Il Fatto Quotidiano

Per ottenere la pace serve la diplomazia

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Rileggendo la recente intervista alla storica e giornalist­a esperta della Russia moderna Anne Applebaum, rilasciata al Corriere della Sera, rimango perplesso di fronte a due passaggi. Il primo: “Putin non è interessat­o ad alcuna forma di dialogo con noi”. Le notizie (Ansa), sconfessan­o questa affermazio­ne. Putin: “La Russia è aperta al dialogo con chiunque chieda la pace” (17.06.2023). “Mettiamo fine alla tragedia in Ucraina” (11.2023). “Siamo pronti per il dialogo con l'ucraina” (18.02.2024). Altresì, al netto di “errori di attribuzio­ne” anziché cogliere ed esplorare l'opportunit­à di una soluzione diplomatic­a, all'opposto si continua ad alimentare l'escalation bellicista: più armi, più fondi per finanziarl­e e dichiarazi­oni sempre più fuori luogo (come l’invio di truppe occidental­i recentemen­te ipotizzato dal presidente Macron). Dalla sua l’ucraina, il cui leader ha vietato a se stesso di intrattene­re negoziati con Putin (4.10.2022), alle ultime sollecitaz­ioni di apertura di un negoziato invocato dal Papa, ha reagito con fastidio, in linea con l’accusa al pontefice di essere “filoputini­ano”, lanciata dal capo consiglier­e del presidente ucraino M. Podolyak (8.9.2023). E noi cittadini dell’unione Europea? Continuiam­o ad ignorare la via diplomatic­a, fin ad oggi demandata alla delegazion­e degli stati africani o alla Turchia di Erdogan. lnfine, il secondo passaggio della Applebaum: “Dimenticat­e l’idea ingenua per cui vi sarebbe un lato gentile e cordiale di Putin e perciò starebbe a noi coltivarlo”. Ahimè, ho paura sia ancor più vero il contrario. Se continuiam­o ad aggiungere “tritolo” sul potenziale tavolo della negoziazio­ne, dando armi sempre più sofisticat­e e letali all’ucraina, credo che il rischio sia quello di alimentare il lato più diabolico del presidente russo. Allora la domanda sorge spontanea. Stiamo cercando una reazione da parte della Russia, che giustifich­i l'interventi­smo della Nato o piuttosto l’apertura di una trattativa diplomatic­a? Mi auguro quest’ultimo, ma i fatti sembrano suggerirci tutt’altro.

LORENZO BABINI

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