Il Fatto Quotidiano

Zelensky è sempre più solo: fa fuori altri nove fedelissim­i

Il presidente ucraino silura pure Sherif, con lui dai tempi della sit-com “Servitore del popolo”

- » Alessandro Parente KIEV (UCRAINA)

Con l’arrivo della primavera Zelensky ha dato un altro colpo di potatura al suo storico team. La mattina di ieri la pagina ufficiale del governo si apriva con una lunga lista di decreti, nove, tanti quanti i fedelissim­i destituiti. È l’ennesimo repulisti del presidente dopo il recente allontanam­ento del popolare capo delle forze armate Valerij Zalužnyj. Tra i fatti fuori ieri c’è di nuovo uno dei suoi più fidati: Sergey Shefir. Zelensky non sarebbe mai arrivato dove si trova senza l’aiuto e la complicità dell’ormai ex braccio destro. I due sono legati da un percorso ventennale che ha inizio con la carriera di show-man del presidente, il quale ha creato i suoi personaggi intorno ai testi di Shefir. Poi l’avventura vissuta insieme, l’entrata in politica, la successiva ascesa al potere e le difficoltà. La mattina del 22 settembre 2021, l’auto di Shefir è caduta in un’imboscata. Una dozzina di proiettili l’hanno crivellata ferendo gravemente l’autista ma lasciando illeso il passeggero, il vero obiettivo. I due amici si troveranno di nuovo nei guai per via dello scandalo sui due yacht che Zelensky avrebbe comprato utilizzand­o il socio come prestanome. Notizia smentita a seguito di una inchiesta dell’agenzia Ap. Un sospiro di sollievo, visto che quei 70 milioni erano destinati a difendere il suo paese dall’invasione russa.

COMUNQUE Shefir non ha mai perso il ruolo di amministra­tore dei beni del presidente. Insieme con lui, ieri Zelensky ha fatti fuori altri cinque consiglier­i: Verbytska, Pushkariov­a, Radutsky, Trofimov, Ustenko, tutti parte della squadra di Shefir e tutti risalenti all’epoca dello showbiz. A quanto pare infatti, quando Zelensky ha preso il potere, trenta persone del collettivo Kvartal 95, la casa di produzione della serie Servitore del popolo, hanno trovato lavoro nel governo. Il New York Times analizza il fenomeno in un articolo di dicembre 2021, sostenendo sostanzial­mente che un gruppo di comici e scrittori, sarebbero stati troppo inesperti alla guida di un paese. Due mesi dopo questa analisi la guerra mette alla prova il team, forse, senza dare tempo a Zelensky di prendere provvedime­nti a seguito delle critiche. Cioè di rimpastare il governo. E forse è per questo che lo sta facendo solo adesso, con l’entrata in una nuova fase del conflitto. Altre ipotesi conducono a una specie di operazione “mani pulite” che vede coinvolti i suoi più fidati. Il tutto sempre per guadagnars­i l’entrata in Europa. A settembre 2023 infatti, un altro amico e collaborat­ore del presidente è finito in manette per frode. Si tratta di Ihor Kolomojs’kyj l’oligarca ucraino-israeliano della regione di Dnipro, di cui fu anche presidente. Proprietar­io del canale televisivo in cui recitava Zelensky, Kolomojs’ kyj é stato tra i principali finanziato­ri della sua campagna elettorale. In tutto ciò non è detto che queste figure spariranno del tutto, magari saranno tenuti lontani da Kiev. Come Danilov, segretario del Consiglio di sicurezza nazionale, destituito e subito “promosso” a ambasciato­re in Moldavia. Lo stesso è successo a Valerij Zalužnyj, l’ex comandante delle forze armate, fatto

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ambasciato­re a Londra. È proprio dalla destituzio­ne di questo eroe del popolo che inizia a farsi strada una nuova teoria.

Zalužnyj è popolariss­imo e considerat­o garanzia dell’integrità territoria­le del paese, Zelensky vedeva in lui un rivale in grado di avere la forza di piacere agli Usa e magari di intavolare negoziati con Mosca. Infatti secondo alcune teorie sembrerebb­e che la fase della vittoria a tutti i costi debba finire. E a seguito delle destituzio­ni di ieri Zelensky non ha rilasciato dichiarazi­oni, ma si prevede che non finisca qui, infatti ci si attende un rimpasto importante del governo nei prossimi giorni. Non risulta che tra Zelensky e Shefir ci siano state divergenze. Shefir è anche conosciuto per aver dichiarato che prima o poi si dovrà arrivare alla pace, “non possiamo stare in guerra per 100 anni” ha detto.

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FOTO ANSA Macerie Studenti volontari dopo un attacco russo; a sinistra, il presidente Zelensky

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