro le servitù militari, lo sfruttamento dei pastori, il taglio degli alberi, la cementificazione delle coste, il divieto di sbarcare in porto delle navi coi migranti. Abya ha il sapore delle amicizie che attendono solo di diventare altro, ma Cosima non se ne rende conto, presa com’è dalla passione per il pastore Costantino, rude e selvatico.
Le vicende narrate dalla sarda Agus in Notte di vento che passa (dopo otto romanzi con Nottetempo tra cui il più famoso Mal di pietre passa a Mondadori), si svolgono nell’arco di un solo anno, che per Cosima si rivelerà epocale, perché tante cose (le) accadranno per la prima o l’ultima volta. Ogni storia o vita che valga la pena di esser raccontata o vissuta presuppone una rottura o un cambiamento, le dice l’amata prof., ecco perché è fondamentale individuare il proprio fatal flaw, il difetto fatale che porta a perpetrare lo stesso errore o a conservare un modo di vivere che non funziona più. Urge vestire l’abito del dissenso, iniziare a dire “preferirei di no”, come fa il Bartleby di Melville. Cosima ci riuscirà grazie a un percorso di crescita che Agus racconta meravigliosamente, mescolando grazia e passione, mente e carne, cielo e terra, antiche radici e novelli virgulti.