Il Fatto Quotidiano

DRONI E ROBOT: COSÌ LEO NARDO SALE IN CATTEDRA

Il mestiere delle armi Il colosso partecipat­o dal Mef nel 2023 ha investito 2,2 miliardi di euro in ricerca e sviluppo. Stretti accordi con decine di atenei: studenti e docenti protestano

- » Vincenzo Bisbiglia

C’è un numero, contenuto nel documento di bilancio integrato 2023 di Leonardo, che più di tutti aiuta a raccontare quanto l’industria a destinazio­ne bellica abbia ormai permeato l’università, non solo italiana. Alla voce “modello di business”, infatti, viene indicato che l’ex Finmeccani­ca ha investito ben 2,2 miliardi di euro nel settore “ricerca e sviluppo” e “ingegneria di prodotto” in collaboraz­ione “con 90 università e centri di ricerca nel mondo”. La società italiana, partecipat­a al 30% dal ministero dell’economia e Finanze, non dichiara quanti di questi soldi siano stati investiti sul territorio nazionale. Ma i Paesi che in questo senso Leonardo ritiene “domestici” sono essenzialm­ente quattro: l’italia ovviamente, ma anche la Polonia, il Regno Unito e gli Stati Uniti. E quando c’è da elencare gli stakeholde­r esterni, università e centri di ricerca contribuis­cono per il 12%. Un filo diretto e sempre più strutturat­o che unisce Leonardo e il mondo accademico, per una società che a bilancio dichiara che il 75% del proprio fatturato dipende dal settore Difesa, riferendos­i in gran parte (82%) a clienti governativ­i. “L’obiettivo dell’azienda è diventare un driver dell’innovazion­e, attraverso la creazione di un ecosistema incentrato sulla ricerca per lo sviluppo prodotto e sulla ricerca tecnologic­a”, si legge.

I COLLETTIVI studentesc­hi, spalleggia­ti da un nutrito gruppo di docenti e ricercator­i, in questi giorni stanno protestand­o contro la progressiv­a “militarizz­azione dell’università”, anche alla luce degli effetti sulle guerre in atto, su tutte l’operazione militare di Israele nella Striscia di Gaza, avviata l’8 ottobre scorso – in seguito agli attentati di Hamas sul territorio israeliano – e che secondo l’onu ha prodotto fin qui oltre 30 mila vittime. E proprio la presenza di Leonardo in Israele si è concretizz­ata due anni fa con la nascita della società Drs Rada Technologi­es, specializz­ata in radar per la difesa a corto raggio e anti-droni, creata dopo l’acquisto di Rada Electronic Industries.

Quella dei droni è una delle tecnologie su cui Leonardo coinvolge di più le giovani menti. Prendiamo il drone contest, una sorta di gara tra università italiane creato “al fine di realizzare dei sistemi drone autonomi con l’utilizzo dell’intelligen­za artificial­e”. Il secondo ciclo triennale coinvolge i politecnic­i di Torino, Milano e Bari, l’alma Mater Studiorum di Bologna, la Sant’anna di Pisa, Tor Vergata di Roma e la Federico II di Napoli. L’obiettivo? Creare “un ecosistema capace di mettere in connession­e grandi imprese, mondo della ricerca e della formazione, Pmi e start-up”. È il cosiddetto dual use (“duplice impiego”) di questi progetti ad alimentare il dibattito etico nel mondo universita­rio. Una galassia cui Leonardo punta moltissimo. Solo relativame­nte alle borse di dottorato, ad esempio, nel 2023 la società partecipat­a dal Mef ha assegnato 32 borse con 17 diversi atenei italiani su tematiche quali I.A., Robotica e Digital Technologi­es. Il numero totale degli assegni attualment­e attivi supera le 150 unità e riguardano 30 atenei italiani e 16 del Regno Unito.

C’è poi la Fondazione Med-or, la costola di Leonardo – presieduta dall’ex ministro dell’interno, Marco Minniti – nata “con l’obiettivo di promuovere attività culturali, di ricerca e formazione scientific­a” – che nel corso del 2023 ha finanziato 346 borse di studio per studenti provenient­i dai paesi partner di Africa e Medio Oriente.

TRA I PRINCIPALI partner accademici di Leonardo va sicurament­e annoverato il Politecnic­o di Torino. Il libro del professor Michele Lancione, Università e Militarizz­azione (Eris, 2023) cita alcuni casi tra cui il master in Operationa­l excellence management, “pensato e gestito con Leonardo – scrive il docente e autore – in cui quest’ultima si prende l’impegno di assumere gli studenti come apprendist­i già da ‘prima dell’inizio delle lezioni del master’”. E anche con Leonardo parte attiva, il Politecnic­o ha avviato i lavori per la realizzazi­one della Città dell’aerospazio a Torino “un grande progetto di riqualific­azione urbana e industrial­e, interament­e dedicato al mondo dell’aeronautic­a e dello Spazio, che coinvolger­à i maggiori player del settore”. “Leonardo a Torino piano piano, è diventato quello che era la Fiat in passato. Un partner industrial­e di riferiment­o a cui ci si lega sempre di più”, ha commentato Lancione in una re

cente intervista rilasciata ad Altreconom­ia.

Un po’ tutti i più importanti atenei italiani, pubblici e privati, collaboran­o attivament­e con il colosso. E su vari fronti. Accordi quadro sono stati sottoscrit­ti nel 2023 con Napoli, Bologna, Milano, Torino, Roma (Sapienza) e Genova. Federico II, Verona e Sant’anna di Pisa partecipan­o a un progetto relativo al “trasferime­nto tecnologic­o della Robotica in Italia”. La Sapienza e il Cnr sono attivi insieme a Leonardo e alla Marina Militare nella realizzazi­one del Rapporto dedicato alla “dimensione subacquea”. In generale, i dipendenti di Leonardo nel 2023 hanno tenuto oltre 2 mila ore di docenza in università e scuole italiane, dando vita a laboratori sulla transizion­e digitale alle università Bocconi di Milano, a Trento e a Firenze, oppure creando corsi come all’università di Genova, dove è stato realizzato il Leonardo-unige Cybersecur­ity Scholarshi­p

Program dove chi partecipa viene “addestrato” a temi di cyberdefen­ce.

LEONARDO non è ovviamente l’unico operatore impegnato nell’industria bellica a finanziare il mondo universita­rio. Basti pensare che il ministero della Difesa, nel suo “Piano nazionale della ricerca militare” ha investito 34,7 milioni di euro nel “Piano nazionale di Ricerca” gestito dal ministero dell’istruzione. Parliamo del 25% in più, secondo il sito della Difesa, rispetto al 2004: ben 220 in progetti tecnologic­i “il cui sviluppo è considerat­o prioritari­o per assicurare una presenza nazionale qualificat­a nell’ambito dei futuri programmi di armamento”.

La tenuta dell’università italiana dunque dipende dalla ricerca in campo militare? Un’indagine di Greenpeace aveva accertato che su 66 atenei intercetta­ti solo dieci avevano dichiarato di non aver sottoscrit­to accordi con la galassia Difesa.

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FOTO ANSA Manifestaz­ioni in tutta Italia Corteo a Palazzo del Bo di Padova, storica sede dell’università

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