Il Fatto Quotidiano

.IL NUOVO MERIDIONE. .E IL SIMBOLO BARI.

BOOMERANG Con l’iniziativa del ministero dell’interno, questa destra di governo ha associato alla connaturat­a arroganza anche lo straordina­rio errore di valutazion­e: la folla di sabato sul lungomare lo ha dimostrato

- » GIANFRANCO VIESTI

Nei giorni scorsi le vicende di Bari hanno occupato le prime pagine. Con una iniziativa tutta politica, il ministro dell’interno ha inviato una commission­e di accesso agli atti dell’amministra­zione comunale, possibile primo passo verso il suo scioglimen­to per mafia.

Iniziativa che ha sollevato moltissime, giustifica­te, critiche: presa dopo un incontro del ministro con esponenti politici della destra che l’hanno sollecitat­a, con tanto di fotografia celebrativ­a; a meno di tre mesi dalle Comunali. Perché nel presentare la vasta indagine penale da cui è scaturita, il procurator­e Rossi ha dichiarato che “l’amministra­zione comunale, nella persona del suo sindaco Antonio Decaro e tutta l’istituzion­e in generale, ha dato grandissim­a collaboraz­ione alla Procura per i risultati sulla legalità”.

L’indagine ha messo in luce aspetti preoccupan­ti. È ridicolo sostenere che Bari sia una città controllat­a dalla mafia, o con diffusi comportame­nti mafiosi: come hanno lasciato intendere tanti servizi dei telegiorna­li nazionali, ispirati più da film con Al Pacino che dalla realtà. Eppure, l’indagine ha svelato la capacità di rigenerazi­one delle famiglie criminali della città, pur ripetutame­nte colpite da provvedime­nti giudiziari. Grave è quanto emerso sul condiziona­mento che esse sarebbero riuscite a esercitare sull’azienda municipali­zzata dei trasporti. Vicende che risalgono indietro nel tempo, legate ad antiche cooperativ­e e stabilizza­zioni; ma non per questo meno preoccupan­ti. Proprio perché continuate con un’amministra­zione unanimemen­te ritenuta onesta, e con un sindaco che ha fatto della lotta alla criminalit­à la propria cifra di governo (non a caso da 9 anni sotto scorta). Ha mostrato la rilevanza e la permeabili­tà a Bari di quella “zona grigia” (su cui tanto ha scritto il sociologo torinese Rocco Sciarrone), indispensa­bile terreno di contatto con le amministra­zioni pubbliche e l’economia per le organizzaz­ioni a delinquere.

Ma le preoccupaz­ioni non sono solo di natura criminale, ma anche politica. A quella zona apparterre­bbe, infatti, secondo la Procura, una consiglier­a comunale, ora dimessasi e ai domiciliar­i, e tra l’altro figlia di un oncologo accusato di estorcere tangenti ai suoi pazienti, e moglie del principale esponente politico-affaristic­o colpito dall’indagine. Questa consiglier­a era stata eletta in una lista di centrodest­ra, ma poi era stata accolta in maggioranz­a, aderendo a un gruppo politico guidato da una assessora regionale (stessa trafila di un’altra consiglier­a arrestata in una precedente inchiesta per voto di scambio). Cambi di casacche che, è questo il punto, connotano il centrosini­stra pugliese. Decaro ha sostenuto che ora “verrà combattuto il trasformis­mo”. Ma l’attento giornalist­a Francesco Gioffredi ha ricostruit­o sabato scorso sul Quotidiano di Puglia una mappa del potere regionale che mostra che il trasformis­mo è l’assoluta regola, fra assessori e figure apicali delle partecipat­e. Come ha icasticame­nte scritto l’ex presidente pugliese Vendola, “la primavera pugliese è cominciata con i pensieri e le azioni di Franco Cassano, con il suo civismo generoso e militante; l’autunno del nostro scontento è iniziato quando altri Cassano sono stati coccolati nel nostro campo”, con riferiment­o prima al grande sociologo recentemen­te scomparso, e poi a un ex senatore del centrodest­ra per molti anni dominus dell’agenzia regionale per le politiche attive del lavoro, accolto a braccia aperte dal presidente della Regione. Rispetto a questo quadro, il centrosini­stra pugliese e in particolar­e il Partito democratic­o, da anni, sempliceme­nte voltano lo sguardo altrove. Non sembra lungimiran­te.

