Basquiat, le plusvalenze e i prestiti: le manovre spericolate di Rita Rusic
Rita Rusic li ha fregati tutti, ma proprio tutti: il mega produttore con le manie di grandezza, l’imprenditore piacione e l’avvocato proprietario di un Basquiat da 20 milioni sparito nel nulla. Per le riviste di Gossip e Wikipedia, Rita Rusic – classe 1960 – è “un’attrice e modella, produttrice croata naturalizzata italiana”. Ma le va reso onore per la lezione che ha impartito agli uomini: in una partita di poker milionaria, alla fine, è stata la più scaltra di tutti, ha dato lei le carte e li ha tenuti tutti in pugno.
IERI il Fatto ha rivelato notizie inedite su due vicende che s’incrociano sull’asse Roma-milano-londra e bussano sempre alla sua porta, rivelatrici entrambe della tempra che la portò da un campo profughi a Capua a Ballando con le stelle. E a una storia in cui tutti si denunciano e fan causa tra di loro ma non c’è gara: alla fine la spunta lei.
La prima vicenda è quella del Wine of Babylon, opera di JM Basquiat che il suo ex marito Vittorio Cecchi Gori aveva comprato nel 1998 per 330mila dollari e nel 2010 aveva poi ceduto al suo avvocato, Giovanni Nappi, in compensazione della fattura di onorari mai pagati. Nel 2024, dopo 14 anni di cause e denunce, il legale ne diventa l’unico proprietario e tuttavia non l’ha mai avuto tra le mani: la Rusic infatti si è sempre rifiutata di consegnarglielo, e lui dispera di trovarlo al punto d’aver messo una ricompensa da un milione per chi fornisse informazioni utili.
Peggio che andar di notte Cecchi Gori. Dopo il divorzio milionario del 1999 ha tentato di riprendersi l’opera in tutti i modi, denunciandola e facendole causa pure in America ma gli è andata male entrambe le volte. Non può gioire neppure l’ex compagno di lei (e della ministra Santanchè), l’imprenditore Giovanni Canio Mazzaro che ha dovuto inseguirla per anni e alla fine l’inseguito è solo lui. La Procura di Milano lo indaga per riciclaggio perché diversi testimoni oculari han riferito di aver visto il Basquiat proprio in casa sua nel 2016 e in successive occasioni, ma le perquisizioni del giugno scorso sono state un buco nell’acqua. Canio
Mazzaro ha dovuto penare anche per un’altra vicenda svelata ieri, di cui riveliamo nuovi dettagli. Nel 2009 la Rusic compra un appartamento di Cecchi Gori finito all’asta di cui già godeva in forza del diritto di abitazione sancito dal giudice nella causa di divorzio dall’ex marito. Ma lei non voleva mica abitarci ma farci soldi, tanti soldi.
Ed è proprio Canio Mazzaro ad aiutarla nell’operazione, prestandole 440mila euro con 12 assegni e un bonifico da 300mila euro versati da una sua società (Iniziative Immobiliari). Non solo. Per lei garantisce personalmente con banca Unicredit per farle avere il mutuo da 3 milioni necessario a completare il pagamento. Ed è sempre lei a dargli precise istruzioni: “Caro Canio, ecco il nome dell’esaminatore del mutuo. È INDISPENSABILE (maiuscolo della convenuta, ndr) il tuo intervento”.
E RUSIC che fa? Divenuta proprietaria dell’immobile il 26 gennaio 2009, dopo cinque mesi lo conferisce a una società che ha appositamente costituito a Londra (Platone Ltd) una settimana prima. Fa un aumento di capitale sociale contabilizzandone il valore netto anziché lordo, che schizza da 3 a 7 milioni di euro. Il giorno dopo l’intero capitale sociale passa a una società di Leonardo Francesco Caltagirone costituita cinque giorni prima. Così, in una manciata di giorni, la Rusic si è garantita una plusvalenza di 4 milioni, e vai a sapere come l’ha regolata col Fisco.
Canio Mazzaro non la prende affatto bene, la cita in giudizio due volte rivendicando i soldi mai restituiti e almeno “il 50% della plusvalenza realizzata con l’affare”. E non ha tutti i torti perché, come spiega al giudice, “con l’intervento dell’attore – noto imprenditore di successo – veniva inevitabilmente facilitato, se non assicurato, l’ottenimento del mutuo bancario”. Di quei successi oggi son piene le pagine di giudiziaria, ma anche stavolta è stata la Rusic a dare le carte: una causa si è estinta, l’altra ha portato a una qualche transazione in favore dell’ex compagno senza liberarlo però dall’accusa di riciclaggio per un quadro che risulta rubato. E sarebbe anche giusto, dopo 14 anni, consegnare al legittimo proprietario.