Difesa Elkann: “Evadere tassa successione non è reato”. I pm: “Ma è truffa allo Stato”
Andrà avanti l’inchiesta della Procura di Torino sull’eredità di Marella Caracciolo? O dovrà fermarsi a poche contestazioni per reati fiscali già in parte sanati nelle dichiarazioni dei redditi? La risposta arriverà prima di Pasqua, quando il tribunale del Riesame renderà pubblica la decisione sulla legittimità dei sequestri di documenti ordinati dalla Procura di Torino nei confronti dei fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann e del commercialista Gianluca Ferrero. Sequestri legati all’inchiesta per reati fiscali e truffa ai danni dello Stato e dell’agenzia delle Entrate, nata dopo un esposto della madre, Margherita Agnelli.
L’udienza di ieri ha visto il confronto tra i pm e i legali degli indagati. L’accusa, l’8 febbraio scorso, aveva firmato un primo decreto di sequestro presso l’abitazione di John Elkann, lo studio di Ferrero, studi notarili e fiduciarie. Il 2 marzo, i giudici del Riesame avevano annullato buona parte dei sequestri riguardanti soprattutto dispositivi digitali e server. Tre giorni dopo, però, la Procura aveva notificato un secondo decreto che confermava i precedenti sequestri, indicando come nuovi indagati Lapo e Ginevra Elkann e, in particolare, indicando il nuovo reato di truffa ai danni dello Stato: per dimostrare la necessità di trattenere tutti i documenti. Un illecito, la truffa, che sarebbe stato perseguito con “artifizi e raggiri” per escludere Margherita dall’eredità della madre e poi per non pagare in Italia la tassa di successione sui beni di Marella. Tra gli altri, 740 milioni di dollari gestiti da dei trust del Liechtenstein.
A far rientrare nella successione italiana quel denaro, sarebbe la “residenza fittizia” di Marella in Svizzera, che farebbe decadere la validità del suo testamento. A tutto questo, potrebbe aggiungersi la titolarità della società semplice Dicembre (valutata tra i 4 e i 5 miliardi di euro): quella che consente a John e ai fratelli il controllo dell'impero Agnelli. Nel 2004, Marella avrebbe ceduto ai nipoti la sua quota del 41,29%, ma sino a oggi non è stata fornita la prova che i nipoti l'abbiano pagata. Una donazione simulata?
Ieri, i legali hanno affermato che il mancato pagamento della successione è solo un’irregolarità amministrativa, non essendo ricompreso tra le fattispecie penali italiane di evasione fiscale. L’accusa, invece, sostiene che il reato di truffa ai danni dello Stato è legata agli eventuali “artifizi e a raggiri” compiuti sulla residenza della nonna e attorno alla “Dicembre”.