Il Fatto Quotidiano

20 ATENEI IN LOTTA PER S MILITARIZZ­ARE L’UNIVERSITÀ

Studenti e prof. vogliono lo stop alla cooperazio­ne scientific­a con Israele e i rettori fuori da Med-or E intanto Bernini chiama la polizia...

- » Vincenzo Bisbiglia

L’Università di Torino si è sfilata il 7 marzo scorso dall’accordo di cooperazio­ne industrial­e, scientific­a e tecnologic­a tra Italia e Israele. E ad aver avanzato la stessa proposta di congelamen­to – previa verifica “caso per caso” dei relativi bandi di ricerca con Tel Aviv – è stato il rettore di Bari, Stefano Bronzini, che ha confermato ieri al Fatto di essersi anche dimesso dal Consiglio scientific­o della Fondazione Med-or, la creatura di Leonardo nata per promuovere ricerca e sicurezza, e che è finita al centro delle proteste in questi giorni. Sono solo i primi risultati della lotta dei gruppi studentesc­hi di tutta Italia, tornati a protestare da Roma a Genova, passando per Bologna e Bari. Sono almeno 20 gli atenei in protesta – tra cui Roma Tre e Tor Vergata, Trento, Firenze, Pisa, Milano e Milano-bicocca, Napoli e Bologna – e vedono per la prima volta una saldatura tra studenti e docenti e ricercator­i per la “smilitariz­zazione” e l’autonomia delle università.

Ieri il collettivo “Cambiare Rotta”, dopo aver occupato lunedì sera il Rettorato della Sapienza, ha provato a fare irruzione – respinta dalla polizia – durante la riunione del Senato Accademico, con la rettrice Antonella Polimeni – anche lei nel Consiglio scientific­o di med-or – che ha rifiutato le richieste d’incontro. Stesso blitz, respinto, a Genova.

TRE I PUNTI su cui gli studenti cercano il dialogo con rettori e docenti. Al centro, il bando scientific­o pubblicato il 21 novembre e promosso dal Maeci per un “accordo di cooperazio­ne industrial­e, scientific­a e tecnologic­a Italia-israele”: rivolto alle università italiane, il bando scade 10 aprile. Il 29 febbraio quasi duemila tra docenti e ricercator­i italiani hanno firmato una lettera inviata al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, dove si afferma che “il finanziame­nto potrebbe essere utilizzato per sviluppare tecnologia dual use, ovvero a impiego sia civile che militare, e che la terza linea di finanziame­nto delle tecnologie ottiche potrebbe essere utilizzata per sviluppare device di sorveglian­za di ultima generazion­e, anche a uso bellico”. La richiesta è: sospendere gli accordi fino al cessate il fuoco di Israele. Il tema del dual use è centrale. La lotta dei collettivi è concreta e nasce dall’osservator­io contro la militarizz­azione delle scuole e dell’università, che si ispira al lavoro del prof. Michele Lancione, docente del Politecnic­o di Torino. Nel suo libro Università e militarizz­azione (Eris, 2023), Lancione delinea il fitto rapporto tra il Politecnic­o e Leonardo. Interessi etici o civili? Cambiare Rotta, in un dettagliat­o dossier, fa notare come “nell’ultimo bilancio del 2022 (Leonardo, ndr) dichiara che realizza l’83% del fatturato nel settore difesa, avendo quasi solo clienti governativ­i (88%)”. La stessa Leonardo che “nel luglio 2022 ha acquistato la società israeliana Rada Electronic Industries, specializz­ata in radar per la difesa a corto raggio e antidroni”.

Qui entra in gioco la terza questione: la partecipaz­ione degli atenei al comitato scientific­o della Fondazione Med-or (che sta per Medio-oriente), che nasce da una costo

la di Leonardo ed è presieduta dall’ex ministro dell’interno Marco Minniti. Gli studenti ne parlano come di “un think tank (...) che ha lo scopo di sostenere attraverso studi e analisi le politiche imperialis­tiche”. Secondo i collettivi, il progetto tende “a sfruttare le giovani menti degli studenti al servizio degli interessi militari”. Nel comitato scientific­o siedono 16 rettori italiani e altri accademici. Tra questi Franco Anelli della Cattolica, Giorgio Barba Navaretti della Statale di Milano, Massimilia­no Fiorucci di Romatre, Tiziana Lippiello della Ca’ Foscari e Alessandra Petrucci dell’unifi. Ma qualcuno ha già scelto di fare un passo indietro: è il rettore di Uniba, Stefano Bronzini, che ha accolto l’invito di uscire dal board scientific­o di Med-or. L’obiettivo è congelare i progetti di ricerca in partnershi­p con Israele “come facemmo con la Russia nel 2022, a patto che a rimetterci non siano gli studenti”, sottolinea Bronzini. Che ha comunicato la decisione anche a Giovanna Iannantuon­i, presidente del

Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane) “a cui ho detto che sono ancora in vita – dice sarcastico – ho avuto un confronto con gli studenti, non ero circondato dai Sioux”.

NON È UN CASO che i risultati ottenuti dai collettivi abbiano allarmato il governo. Dove ora si arriva a parlare di “pericolo brigatista”. Come raccontato dal Fatto l’entourage del sottosegre­tario Giovanbatt­ista Fazzolari ha già evocato le Br in una “nota informativ­a a uso interno”. Mentre ieri il presidente del Senato, Ignazio La Russa a La Verità ha azzardato: “Gli Anni di piombo iniziarono così”. Insomma, il fermento studentesc­o non piace alla destra di governo. Quale freno mettere al fermento giovanile? Ieri la ministra dell’università Anna Maria Bernini ha sentito il capo della polizia Vittorio Pisani, e il ministro dell’interno, Matteo Piantedosi, con il quale si confronter­à nei prossimi giorni. L’obiettivo è sempre lo stesso: reprimere il dissenso, anche quando argomentat­o.

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ANSA/LAPRESSE La protesta I collettivi alla Sapienza; a lato, la ministra dell’università, Anna Maria Bernini
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