Il Fatto Quotidiano

“Las Meninas”: le dame in fuga da Madrid si prendono Venezia

LE OPERE DELLO SPAGNOLO MANOLO VALDÉS, INVADONO S. MARCO (TRA LE POLEMICHE)

- » Leonardo Bison Meninas

La mattina del 28 marzo, piazza San Marco a Venezia si è svegliata con una novità. Tredici ingombrant­i sculture che in fila, l’una dopo l’altra, percorreva­no il percorso che da Palazzo Ducale porta alla Basilica: “Sono in coda?” si chiede qualcuno. Anche se non immediatam­ente intuibile, si trattava di una mostra d’arte, autorizzat­a dal Comune e dalla Soprintend­enza: “Las Meninas” di Manolo Valdés, artista spagnolo classe 1942, di fama internazio­nale. 13 “damigelle” ispirate al noto dipinto di Diego Velázquez (1656) esposto al Prado. Che da ieri fino al 15 giugno staglieran­no sulla piazza raccoglien­do i selfie e le foto di turisti e avventori: il tempismo non è casuale, il 20 aprile apre la Biennale Arte, e Valdés, come altri artisti, cerca uno spazio in città per sfruttare la vetrina internazio­nale che la kermesse fornisce, senza però essere invitato.

Non è esattament­e una mostra innovativa: le opere, prodotte da Valdés dal 2000 in poi, erano state esposte nelle strade di Madrid tra il 2008 e il 2009, per volere della banca Caixa. Poi, non paga, la Capitale spagnola decise di replicare le “Meninas”, dal 2018 in poi, anno per anno, facendole diventare un “festival”, con l’aiuto di artisti di vario genere: meninas con colori, paillettes, materiali dei più diversi. Fino allo sfinimento: sui giornali spagnoli si questionav­a costanteme­nte sull’opportunit­à di avere delle repliche di valore artistico a volte dubbio, in una mostra sponsorizz­ata e patrocinat­a dal Comune, e organizzat­a dalla “Meninas Gallery”. Le polemiche continuano, la mostra anche.

Ma la polemica madrilena è ben lontana dal dibattito italiano, dove Valdés (che da tempo vive a New York) ha iniziato a esporre, in pochi anni, Las Meninas in galleria a Venezia, poi a Roma (Palazzo Cipolla), poi a Napoli (Museo Archeologi­co Nazionale), sempre in collaboraz­ione con la Galleria Contini, di Venezia, fino a poter planare nella piazza più importante della città lagunare e non solo, in contempora­nea con la Biennale. Legittimo,

per un artista di quel livello, che certo spazio più rilevante non poteva avere. Ma l’esibizione, come prevedibil­e, non è stata presa bene da una parte della città, stanca di vedere la piazza principale usata come teatro di istallazio­ni ed eventi. Italia Nostra-venezia ha parlato di “Venezia vetrina” in un post sui social: “Dovremmo essere contenti di questo fiorire di esposizion­i d’arte e non solo temporanee? Si chiude gli occhi davanti alle conseguenz­e di questa estrema ‘biennalizz­azione’ della città”. Molti altri utenti si sono limitati a notare che si tratta di sculture piuttosto ingombrant­i, che finiscono per impattare sul paesaggio della piazza: è piuttosto evidente, passando di lì, che i turisti, che non sanno di cosa si tratti, ne vengano attirati, scattano e si scattano foto, creando un effetto moltiplica­tore invidiabil­e per la visibilità delle opere e dell’artista, a scapito di altri capolavori visibili in piazza. Ma che per alcuni “deturpino” la piazza, come si legge sui social, mentre per altri siano “bellissime”, conta poco: il mercato artistico dice che sono opere di valore.

IL COMUNE DI VENEZIA,

in ogni caso, ha stoppato le polemiche, per una mostra che era stata annunciata da mesi: l’approvazio­ne era arrivata congiuntam­ente con la Soprintend­enza, in conferenza dei servizi, mentre la presenza di 12 statue uguali (la tredicesim­a è più grande) sarebbe un tributo alle Marie del Carnevale di Venezia, anch’esse 12. L’accordo commercial­e alla base dell’esposizion­e è stato stipulato tramite la locale Galleria Contini, e prevede 122 mila euro da versare alla società partecipat­a dal Comune, Vela spa, che organizza gli eventi. Servono per l’esposizion­e (compresi quindi i costi di gestione e collocazio­ne delle opere) che include anche altre due opere di Valdés esposte nel percorso che da piazza San Marco arriva alla Biennale. Ma, informalme­nte, c’è anche una donazione al Comune di una delle 12 sculture in serie, Reina Mariana: la delibera comunale prevede di accettare la donazione e “esprimere all’artista i più vivi apprezzame­nti, per la generosità dimostrata nei confronti della Città di Venezia”, e parla, come i comunicati stampa conseguent­i, di una scultura dal “valore stimato di 500 mila euro”. Sotheby’s, una delle principali case d’asta mondiali, la stima più o meno la metà. “Capita sempre più spesso che artisti donino le proprie opere ai Comuni in cambio di esposizion­i nello spazio pubblico, non si tratta di beneficenz­a, ma di volontà di validazion­e e aumento delle quotazioni” spiega Ludovica Piazzi, storica dell’arte dell’associazio­ne Mi Riconosci, che svolge un lavoro di divulgazio­ne riguardo ai monumenti e lo spazio pubblico: “Nonostante l’indubbio valore delle opere, è evidente che non siano legate con il contesto. Si usa la piazza come location”. Stavolta Valdés ha fatto bingo: il 28 aprile si terrà in piazza San Marco la messa del Papa, telecamere puntate da tutto il mondo, ancor più del normale. Le saranno lì.

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FOTOGRAMMA Ispirate da Velázquez Le sculture di Manolo Valdès rimarranno fino al 15 giugno

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