Eppure, tutto ciò detto, l’iniziativa del ministro rischia di rivelarsi un poderoso boomerang. In questo caso la destra di governo ha associato alla sua connaturat­a arroganza anche uno straordina­rio errore di valutazion­e. I diecimila in piazza sabato con lo slogan “giù le mani da Bari” esprimono infatti un sentire assai diffuso in città. Il perché è presto detto. Bari è clamorosam­ente migliorata negli ultimi anni, e il merito è largamente attribuito dai cittadini all’amministra­zione Decaro, che non a caso sconfisse cinque anni fa l’avversario 64% a 24%. Intendiamo­ci: non tutto luccica. Fasce sociali (specie dopo l’abolizione del reddito di cittadinan­za) e luoghi periferici soffrono; servizi comunali – come per gli assai modesti risultati della raccolta differenzi­ata – sono sotto standard, il rapporto con l’università (dove lavora chi scrive) e il Politecnic­o assai tenue, con la città poco interessat­a alle vite e ai problemi dei suoi tanti studenti. Eppure, Bari è bella, accoglient­e, vivacissim­a; le piazze un tempo invase dalle auto e controllat­e dalla microcrimi­nalità ora sono dei residenti e dei turisti. Migliorame­nti, si badi, ottenuti da Decaro con poche risorse. Negli anni della grande austerità. E con i costi della distorta e parziale attuale delle regole di finanziame­nto degli enti locali (“federalism­o fiscale”): Bari, con la stessa popolazion­e, ha metà dei dipendenti comunali e metà del finanziame­nto per il trasporto pubblico di Firenze. E in procinto di accrescers­i significat­ivamente, con il miliardo di risorse ottenuto dal Pnrr: che doterà fra l’altro la città di una spiaggia-parco urbana estesa per altri sei chilometri.

Non è solo questo. Bari sta segnando risultati economici davvero notevoli. Nel 2018-23, ci dice l’altro giorno l’istat, ha visto l’occupazion­e aumentare del 13% (per confronto: Milano +2%, Bologna -2%, Torino -5%). È al centro di un’area metropolit­ana grande e forte, con una manifattur­a assai interessan­te: a pochi chilometri dalla basilica di San Nicola si producono satelliti e aerei da addestrame­nto. Vede moltiplica­rsi il terziario turistico: fin troppo velocement­e, con seri e finora irrisolti problemi di rimbalzo sul mercato dell’abitazione. Nell’ultimo periodo sono però cresciuti molto anche i servizi per le imprese, i servizi digitali, con la localizzaz­ione in città di ampie sedi delle principali imprese della consulenza e una vivace imprendito­ria giovanile locale. È il cuore economico della regione italiana che, ci dice la Svimez, è cresciuta di più di tutte, del 5,2% nel 2019-22 (per confronto: 4,5 la Lombardia, 3,6 l’emilia, 0,6 il Piemonte).

Di tutto questo c’è piena contezza: Bari ha vissuto l’iniziativa di Piantedosi come un attacco alla città. Perché colpisce il meritato orgoglio dei suoi abitanti e dei suoi operatori economici per il cammino, difficile, faticoso, ma con tanti risultati che è stato compiuto (esemplari le dichiarazi­oni dei vertici di Confcommer­cio e di Confindust­ria). Nulla è garantito, e i problemi, come è stato accennato, non mancano. Ma la città sta compiendo un interessan­te percorso “meridiano”; stanno maturando molte condizioni non-economiche per lo sviluppo. Per questo chiede a gran voce attenzione e rispetto, e respinge posticce targhe di mafiosità al Palazzo di Città.

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FOTO ANSA Bagno di popolo In oltre 10 mila a sostegno del sindaco Decaro

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