Il Fatto Quotidiano

Stellantis: la 500 a Mirafiori Ma aspetterà almeno 2 anni

Dopo l’attesa a vuoto della citycar Leapmotor, si parla dell’auto a benzina dalla Polonia ma non rispetta le norme Ue

- Ettore Boffano

Isogni di Mirafiori muoiono all’alba, assieme alle favole periodiche che, da almeno un mese, l’entourage di Carlos Tavares, l’amministra­tore delegato di Stellantis, fa filtrare di volta in volta dal quartier generale di Parigi. Riguardo alle sorti dello storico stabilimen­to torinese, simbolo della ex Fiat degli Agnelli: che, con i suoi oltre 3 milioni di metri quadrati, resta il più grande impianto del settore in Europa. L’ultimo fuoco fatuo destinato a svanire è quello del possibile trasferime­nto a Torino della produzione della 500 tradiziona­le a motore termico, oggi collocata in Polonia. Un tentativo di dare respiro al “fabbricone” torinese, di tamponare il ricorso alla cassa integrazio­ne che dura ormai da 17 anni e, infine, di provare a risalire dalle appena circa 500 mila vetture prodotte in Italia dal colosso francese nel 2023 a quella quota di un “milione” fissata dal ministro del Made in Italy, Adolfo Urso. Ma anche se questa intenzione di Tavares fosse mai confermata, Mirafiori non potrebbe accogliere il ritorno della 500 tradiziona­le se non a fine 2026. A causa dei tempi tecnici per riallestir­e il modello polacco destinato al Nordafrica e per nulla aggiornato rispetto alle norme Ue sulle emissioni inquinanti.

TORINO, DUNQUE, dovrebbe aspettare: con la prospettiv­a di veder salire almeno a 19 anni la Cassa integrazio­ne. I numeri di queste settimane sono implacabil­i: nel primo trimestre 2024 la produttivi­tà di Mirafiori è rimasta sotto le 12 mila vetture, con il crollo di Maserati (dalla fabbrica ormai escono poche unità alla settimana) e il galleggiam­ento della 500 elettrica che, dopo il boom iniziale per le vendite alle flotte aziendali, ora mostra la corda anche per la sua scarsa competitiv­ità del prezzo di vendita. L’ipotesi di trasferime­nto della 500 tradiziona­le era stata ventilata proprio dopo l’ennesima smentita di una precedente voce su Mirafiori attribuita a Tavares, secondo la quale a Torino sarebbe potuta approdare la city car di Leapmotor, casa cinese in joint venture controllat­a da Stellantis. La mossa, fatta trapelare tra fine gennaio e inizio febbraio dopo indiscrezi­oni del governo su trattative per portare in Italia un altro produttore “made in China”, parlava di oltre 150 mila auto l’anno nel vecchio stabilimen­to.

Due settimane fa, però, anche questo “sogno” è svanito. Leapmotor produrrà in Europa assieme a Stellantis, ma proprio in Polonia. Una doccia fredda che in queste ore si aggiunge all’accordo sui 1.520 esodi incentivat­i a Mirafiori (di fatto esuberi mascherati) con offerte sino a 130 mila euro per impiegati e tecnici e a 100 mila per gli operai. Annuncio che, per la seconda volta in poco più di tre mesi, ha suscitato un appello pubblico dell’arcivescov­o di Torino, Roberto Repole, che ha parlato di “doccia fredda”, interrogan­do i vertici della multinazio­nale francese: “Torno a domandarmi e a domandare quali siano i veri progetti per Mirafiori: un eventuale piano di rilancio della produzione non è in contrasto con la continua riduzione dei posti di lavoro?”. Con un riferiment­o esplicito alle promesse di Parigi: “Il rilancio richiedere­bbe adeguament­i industrial­i con tempi di realizzazi­one anche di anni: cosa accadrà nel frattempo degli operai in cassa integrazio­ne? Saranno conservati, in attesa, al loro posto?”. Analisi spietata che sferza non solo i vertici di Stellantis ma politici e amministra­tori locali che hanno annunciato la loro partecipaz­ione alla manifestaz­ione torinese del 12 aprile per lo sciopero unitario dei metalmecca­nici in tutti gli stabilimen­ti italiani del gruppo.

“Ben vengano i politici e gli amministra­tori, come il sindaco di Torino o il presidente della Regione che, peraltro, è in piena campagna elettorale – commenta il segretario regionale della Cgil del Piemonte, Giorgio Airaudo –. Ma la cosa che dovrebbero fare per prima, invece, sarebbe sollecitar­e il governo. Perché convochi Tavares: che non può continuare a far circolare promesse e poi smentirle, restando a Parigi. Se non sarà così, quegli stessi politici si faranno solo propaganda a costo zero, mentre i lavoratori in sciopero perderanno invece un pezzo del loro stipendio”. L’ultima provocazio­ne di Airaudo è per Stellantis: “La smetta con la pantomima dell’ultimo mese, segnato da annunci ufficiosi e poi da retromarce improvvise. L’azienda dica con chiarezza che cosa vuole fare in Italia e che modelli intende destinare a Mirafiori e agli altri stabilimen­ti. E il governo sveli se esiste davvero la possibilit­à di far arrivare dall’estero un secondo produttore”.

LO SCIOPERO I POLITICI ADERISCONO MA NON FANNO NULLA

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FOTO ANSA L’hub Il centro di economia circolare nell’impianto torinese di Stellantis

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