Santanchè, Meloni nell’angolo Arriva la mozione di sfiducia
E chiede 5 milioni al Fatto per danni
La ministra del Turismo Daniela Santanchè si arrocca al governo spiegando che “nessuno ha chiesto le dimissioni” evitando i “processi mediatici” perché “in tribunale ho sempre vinto”, ma la prossima spina arriva dal Parlamento: ieri, su richiesta del M5S, la conferenza dei capigruppo ha messo nel calendario la mozione di sfiducia nei confronti della ministra del Turismo di FDI, indagata con l’accusa di truffa ai danni dell’inps.
La discussione inizierà il 3 e il giorno dopo la Camera voterà la mozione di sfiducia delle opposizioni nei confronti di Matteo Salvini, che Giorgia Meloni avrebbe voluto rinviare e invece è stata richiesta dal centrosinistra. La mozione di Salvini sarà respinta senza drammi, mentre quella nei confronti di Santanchè sta imbarazzando la maggioranza: il voto potrebbe essere il 9. La linea della destra è sempre stata quella di difendere i propri ministri evitando di votare mozioni di sfiducia, ma in questo caso esprimersi in favore di una esponente del governo la rafforzerebbe e renderebbe più complicato farla dimettere dopo, in caso di rinvio a giudizio.
D’altronde è questa la linea che ha dato Meloni: se Santanchè dovesse essere rinviata a giudizio, lei dovrebbe lasciare. Posizione ribadita sabato dal ministro Francesco Lollobrigida. Ieri la Lega, dopo l’articolo del Fatto in cui alcuni dirigenti del partito chiedevano il passo indietro della ministra, ha confermato che esiste un “caso Santanchè”
spiegando però che la questione “confermerà per l’ennesima volta la compattezza della maggioranza e la piena sintonia tra i leader”. Le parole di ieri di Santanchè, che ha pranzato al Senato con Ignazio La Russa, vengono lette così all’interno del governo: spiegando che nessuno le aveva chiesto le dimissioni voleva mandare un messaggio soprattutto interno, tra Lega e FDI. A Palazzo Chigi dunque si stanno ponendo il problema in vista della mozione di sfiducia: farla dimettere prima o difenderla e aspettare ancora? A peggiorare le cose c’è il fatto che dopo Pasqua potrebbe arrivare una nuova chiusura delle indagini con l’ipotesi di falso in bilancio. Alla Camera il ministro dei Rapporti col Parlamento Luca Ciriani è imbarazzato: “Se la mozione arriva subito dopo Pasqua non succede nulla, perché non ci sono fatti nuovi, se arriva dopo, vediamo...”.
Nel frattempo, attraverso uno studio legale di Torino, Santanchè ha preannunciato cause civili contro il Fatto e l’espresso per gli articoli delle ultime settimane. Cause fotocopia, ciascuna con una richiesta di danni calcolata in “almeno” 5 milioni, nelle quali intere pagine dei documenti legali sono copiate e incollate parola per parola da un atto all’altro. Il primo agosto dell’anno scorso lo stesso studio legale, per conto di Canio Mazzaro, aveva annunciato causa civile contro Report per le puntate dedicate a Bioera e Ki Group, reclamando danni per 900 mila euro.