Il 67% teme la guerra mondiale, Meloni insiste: “Pacifisti da divano”
Per Demopolis, l’85% non vuole truppe Nato a Kiev. Sull’export di armamenti imbarazzi nella Lega e accuse PD-5S
Le opposizioni protestano, Forza Italia fischietta, la Lega minimizza sorniona ma lancia messaggi alla maggioranza. Il giorno dopo la risposta del ministro Guido Crosetto alla Camera, che ha confermato la vendita di armi all’ucraina per quasi mezzo miliardo nel 2023, i partiti reagiscono con più di un imbarazzo. Tutti consapevoli che il tema è molto delicato: un sondaggio di Demopolis rivela che 2 italiani su 3 “temono un’escalation” e pure “la terza guerra mondiale”. Robetta, per Giorgia Meloni, che dal Libano si mostra sprezzante: “Tanti si riempiono la bocca con la pace comodamente seduti dal divano di casa. Ma la pace è soprattutto deterrenza”.
Sotto Europee tocca marcare qualche differenza. Andrea Crippa, vicesegretario della Lega, stavolta preferisce la sottile arte della retorica alle non rare picconate agli alleati: “Se dico che l’atteggiamento di Crosetto non è corretto scoppia il casino – dice al Fatto – e scrivete che la Lega rompe le scatole a Fratelli d’italia. Lungi da me”. Quindi possiamo scrivere che è corretto? “Se l’ha fatto il ministro va bene così, è corretto”. Ma Crippa li conosceva i contenuti dell’interrogazione? “No, io non lo sapevo, non sono in commissione Difesa e non sono al governo. Non è che le altre cose le sapessi, non devono avvisare me. Va bene così, non voglio polemiche”.
IN COMMISSIONE Esteri e Difesa c’è invece il senatore leghista Marco Dreosto, il quale però sembra condividere l’obiettivo di evitare bucce di banana: “Non parlo di questo argomento”. Proviamo a stimolare l’orgoglio ferito del parlamentare, sempre l’ultimo a sapere le cose. Dreosto fa slalom gigante: “Certo, è consuetudine dei ministri informare le Camere, ma non entro nel merito di questa cosa specifica”. E così Nino Minardo, presidente leghista della commissione Difesa alla Camera, s’affida ai principi generali per ricordare la retta via agli alleati: “La vendita di armi è regolata dalla legge 185, di cui è in discussione una riforma approdata alla Camera. È questo il campo naturale di confronto parlamentare e come presidente non posso che auspicare un dibattito ampio e naturalmente franco”.
Per sua fortuna, Crosetto può contare su Maurizio Gasparri,
capogruppo di FI in Senato: “Sono certo che Crosetto si muova nel rispetto delle norme sia per la fornitura che per la vendita di armi. Non mi sento affatto esautorato”. Nessuno scrupolo particolare: “Le armi, ahimè, si fabbricano e si vendono in tutto il mondo. Se non gliele vendessimo noi all’ucraina, le comprerebbero da qualcun altro”. Un po’ troppo comodo cavarsela così, almeno secondo il M5S.
Al Fatto parla Vittoria Baldino: “La vendita di armi a un Paese in guerra è grave, ma è tanto più grave che il Parlamento ne sia stato tenuto all’oscuro, visto che alle Camere era stata chiesta l’autorizzazione per cedere armamenti e non per venderli”. Baldino ricorda anche “la grave censura” sulle armi a Israele, verso cui il flusso è proseguito dopo il 7 ottobre: “Meloni deve spiegare non a noi, ma agli italiani, se la sua preoccupazione è vendere armi o contribuire alla pace”.
E NEL PD? Laura Boldrini èa Budapest per seguire il caso Salis: “Suppongo che informazioni dettagliate sulla cessione delle armi siano state date al Copasir”. Poi si smarca: “Io non ho mai votato a favore delle armi, una speranza di pace l’avremo quando le armi taceranno”. Più netto Arturo Scotto, altro dem non allineato sulla guerra:
Tesi Per la presidente del Consiglio, la pace è “deterrenza”. Crippa (vice Salvini): “Se critico Crosetto, scoppia un casino”
“Parliamo di quasi mezzo miliardi di armi vendute. Cifre che meriterebbero in ogni caso un dibattito. Stupisce che non sia ancora possibile che il Parlamento venga messo a conoscenza di cosa viene inviato e perché. È un fatto di trasparenza e, dunque, di democrazia”.
I partiti, tutti, ci dovranno in qualche modo fare i conti. Una fotografia dell’opinione pubblica la concede una rivelazione di Demopolis: “Il 67 per cento degli italiani – spiega il direttore Pietro Vento – teme nei prossimi mesi un’escalation in Ucraina con un diretto coinvolgimento dell’ue e dell’italia. Appena il 18 per cento non appare preoccupato”. Merito, si fa per dire, delle ultime sparate di Emmanuel Macron: l’invio di militari Nato a Kiev è ritenuta una pessima idea dall’85 per cento degli italiani, “convinti che questa scelta porterebbe alla terza guerra mondiale”.