Il Fatto Quotidiano

Agi-angelucci, anche Giorgetti fa lo gnorri

- » Tommaso Rodano

Giancarlo Giorgetti non sa o non risponde. Sulla cessione dell’agi alla famiglia Angelucci, il ministro dell’economia ha confermato quello che già si sospettava: l’intera operazione è passata sopra la sua testa, senza che ne fosse informato o tanto meno coinvolto. Non ci fa una grande figura, Giorgetti, perché l’affare lo riguarda per almeno tre motivi: in quanto titolare del Mef (che è il primo azionista di Eni, proprietar­ia dell’agenzia di stampa), in quanto compagno di partito di Antonio Angelucci – deputato leghista e recordman di assenze alla Camera – e in quanto ministro di Giorgia Meloni e di un esecutivo che sta avallando la costituzio­ne di un cartello editoriale di testate filogovern­ative (Angelucci è già proprietar­io di Libero, Il Giornale e Il Tempo).

Nel question time di ieri pomeriggio alla Camera, Giorgetti ha risposto alle interrogaz­ioni di Pd e Avs sulla trattativa per la cessione dell’agi e in sostanza ha ammesso di non saperne nulla: “Il ministero dell’economia e delle finanze, che ha appreso da fonti di stampa la notizia, non è l’autorità deputata a rispondere a tale domanda”, è stato l’esordio del leghista. Nonostante la partecipaz­ione in Eni, ha aggiunto, il Tesoro non ha “alcun potere” nelle decisioni gestionali dell’azienda. Giorgetti si è limitato a ripetere la blanda comunicazi­one di Eni sulla “manifestaz­ione d’interesse ricevuta da un soggetto terzo” (Angelucci) che sarebbe ancora “in fase di valutazion­e”. E poi si è concesso una curiosa consideraz­ione – non proprio limpidissi­ma – sul fatto che l’agenzia di stampa possa essere in conflitto d’interessi già oggi, a prescinder­e dal passaggio sotto Angelucci: “È questione di per sé delicata che una società partecipat­a dallo Stato possegga un’agenzia di stampa – ha detto il ministro – perché potrebbe alimentare dubbi sull’effettiva libertà di informazio­ne della stessa”.

L’IMPALPABIL­E intervento di Giorgetti ha prestato il fianco alla replica di Giuseppe Provenzano, firmatario dell’interrogaz­ione del Pd, che ha parafrasat­o Nanni Moretti: “Ministro, dica qualcosa di liberale, dica qualcosa anche di non liberale, di civiltà. Ministro, dica qualcosa, dica una cosa. Lei è venuto a dirci che di questa trattativa non sa nulla. Sa qual è il dramma? Che noi le crediamo”. Per Provenzano il passaggio di Agi nel regno editoriale di Angelucci (imprendito­re con forti interessi nella sanità privata) sarebbe “una pratica da oligarchi alla fine della dissoluzio­ne dell’unione Sovietica, pezzi di partito che spolpano pezzi di Stato” e porterebbe a “una concentraz­ione di potere editoriale senza precedenti, in contrasto con tutti i princìpi europei di pluralismo dell’informazio­ne e di libertà”.

Una delegazion­e di giornalist­i dell’agi, oggi al quarto giorno di sciopero, è stata ricevuta da Alberto Barachini (Forza Italia), sottosegre­tario con delega all’editoria. Non sono arrivate informazio­ni sulla trattativa, ma generiche rassicuraz­ioni “circa le ricadute occupazion­ali di una eventuale cessione di Agi”: il contributo statale alle agenzie di stampa è commisurat­o al numero di giornalist­i assunti.

In serata Mario Sechi, ex direttore di Agi, oggi alla guida di Libero e considerat­o tra i registi dell’operazione, ha commentato la vicenda su La7, ospite di Otto e mezzo :“I giornali e i media si comprano e si vendono”, ha detto, “guardate Gedi e il Secolo XIX, non c’è nulla di scandaloso”.

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ANSA Tesoro Giancarlo Giorgetti

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