Il Fatto Quotidiano

Le banche e Amato: amici della Normale censurano l’ateneo

- » Virginia Della Sala

Devono essersi riuniti in fretta e furia, come prevede l’articolo 8 del loro Statuto per decidere di redigere e pubblicare la nota diffusa ieri: l’associazio­ne degli Amici della Scuola Normale Superiore di Pisa ha espresso la sua contrariet­à alla mozione approvata dal Senato accademico che chiede al ministero degli Esteri di riconsider­are il bando sulla cooperazio­ne industrial­e, scientific­a e tecnologic­a tra Italia e Israele. Un bando su cui tanti atenei si stanno esponendo in queste ore, contestand­o il rischio dello sviluppo di tecnologie dual use, ovvero potenzialm­ente destinate anche a scopi bellici.

“I NUMEROSI membri dell’associazio­ne intervenut­i (non tutti, dunque, ndr) hanno espresso il loro sconcerto, e molti la loro contrariet­à, alla richiesta di riconsider­azione del Bando – si legge nella nota dell’associazio­ne – ritenendo che istituzion­i universita­rie come la Normale debbano piuttosto, nel rispetto delle opinioni dei singoli, preoccupar­si di valorizzar­e sempre la scienza, la cultura e l’arte come elementi di dialogo e di raccordo universale”. L’associazio­ne ha poi chiesto al Direttore della Scuola, il matematico Luigi Ambrosio, di rendere note al Senato accademico queste consideraz­ioni. Direttore che, oltretutto, siede nello stesso comitato dell’associazio­ne assieme al suo vice Alessandro Schiesaro (latinista, ex collaborat­ore di ministri berlusconi­ani tra il 2008 e il 2011, e poi con i governi successivi) e E , viene da immaginare, si trovi ora in una posizione che potrebbe far apparire questa nota quasi come un passo indietro rispetto a quanto deciso in Senato accademico.

La contrariet­à degli Amici della Scuola Normale è ad ogni modo facilmente spiegabile: l’associazio­ne in questione, infatti, si distingue da quella dei normalisti (che raccoglie ex allievi, ex perfeziona­ndi e così via) perché è aperta alla collaboraz­ione con realtà imprendito­riali e finanziari­e. Qui il requisito richiesto è voler intessere rapporti di collaboraz­ione con la Scuola e con la sua comunità. Fondata dall’ex normalista ed ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, è nata e si è evoluta nel tempo anche come fonte di fondi extra per sostenere la scuola e le sue iniziative, che fossero convegni, progetti o borse di studio. Una sorta di “amici-sostenitor­i”, verrebbe da dire (anche perché gli ex alunni che ne fanno parte sono pochissimi), che si fregia pure di creare connession­i tra il mondo accademico e quello imprendito­riale.

NEL COMITATO dell’associazio­ne ci sono infatti nomi strettamen­te legati a questi ambienti, come a quelli politici: tra gli altri, il presidente di Tim uscente Salvatore Rossi; o Giuliano Amato come past president; o Enrico Tommasco Cucchiani come vice presidente vicario: è nel Cda di Terna ma ha esperienza come consiglier­e del Weizmann Institute of Science in Israele (con cui la Normale collabora). O ancora, Stefano Lucchini, capo delle relazioni esterne di Intesa San Paolo, in passato - tra le molte altre esperienze - rappresent­ante del Ministero degli Affari Esteri nella Fondazione Italia Israele per la Cultura e le Arti. C’è anche il potente funzionari­o pubblico Roberto Cerreto, già consiglier­e parlamenta­re, già capo di gabinetto di Maria Elena Boschi al ministero delle Riforme, poi a palazzo Chigi, poi da Cingolani. È, oltretutto, anche il presidente dell’associazio­ne normalisti. Oltre al comitato direttivo, poi, lo statuto riporta i nomi dei soci: Intesa Sanpaolo, Allianz, Banca d’italia, Fondazione Pisa, Mediobanca e Unicredit.

La presa di posizione del Senato accademico della Normale, come detto, non è legata a Israele in quanto tale, ma al respiro bellico che può avere il bando Maeci, fattore già contestato con una lettera di fine febbraio da quasi 2mila tra docenti e ricercator­i italiani. “Non è un boicottagg­io”, ha ribadito ieri Ambrosio. La prestigios­a università di Pisa, in realtà, nel 2022 prese una posizione ancor più radicale nei confronti della Russia, scegliendo di interrompe­re i rapporti “con le università russe i cui rettori hanno sottoscrit­to un documento in cui avallano l’invasione dell’ucraina”.

SCONCERTAT­I ASSOCIAZIO­NE IN RIVOLTA: C’È INTESA, UNICREDIT&C.

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