Il Fatto Quotidiano

IL POVERO CRISTO DEL MARE, LA LEGGENDA DI PAPINI E IL RAGGIO VERDE DEL SOLE

- DANIELE LUTTAZZI

Da un racconto apocrifo di Arturo Reghini. Con la novella Il Cristo del mare il giovane Papini volle lanciare al pubblico una specie di sfida: dimostrare che proprio lui, convinto anti-clericale, poteva far vibrare a suo piacere le corde religiose. Così narra di un’isola del Tirreno su cui sorge una rustica chiesetta con la facciata imbiancata a calce. “L’affianca un minuscolo campanile dalla cui sommità l’occhio può spaziare a tutto agio sul grande mare. ‘Al tramonto non è raro vedere il raggio verde che il sole proietta per qualche secondo prima di celarsi nelle acque, e sulla cui spiegazion­e gli scienziati non si accordano ancora’, informa la guida del Touring. Sono stato più di una volta a quella chiesa, ma il raggio verde non m’è riuscito di vederlo. Dev’essere come la lucertola azzurra di Capri o lo scarabeo dorato dell’alta Val Sessera: una leggenda. E ce n’è altra: dopo un’annata tempestosa dai molti naufragi, alcuni pescatori di quell’isola videro un giorno galleggiar­e sulle acque un Cristo di legno dalle braccia distese, le mani e i piedi trafitti, ma senza la croce. Lo portarono al curato, che vi lesse un segno della misericord­ia divina: Gesù, che aveva trovato i suoi primi discepoli tra i pescatori di Galilea, ora veniva con le braccia aperte verso il povero borgo così crudelment­e provato, a dimostrare la sua pietà per quel popolo di pescatori dalla grande fede. Fu fatta una bella croce in legno di quercia, e il crocifisso fu appeso a una delle pareti della chiesa, sopra al banco dei fabbricier­i. Ma il giorno dopo la croce fu trovata vuota, e Cristo adagiato sull’altare. Risultò da un’inchiesta che nessuno l’aveva toccato: nessuno era entrato nella chiesa. I pescatori si quotarono per una nuova croce più bella, di legno nero lucidissim­o, con una scritta a lettere d’oro, e le vedove contribuir­ono alla spesa offrendo in dono l’anello nuziale; ma anche allora, nella notte, Gesù si staccò dalla croce e andò a coricarsi sulla tovaglia dell’altare. La notizia del miracolo si sparse oltre la parrocchia. Ricche offerte di denaro vennero da tutt’italia. La moglie del ministro della Marina mandò un cuore in diamanti, e un orefice veneto lavorò per un anno a una croce d’oro e di pietre preziose che fu inaugurata con grande solennità la domenica di Pasqua. Anche questa terza e più splendida croce fu rifiutata da Gesù. Il parroco, allora, decise di lasciarlo sull’altare dov’era andato ancora una volta a distenders­i. Ma ecco che, una sera, un poveretto che viveva della carità pubblica, e a cui tutti volevano bene perché non aveva mai fatto male a nessuno, affermò di aver trovato sulla spiaggia la vera croce di nostro Signore. Erano due tavole, inchiodate l’una sull’altra, di una barca andata a picco in una tempesta: lo sballottam­ento delle onde le aveva contorte in forma di croce. In una di esse si distinguev­ano ancora le iniziali di un nome: era quello di un pescatore, sparito in mare insieme con un suo figliolo. Il curato aveva detto al funerale, con una voce rotta dalle lacrime: ‘Mai furono sepolti nell’abisso, per aspettarvi il giudizio di Dio, più brave persone e più buoni cristiani’. Per questo il pio sacerdote diede ragione al povero scempiato e torto a quelli che ridevano della sua ingenuità. S’inginocchi­ò sulla sabbia e recitò le orazioni dei morti. Inchiodato sulle due tavole della barca con quegli stessi chiodi che le onde avevano corroso, il Cristo del mare non se ne staccò più: volle rimanere appeso a quel legno su cui due uomini erano morti invocando il nome di sua Madre”. Forse è bene che nascano leggende, come è utile che avvengono gli scandali. Dimostrano, certe leggende, che qualcosa di grande è avvenuto, se la fantasia vi tesse intorno la sua magica trama. Sei anni dopo, Papini si convertì.

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