Superbonus, il nuovo decreto per evitare la manovra correttiva
Il Tesoro nel 2023 sbaglia le stime di 50 mld e ora non sa quanto “tirino” i nuovi bonus. Limitati quelli per disabili e terremotati
Quello di cui stiamo per parlare, approvato martedì sera dal governo, è il terzo decreto in materia di bonus edilizi in neanche un anno. È dunque sorprendente che il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti dica: “Il fatto che introduciamo norme di monitoraggio testimonia che queste norme sono nate in modo scriteriato e hanno prodotto risultati devastanti per la finanza pubblica”. È al governo da inizio 2021 e al Tesoro da 18 mesi, non si capisce chi gli abbia nascosto cosa e cosa gli abbia impedito di bloccare il 110% e i suoi fratelli nei due decreti precedenti. Quest’ultimo è necessario, scrive il governo, a “tutela della finanza pubblica”: i bonus fiscali, infatti, continuano a essere creati a un ritmo imprevisto dal governo sia quanto al “vecchio” Superbonus sia per le nuove agevolazioni disegnate da Meloni&giorgetti, che stanno mettendo a rischio i conti del 2024 e, dunque, la manovra d’autunno.
PARTIAMO DALL’INIZIO: cosa ha deciso il governo? In attesa del testo in Gazzetta Ufficiale, dalle bozze dell’ultimo decreto si evince il tentativo di bloccare ogni possibilità di sconto in fattura/cedibilità dei nuovi bonus e di accesso a quelli vecchi: intanto la scadenza definitiva per consegnare la documentazione del Superbonus 110% è il 4 aprile, viene eliminata la “remissione in bonis” (la possibilità di mettersi a posto entro il 15 ottobre pagando una penale molto bassa); lo sconto in fattura e la cedibilità del credito da ora vengono eliminati anche per case popolari, residenze per anziani, Onlus, superamento di barriere architettoniche e zone colpite dai terremoti (fatti salvi i lavori già iniziati e i contratti vincolanti già in essere); chi non comunica subito tutti i dati perde il diritto al credito fiscale se i lavori non sono ancora iniziati e, se già partiti, paga una penale di 10 mila euro; per chi ha debiti con l’erario superiori a 10 mila euro scatta la compensazione automatica (prima non era prevista). Misure restrittive sono previste anche per la cedibilità dei crediti fiscali delle imprese dovuti ad Ace (aiuto alla crescita economica) e Transizione 4.0.
Cosa ha spinto il governo a intervenire? In primo luogo la sua incompetenza: le previsioni sul tiraggio delle misure, cioè su quanto costano, continuano a essere sbagliate. A inizio anno, dopo che lo ha certificato l’istat, il Tesoro ha dovuto correggere le sue stime di fine settembre sul deficit 2023 per la bellezza di 40 miliardi, cioè quasi due punti di Pil, portandolo al 7,2%. Con gli ultimi dati, però, pare che il ministero dovrà correggersi di nuovo: si parla di circa 10 miliardi di maggiori spese 2023, un altro 0,5% di deficit. Male, ma se non altro è una correzione sul passato, in un anno in cui il Patto di Stabilità Ue era parzialmente sospeso. Solo che anche i nuovi bonus edilizi – che non si possono scontare in fattura e non sono cedibili escluse le poche eccezioni che oggi vengono eliminate – stanno superando le previsioni del Tesoro e della Ragioneria generale dello Stato (su cui Giorgetti vorrebbe scaricare tutte la colpe).
Di quanto? Non lo sa nessuno, tanto è vero che nel nuovo decreto si prevede un obbligo di informativa immediato sulle dimensioni di ogni singolo credito, già maturato e da maturare, per il 2024 e 2025 (pena, come detto, la decadenza del bonus o una penale di 10 mila euro). E qui si spiega la fretta di Meloni&giorgetti. Il costo dei nuovi bonus si scarica sul deficit di quest’anno e dei prossimi, se il tiraggio sfora serve una manovra correttiva subito e più austerità dal 2025: i vincoli Ue sono tornati operativi e da luglio saremo in procedura d’infrazione per deficit. Il primo ostacolo per il governo arriverà tra una quindicina di giorni: il Documento di economia e finanza (Def) col quadro triennale dei conti pubblici deve essere approvato e pubblicato entro metà aprile.
È IN QUEL DOCUMENTO
che l’esecutivo anticipa, quanto ai saldi generali, le sue intenzioni sulla legge di Bilancio e quella di ottobre rischia di essere un incubo: il bilancio italiano è già bloccato dal “consolidamento fiscale” (austerità) imposto dal nuovo Patto di Stabilità, nel senso che senza tagli o tasse non c’è spazio per fare alcunché, lo sforamento dei nuovi bonus edilizi impedirebbe a Meloni persino le misure “bandierina”. Per questo è arrivato a sorpresa il nuovo decreto, che rischia però di non avere vita facile: non solo gli interessati non l’hanno presa bene (a partire da sindaci e governatori dei crateri sismici, abruzzesi di FDI in testa), ma Forza Italia dice che dovrà “migliorare” in Parlamento. Giorgetti, però, ieri alla Camera ha detto no...
L’EFFETTO GLI ERRORI SBALLANO I CONTI: AUSTERITÀ IN ARRIVO