La necessità di aprire a una soluzione negoziale
“Certamente, Putin mente... lo ha detto Zelenski”. Così l’inviato del Corriere, Lorenzo Cremonesi approccia lo studio del programma l’aria Che Tira, in merito all’attentato di Mosca. Cetto La
Qualunque avrebbe aggiunto: “Assolutamente. Sicuramente. E infattamente...”. Seguendo gli insegnamenti di Luciano De Crescenzo, ho sempre provato paura e diffidenza per le persone piene di certezze (“Il male”). Viceversa trovo nei punti interrogativi e nel dubbio (“il bene”), il fascino dell’apertura verso il dialogo, il contraddittorio e la tolleranza, ingredienti imprescindibili per avvicinarci alla verità (e alla pace). Vorrei quindi condividere alcune domande: dopo 2 anni di conflitto, 500 mila tra morti e feriti, fino a quando potremo permetterci di ignorare gli appelli alla pace del Pontefice e aperture ai negoziati mostrati dalla stessa Russia (Ansa 18.2.24 “Putin: Siamo pronti per il dialogo con l’ucraina”)? Se continuiamo ad aggiungere tritolo sul potenziale tavolo della negoziazione, dando armi sempre più sofisticate all’ucraina, non rischiamo di alimentare il lato più diabolico di Putin? Fino a quando saremo in grado di sostenere una situazione di instabilità geopolitica che sta impoverendo industria, cittadini e risparmiatori, deviando gli investimenti dalle aree di urgente necessità per il futuro del Paese, in favore dell’industria bellica? Alla luce anche delle imminenti elezioni americane, e in assenza di un esercito europeo, non converrebbe all’ue normalizzare le tensioni in Medio Oriente, prima di rimanere scoperti dalla protezione militare americana (linea Trump)?