Il Fatto Quotidiano

Santanchè, avviso della Lega a Meloni: “Si deve dimettere”

- Pathos”. GIA. SAL.

La Lega di Matteo Salvini non raccoglie l’appello all’unità di Giorgia Meloni sulle elezioni europee e rilancia: ora vuole le dimissioni della ministra del Turismo Daniela Santanchè, indagata con l’accusa di truffa aggravata ai danni dell’inps. L’imbarazzo per la posizione della ministra arriva ai piani alti del Carroccio e a esprimerla è il deputato ed ex sottosegre­tario Stefano Candiani: “Noi siamo garantisti fino al terzo grado di giudizio, ma sarebbe meglio che Santanchè si dimettesse prima della condanna per evitare imbarazzi nel governo”, dice parlando col Fatto.

UNA LINEA

molto dura perché per la prima volta un esponente della maggioranz­a parla esplicitam­ente di dimissioni della ministra del Turismo. Meloni ha chiesto a Santanchè le carte dell’inchiesta e dato la linea di Palazzo Chigi: si aspetta il rinvio a giudizio e poi la ministra dovrà fare un passo indietro. Ma la Lega adesso chiede di accelerare e non aspettare il rinvio a giudizio. Una posizione che si inserisce nello scontro delle ultime ore tra Salvini e Meloni sulle alleanze europee: dopo le parole di sabato di Marine Le Pen all’adunata leghista (“Meloni vuole appoggiare Von der Leyen”) e la risposta della premier (“così si divide la maggioranz­a”), ieri Salvini ha replicato di essere “su posizioni diverse in Europa”.

Così i veleni nella maggioranz­a si scaricano sul caso Santanchè. Dai vertici del Carroccio si fa sapere che, nonostante le posizioni garantiste, sarebbe meglio per il governo che la ministra facesse un passo indietro anche se la decisione spetta a Meloni perché Santanchè è espression­e del suo partito. Ma Candiani lo dice in maniera più diretta: “In linea generale sarebbe sempre meglio aspettare la condanna. Noi siamo garantisti”. Ma non si dovrebbe dimettere? “Forse sarebbe meglio che Santanchè non aspettasse la condanna per evitare imbarazzi al governo: finite le indagini dovrebbe trarne le conseguenz­e”, dice Candiani piuttosto imbarazzat­o uscendo dal portone principale di Montecitor­io. Anche la conclusion­e è emblematic­a: “Comunque è un problema balneare”, dice con una battuta velenosa con riferiment­o al conflitto d’interessi della ministra.

Per il successore di Santanchè si è già aperta una sfida nel governo. La Lega rivendica quel posto da prima della formazione del governo e vorrebbe riaverlo oggi. D’altronde, spiega un dirigente del partito, il Turismo negli ultimi anni è sempre stato appannaggi­o della Lega: prima con Gian Marco Centinaio durante il governo Conte-1 e poi con Massimo Garavaglia nell’esecutivo di Mario Draghi. La premier invece, secondo fonti autorevoli di Fratelli d’italia, sarebbe orientata a togliere le deleghe a Santanchè per tenerle ad interim e poi redistribu­irle dopo le elezioni europee, magari in caso di un rimpasto.

LA SFIDA

nel governo tra premier e vicepremie­r è continuata anche ieri. Mentre Salvini, da Potenza, attaccava Meloni sulle alleanze europee (“Non saremo mai alleati a sinistra, non sosterremo Ursula von der Leyen”) e non si presentava al Consiglio dei ministri, Fratelli d’italia si preparava a restituirg­li il colpo in Parlamento: la

‘‘ Noi siamo garantisti, ma Daniela ora dovrebbe trarre le conseguenz­e

Scontro Il deputato Candiani: “Ministra lasci, evitare imbarazzi” Rixi: “Non vogliamo la stabilità” Sfiducia a Salvini: premier la rinvia alla campagna per le Europee

premier vorrebbe rinviare il voto sulla mozione di sfiducia delle opposizion­i nei confronti di Salvini durante la campagna elettorale delle Europee. La mozione, che riguarda i rapporti tra il leghista e la Russia, è all’ordine del giorno della Camera, ma oggi la conferenza dei capigruppo dovrà stabilirne i tempi. Se le opposizion­i lo chiederann­o, si voterà dopo Pasqua ma FDI vorrebbe allungare i tempi almeno a fine aprile. Periodo che combacereb­be con la candidatur­a di Meloni alle Europee che arriverà il 28 del mese in occasione dell’assemblea programmat­ica di FDI a Pescara. I veleni con la Lega aumenteran­no alla vigilia delle elezioni: “A noi non piace la stabilità – diceva tra il serio e il faceto Edoardo Rixi ieri alla Camera – tutti la chiedono, ma nessuno la vuole. Siamo un popolo a cui piace il

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FOTO LAPRESSE/AGF Verso le urne Salvini, Santanchè, Meloni, Renzi. Sotto, Meloni insieme a Biden; poi Trump

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