Il Fatto Quotidiano

Nella capitale attaccata: “Danno la colpa a noi”

- » Alessandro Parente KIEV (UCRAINA)

Terza notte consecutiv­a di bombardame­nti sull’ucraina. A Kiev risuonano di nuovo le esplosioni della difesa aerea. L’attacco principale è rivolto a Leopoli, uno dei missili sembrerebb­e aver oltrepassa­to la frontiera polacca per 39 secondi. Il governo del paese limitrofo allerta la Nato sull’accaduto ed emette una comunicazi­one pubblica, nella quale esige alla Russia spiegazion­i sulla violazione dello spazio aereo. Nella capitale vengono intercetta­ti 12 razzi, non si sa dove abbiano colpito i cinque andati a segno. Sconosciut­a anche la natura dei danni dell’attacco su

Leopoli, dove mezza dozzina di missili hanno ingannato la debole difesa della città. Le traiettori­e sembrerebb­ero cercare ancora le infrastrut­ture energetich­e o i depositi militari. Nonostante non ci siano state vittime il paese sta vivendo un periodo traumatico.

SIAMO TORNATI

sul luogo dell’esplosione del 21 marzo a Kiev. Gli operai sulle gru hanno ricoperto il cratere in una giornata e si preparavan­o a lasciare la strada con una macchia di asfalto scura. Dei ragazzi caricavano sul furgone la macchina del caffè a pezzi di un chiosco completame­nte distrutto. Di fronte, anche mettevano in salvo quel che potevano del bar sotto il palazzo andato in fiamme. Nel 1906, quando fu costruito, era il più alto d’ucraina. Nella penthouse Oleksander e Oksana con i piedi nella fanghiglia di acqua e cenere provano a recuperare le foto dall’album di famiglia bruciato, le mani nere di fuliggine e gli occhi arrossati. “Il motore del missile è entrato da quella finestra, noi eravamo scesi giù per le esplosioni precedenti.” Racconta Olga a un’amica venuta ad aiutare, poi aggiunge: “Da un po’ di tempo gli attacchi si erano calmati, questo attacco non sarà l’unico temo”. Chiediamo loro se la pensano così a seguito dell’attentato a Mosca, ma ci dicono che preferisco­no vedere cosa diranno le indagini. “Se la colpa ricade su di noi se lo sono inventato”, aggiunge un amico scherzando ma non troppo. Sono immersi nel loro trauma, non hanno bisogno di ulteriori problemi, si rialzano in silenzio e aspettano quello che verrà dopo. Nella strada

IL TERRORE “ABBIAMO VISTO PARTE DEL RAZZO NELLA FINESTRA”

c’è molto lavoro e nonostante la situazione si respira una calma particolar­e, come in stato d’attesa. La paura che ricada sugli ucraini esiste e si misura anche sui post di Telegram e di come anche Zelensky ed altri membri del governo di Kiev abbiano messo le mani avanti al riguardo. “Daranno la colpa ad altri come fanno sempre, si occupasser­o piuttosto dei problemi che hanno in casa. Invece di inviare i loro militari qui, che li usino per tenere al sicuro

il loro popolo”. Nel frattempo in territorio russo vanno a segno nuovi attacchi ucraini che colpiscono Belgorod e i depositi petrolifer­i di Togliattig­rad e Sebastopol­i, nonostante le richieste del governo Usa di non colpirne più. Richieste alle quali ha risposto Olga Stephanish­ina, vice primo ministro, dicendo che secondo loro si tratta di obiettivi militari legittimi. “Stiamo combattend­o con le risorse e le capacità che abbiamo”, ha dichiarato.

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FOTO LAPRESSE Bombe Un cratere causato da un attacco russo a Kiev

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