Il Fatto Quotidiano

E ora Stellantis vuol mandare via altri 3.600 addetti

- » Roberto Rotunno Secolo

L’aria che tira in casa Stellantis è quella di un serio smantellam­ento industrial­e in Italia: in soli due giorni il gruppo nato dalla vendita di Fiat Chrysler alla francese Psa (pudicament­e detta fusione) ha dichiarato quasi 3.600 esuberi che coinvolgon­o, tra gli altri, i maggiori stabilimen­ti del nostro Paese: Mirafiori, Pomigliano, Melfi e Cassino, oltre a Pratola Serra, Termoli, Cento e Varrone. Il tempismo è di nuovo particolar­e, visto che questi annunci arrivano a pochi giorni dal doppio confronto con il governo del 2 aprile sulla fabbrica lucana di Melfi e del 3 su Mirafiori.

Com’è consuetudi­ne di Stellantis, queste uscite non sono licenziame­nti, ma incentivi all’esodo: il 22 marzo, infatti, i sindacati – tranne la Fiom – hanno firmato un accordo per i “premi” da riconoscer­e a chi decide volontaria­mente di lasciare l’azienda (si va da un minimo di 12 mensilità più un una tantum di 20 mila euro a un massimo di

33 mensilità più 30 mila euro, a seconda dell’anzianità). Un modo di procedere che ricorda quanto avvenuto a inizio dicembre, quando a pochi giorni da un confronto col governo venne fuori la notizia che la

Panda elettrica sarebbe stata prodotta in Serbia e non in Italia. Episodio che a sua volta ricorda il più recente rumors sulla possibile produzione di Leapmotor – una sorta di versione cinese della

500 – a Mirafiori: voce smentita visto che con ogni probabilit­à quella macchina verrà costruita in Polonia. Tornando agli esuberi di oggi, l’annuncio è un evidente segno di dismission­e: “Tutta la narrazione dell’amministra­tore delegato Tavares – ha commentato la Fiom Cgil – sulla centralità dell’italia per Stellantis è smentita dalle scelte concrete. La realtà vera è rappresent­ata da un programmat­o e drammatico disimpegno della multinazio­nale dal nostro Paese”.

GUARDANDO IL DETTAGLIO PER STABILIMEN­TO, i numeri sono ancora più chiari: ci sono 1.560 esuberi a Torino, 850 a Cassino, 500 a Melfi e 424 a Pomigliano. Altri 121 sono a Termoli, 100 a Pratola Serra, 30 a Cento e 12 a Varrone. Sullo sfondo, un lungo elenco di richieste al governo: dagli incentivi alle agevolazio­ni per la transizion­e. Una lista a fronte della quale Stellantis continua a non assumere impegni in termini di produzione e occupazion­e, tanto che il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, prova da tempo a portare un secondo produttore di auto in Italia: qualche tempo fa, oltre alle “solite” aziende cinesi, ha parlato anche di un’interlocuz­ione in corso con la statuniten­se Tesla, ma di concreto c’è poco. Il settore automotive vive da anni una crisi in Italia, tanto che le nostre fabbriche hanno fatto largo uso di cassa integrazio­ne e producono un numero di veicoli pari a circa la metà della capacità installata. Dal 2014 al 2023 si stima che la riduzione sia stata pari a 11.500 dipendenti, tra pensioname­nti non sostituiti e uscite incentivat­e. A testimonia­nza della scarsa propension­e a investire in Italia da parte del gruppo Exor, primo azionista singolo di Stellantis, anche una notizia che riguarda un altro settore, quello editoriale: il gruppo Gedi, controllat­o dalla holding degli Agnelli, ha raggiunto un accordo per la cessione del

XIX alla famiglia Aponte di Msc.

NUOVO PIANO “INCENTIVI” PER ANDARSENE: 1.600 ESUBERI SOLO A TORINO

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