Figurine, “ordini” e rivolte: liste Pd come un congresso
Schlein, prova di forza sui nomi per accontentare le anime del partito: la “quota-israele” e quella Ong, quella Usa e quella “pace”
C’è chi la chiama “la prova da sforzo” di Elly Schlein al Pd: la partita delle candidature per Bruxelles sta diventando una sorta di stress test per capire fino a che punto il partito regge e fino a che punto lei si può spingere per cercare quella trasformazione “de facto” che insegue da quando è diventata segretaria. E che passa per strattoni e successive mediazioni, per cambi di linea decisi solo con i più vicini e successivi aggiustamenti all’occorrenza. Senza passare per gli organismi dirigenti. Dunque, tra una Pasqua di Resurrezione e una Pasquetta di decantazione, Schlein dovrà decidere se tirare diritto su una serie di scelte che avrebbe già fatto.
LA PRIMA,
riguarda il “panino”, ovvero l’ordine in lista, che prevede prima la candidata della società civile, poi un big dem, poi la segretaria. Stefano
Bonaccini è andato a Roma giovedì a ribadirle sostanzialmente che lui corre per Bruxelles solo se fa il capolista e anche a chiederle qualche tutela per gli uscenti, che passa anche per il fatto che lei guidi le liste in qualche circoscrizione, al posto di un volto della società civile. Pare che la segretaria sia intenzionata a dire sì a Bonaccini alla guida della lista del Nord Est, mentre sta valutando la possibilità di guidare la lista al Centro. Perché lì, l’operazione su cui aveva puntato era la candidatura di Emma Bonino, che ha poi scelto di andare con Renzi. Anche perché l’unica donna possibile per quella posizione sarebbe Camilla Laureti, la sola europarlamentare che l’aveva appoggiata al congresso. Un profilo troppo debole.
È proprio al Centro che “la prova da sforzo” di Schlein si fa più concreta. Perché Elly in quella circoscrizione, aveva immaginato la convivenza tra un’icona dei diritti civili – la Bonino, appunto – con Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire, nel mirino per le sue posizioni pacifiste, ma ancor di più per quelle anti-abortiste, e per la sua contrarietà prima alle unioni civili, poi al matrimonio egualitario e poi al ddl Zan. Tanto che è proprio dall’interno del suo mondo (che comprende, appunto, pure Alessandro Zan) che alla fine Schlein potrebbe trovarsi davanti agli ostacoli principali. Lei, però, se lui non si ritira di propria iniziativa (“Sono pronto a candidarmi, se ci sono le condizioni” va dicendo in questi giorni) andrà diritta.
Perché Tarquinio è portato avanti da Demos, il movimento politico vicino a Sant’egidio. E lei di quel mondo ha bisogno, anche per coprirsi rispetto ai cattolici. Senza contare che in sua difesa c’è una maggioranza trasversale, che va da Andrea Orlando a Gianni Cuperlo, da Goffredo Bettini a Massimo D’alema, passando per Graziano Delrio, che apre un varco tra i cattolici che si sentono invece da lui usurpati. A proposito di disarticolazione del Pd che fu, Schlein si muove attraverso volti che possono fungere pure da figurine da offrire a mondi diversi. E così, a Nord Ovest, Cecilia Strada guarda al mondo delle Ong e dei migranti; al Sud, Lucia Annunziata porta avanti le ragioni dell’atlantismo; a Nord Est, Annalisa Corrado rappresenta il mondo green (nonostante i termovalorizzatori fatti dal presidente Bonaccini in Emilia Romagna). E poi, qua e là ci sono nomi molto connotati: a Nord Est dovrebbe correre Zan, così come a Nord Ovest, Emanuele Fiano, che rappresenta l’ala più filo israeliana, e al centro Laura Boldrini. L’idea di candidare Ilaria Salis, poi, serve non solo a portare avanti una bandiera anti-meloni, ma anche a darle l’immunità. Sul punto, però, l’ultima parola ce l’ ha il padre, che è in contatto con la segretaria.
Non è un caso neanche che gli amministratori locali siano presenti in blocco e che sperino, il giorno dopo il voto, di pesare i loro consensi davanti alla segretaria: oltre a Bonaccini, sono Antonio Decaro (Sud), Dario Nardella (Centro), Giorgio Gori (Nord Ovest), Matteo Ricci (Centro). Tutti quelli, per inciso, che la segretaria ha già neutralizzato sul tema del terzo mandato.
CONTENDENTI BONACCINI VERSO IL POSTO DA CAPOLISTA
A CONTI FATTI, le elezioni saranno l’ennesimo congresso del Pd: se fa il pieno di voti e va oltre il 20%, Schlein si sentirà rafforzata. Per adesso, occhi puntati alla settimana tra il 15 e il 19 aprile, quella decisiva per la composizione delle liste.