Le banche e Amato: amici della Normale censurano l’ateneo
Devono essersi riuniti in fretta e furia, come prevede l’articolo 8 del loro Statuto per decidere di redigere e pubblicare la nota diffusa ieri: l’associazione degli Amici della Scuola Normale Superiore di Pisa ha espresso la sua contrarietà alla mozione approvata dal Senato accademico che chiede al ministero degli Esteri di riconsiderare il bando sulla cooperazione industriale, scientifica e tecnologica tra Italia e Israele. Un bando su cui tanti atenei si stanno esponendo in queste ore, contestando il rischio dello sviluppo di tecnologie dual use, ovvero potenzialmente destinate anche a scopi bellici.
“I NUMEROSI membri dell’associazione intervenuti (non tutti, dunque, ndr) hanno espresso il loro sconcerto, e molti la loro contrarietà, alla richiesta di riconsiderazione del Bando – si legge nella nota dell’associazione – ritenendo che istituzioni universitarie come la Normale debbano piuttosto, nel rispetto delle opinioni dei singoli, preoccuparsi di valorizzare sempre la scienza, la cultura e l’arte come elementi di dialogo e di raccordo universale”. L’associazione ha poi chiesto al Direttore della Scuola, il matematico Luigi Ambrosio, di rendere note al Senato accademico queste considerazioni. Direttore che, oltretutto, siede nello stesso comitato dell’associazione assieme al suo vice Alessandro Schiesaro (latinista, ex collaboratore di ministri berlusconiani tra il 2008 e il 2011, e poi con i governi successivi) e E , viene da immaginare, si trovi ora in una posizione che potrebbe far apparire questa nota quasi come un passo indietro rispetto a quanto deciso in Senato accademico.
La contrarietà degli Amici della Scuola Normale è ad ogni modo facilmente spiegabile: l’associazione in questione, infatti, si distingue da quella dei normalisti (che raccoglie ex allievi, ex perfezionandi e così via) perché è aperta alla collaborazione con realtà imprenditoriali e finanziarie. Qui il requisito richiesto è voler intessere rapporti di collaborazione con la Scuola e con la sua comunità. Fondata dall’ex normalista ed ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, è nata e si è evoluta nel tempo anche come fonte di fondi extra per sostenere la scuola e le sue iniziative, che fossero convegni, progetti o borse di studio. Una sorta di “amici-sostenitori”, verrebbe da dire (anche perché gli ex alunni che ne fanno parte sono pochissimi), che si fregia pure di creare connessioni tra il mondo accademico e quello imprenditoriale.
NEL COMITATO dell’associazione ci sono infatti nomi strettamente legati a questi ambienti, come a quelli politici: tra gli altri, il presidente di Tim uscente Salvatore Rossi; o Giuliano Amato come past president; o Enrico Tommasco Cucchiani come vice presidente vicario: è nel Cda di Terna ma ha esperienza come consigliere del Weizmann Institute of Science in Israele (con cui la Normale collabora). O ancora, Stefano Lucchini, capo delle relazioni esterne di Intesa San Paolo, in passato - tra le molte altre esperienze - rappresentante del Ministero degli Affari Esteri nella Fondazione Italia Israele per la Cultura e le Arti. C’è anche il potente funzionario pubblico Roberto Cerreto, già consigliere parlamentare, già capo di gabinetto di Maria Elena Boschi al ministero delle Riforme, poi a palazzo Chigi, poi da Cingolani. È, oltretutto, anche il presidente dell’associazione normalisti. Oltre al comitato direttivo, poi, lo statuto riporta i nomi dei soci: Intesa Sanpaolo, Allianz, Banca d’italia, Fondazione Pisa, Mediobanca e Unicredit.
La presa di posizione del Senato accademico della Normale, come detto, non è legata a Israele in quanto tale, ma al respiro bellico che può avere il bando Maeci, fattore già contestato con una lettera di fine febbraio da quasi 2mila tra docenti e ricercatori italiani. “Non è un boicottaggio”, ha ribadito ieri Ambrosio. La prestigiosa università di Pisa, in realtà, nel 2022 prese una posizione ancor più radicale nei confronti della Russia, scegliendo di interrompere i rapporti “con le università russe i cui rettori hanno sottoscritto un documento in cui avallano l’invasione dell’ucraina”.
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