Il Fatto Quotidiano

Buona Pasqua Il sepolcro è vuoto, ma tutti sono impreparat­i alla fede

- ANTONIO SPADARO S.I.

Èmattino, ma il sole non è ancora sorto. Vediamo i passi di una donna sola mentre è ancora buio. Va verso il sepolcro dove era stato sepolto Gesù. Nel buio i passi sono incerti. E Maria li fa, uno dopo l’altro, con il dolore della morte di Gesù nel cuore. Perché sta andando al sepolcro? Non c’è niente da vedere lì. E c’è una grossa pietra che lo chiude. Va a toccare quella pietra. Il desiderio di toccare quel masso è la fatica di vivere il lutto, la perdita…

Vede che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Così ci dice Giovanni. L’evidenza le balza addosso nella penombra di un’alba che non ha ancora rischiarat­o il cielo. Che può fare? Corre. Maria non indaga, non entra. È sconvolta. Il suo istinto le fa sapere che Gesù non è più lì. Lei non ha visto, non è entrata. Ma lo sente. E dunque corre nel buio. Ha bisogno di dirlo alle persone più intime di Gesù. Va da Simon Pietro e – poi – dall’altro discepolo, quello che Gesù amava. Vediamo questa donna correre per le strade per andare nelle due case. Le sue parole sono quelle di una testimone che si è accertata dei fatti, ma l’analisi cede il posto all’emozione, all’esclamazio­ne: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”. Usa il plurale. Perché?

Sarà andata prima dalle altre discepole? Giovanni non ce lo dice.

Pietro e Giovanni vanno al sepolcro. Si incontrano per strada? O forse Pietro va da Giovanni con Maria? Corrono. Tutti corrono qui. Maria, Pietro e Giovanni. Nessuno riflette, nessuno pensa. Non è tempo. C’è un istinto che spinge a non perdere tempo. Non sappiamo più di Maria. Vediamo il vecchio e il giovane correre insieme. Ma non in parallelo. Giovanni si slancia in avanti, supera Pietro, e giunge per primo col cuore in gola. Si china. Guarda. Certamente l’alba deve aver illuminato il cielo. Dal buco vede i teli posati in terra. Vuoti. Si ferma.

Non entra. C’è rispetto per Pietro in questa decisione. E senso di un mistero percepito ancora in modo informe nell’animo. O forse il cuore batte troppo forte?

Arriva Pietro, che lo seguiva. Il vecchio segue il giovane e il suo slancio di amore e tormento. Ma senza forzare il passo. Entra. Pietro osserva i teli dall’interno. E vede pure il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Non c’è disordine, non c’è il caos della morte. I teli sono posati o avvolti. No, non c’era stato un frettoloso trafugamen­to del cadavere, come Maria aveva pensato. In quella tomba era accaduto qualcosa di sconvolgen­te e insieme di calmo e pacato. Pietro muove gli occhi: entra, osserva. Ed è solo lì dentro. Solamente dopo entra l’altro discepolo, che era giunto per primo, nota ancora una volta Giovanni, parlando di sé stesso. Sembra che senta irruente il bisogno di dire sia il suo slancio per Gesù sia il suo rispetto per Pietro.

Tutti osservano il silenzio, però. Lì, in quella tomba, vita e morte si scontrano in un duello formidabil­e. La scena è muta. Giovanni non riferisce di alcuna parola tra lui e Pietro. Contemplan­o una assenza. La visione dell’assenza porta Giovanni alla fede nel fatto che Gesù sia vivo: e vide e credette. Lo dice così, come se vedere e credere fossero un tutt’uno, la stessa identica cosa. Non ci dice di Pietro: avrà creduto anche lui? Ormai Giovanni parla solo della sua esperienza intima e folgorante. Ma aggiunge, a questo punto parlando nuovamente al plurale, che no, loro non avevano capito ancora. Erano impreparat­i alla fede. Tutti – Pietro, Maria, lui, gli altri – non avevano capito che egli doveva risorgere dai morti.

RESURREZIO­NE MARIA, PIETRO E I DISCEPOLI CREDONO CHE IL CORPO DI GESÙ SIA STATO TRAFUGATO

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