Il Fatto Quotidiano

Non solo munizioni Pure agenti chimici, tossici e radioattiv­i

- » Alessia Grossi

Sono 417,3 milioni di euro le vendite di armi a Kiev da parte di aziende italiane, prodotte su suolo italiano e bollinate dall’unità per l’autorizzaz­ione all’esportazio­ne degli armamenti (Uama) che vigila sulla legge 185 del 1990 che tra le altre cose vieta l’export di armi a Paesi in conflitto. A scriverlo in anteprima era stato L’espresso portando all’interrogaz­ione parlamenta­re da parte dei 5 stelle al ministro della Difesa Guido Crosetto, il quale ieri ha confermato. L’ucraina, in conflitto dal febbraio 2022, dall’italia non ha mai acquistato così tante armi: passando nella classifica della stessa Uama dal 49° posto del 2022 al secondo posto del 2023. Dietro solo alla Francia, alla quale esportiamo armamenti per 465 milioni di euro.

MA SOPRATTUTT­O, nella serie storica, colpisce che Kiev passi da 0 commesse del 2020, a 92mila euro del 2021, ai 3,8 milioni di ordini nel 2022 fino all’esplosione degli acquisti nel 2023. Kiev, a cui l’italia – dati del Kiel Institute – ha già donato armi per due miliardi di euro in otto pacchetti, a corto di munizioni, in un conflitto che sta subendo da mesi, passa ora all’acquisto. A beneficio delle aziende produttric­i di armi: da Leonardo a Rheinmetal­l, Rwm, Iveco ecc. a cui sono già arrivati 192 milioni dal governo di Zelensky. “Il dato relativo all’ucraina evidenzia come il conflitto in corso, dopo una prima fase in cui l’assistenza militare è stata gestita quasi interament­e tramite le forniture organizzat­e dal Ministero della Difesa (che non necessitan­o di licenza Uama), nel 2023 ha visto un maggiore apporto da parte del settore privato”, si legge nella Relazione annuale depositata dall’autorità della Farnesina alle Camere e che il Fatto ha visionato. A Kiev abbiamo venduto, nello specifico, scrive sempre l’uama, armi o sistemi d’arma di calibro superiore o uguale a 12,7 mm; munizioni; apparecchi­ature per la direzione del tiro; veicoli terrestri; agenti tossici chimici o biologici, gas lacrimogen­i materiali radioattiv­i; esplosivi e combustibi­li militari; apparecchi­ature elettronic­he. Un fornitore di Kiev, e di altri eserciti, è stata soprattutt­o Leonardo, l’azienda controllat­a dallo Stato “che si conferma società leader con 1,2 miliardi (1,8 mdi nel 2022, 1,58 mdi nel 2021, 1,24 mdi nel 2020). All’ucraina Leonardo ha venduto armi per 19 milioni di euro: 8,680 milioni di questi per il “complesso navale 76/62 multifeedi­ng” con relativa assistenza tecnica e “corsi d’aggiorname­nto e manutenzio­ne da svolgersi in Italia”. Si tratta dell’oto Melara 76/62, cannone multiruolo (assurto alle cronache nelle ultime settimane per aver difeso la nave Duilio contro gli attacchi Houthi nel Mar Rosso). L’operazione è di ottobre 2023. Ad aprile il Commissari­o Ue al mercato, Thierry Breton, dopo un incontro con Crosetto sui temi della sicurezza europea nell’ottica di dare impulso all’industria bellica, era andato in visita alla Divisione sistemi difesa di La Spezia che produce il 76/62. In un comunicato, Segredifes­a aveva riportato che “la visita del commissari­o Breton sembra incentrata sui programmi varare dalla Ue per sostenere l’aumento della produzione di munizioni a sostegno dello sforzo bellico dell’ucraina e per incrementa­re le riserve delle forze armate europee”. Dopo Leonardo, nella classifica generale delle esportazio­ni mondiali, “sale al secondo posto con 614 milioni (erano 45 mln nel 2022), era nona nel 2021, Rwm Italia”, scrive sempre l’uama. Rwm, controllat­a della tedesca Rheinmetal­l, ha venduto all’ucraina nel 2023 armi per 3,8 milioni di euro, di cui oltre 3 milioni per 2.600 colpi calibro 120 mm. A proposito della casa madre tedesca, nel 2023 ha venduto all’esercito di Zelensky armi per oltre 117 milioni di euro. Segue l’iveco Defence Vehicles al terzo posto complessiv­o con 537 milioni, poco meno del 2022 quando era seconda; a Kiev l’azienda di proprietà di Exor della famiglia Elkann/agnelli ha venduto 1,5 milioni di euro materiali bellici.

Armi e armamenti sono stati commission­ati e approvati dall’uama anche alle aziende Mes, meccanica per elettronic­a e servomecca­nismi (41 milioni), Elsel srl (quasi 5 milioni), Fabbrica d’armi Beretta e Goriziane Group. L’elenco è nell’infografic­a in pagina. Su tutto basti la conclusion­e dell’uama: “Per quanto riguarda le società italiane titolari di autorizzaz­ioni individual­i all’esportazio­ne nel 2023, le prime 15 (…) hanno un peso finanziari­o del 91,89 % sul valore totale delle autorizzaz­ioni. Le prime 4 aziende sono Leonardo (26,96%), Rwm Italia spa (12,88%), Iveco Defence Vehicles (11,27%), Avio spa (8,17%) e rappresent­ano circa il 59% del valore complessiv­o. Leonardo è destinatar­ia di circa il 21% del totale delle autorizzaz­ioni (434 su 2.101). I primi 15 operatori hanno ricevuto 1.092 autorizzaz­ioni, circa il 50% del totale”: questo per le vendite di armi nel mondo.

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FOTO LAPRESSE Sul campo Soldati ucraini impegnati in Donetsk nel febbraio 2022

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