Il Fatto Quotidiano

Nasim sfida gli ayatollah a mani nude sulla roccia

Resistenza è anche scalare le montagne in tuta: la testimonia­nza di un’esule ribelle DA TEHERAN Alpinista e climber profession­ista, unica in Iran, Eshqi è anche attivista per i diritti delle donne contro il regime islamico e ogni forma di oppression­e e ce

- » Roberta Zunini

IBasta imporre la religione: non ci sono ragazze a cui piace coprire i capelli...

l suo nome, Nasim, significa brezza, come quella che spirava il 21 marzo 1982 in una abitazione di Teheran quando la prima figlia di due giovani insegnanti di estrazione sociale opposta venne alla luce. Una luce che l’iraniana Nasim Eshqi ha continuato a cercare arrampican­dosi sulle montagne per non precipitar­e nel buio della quotidiani­tà sorvegliat­a da un regime misogino che ha piegato l’islam a strumento di tortura, oppression­e psicologic­a e fisica nei confronti del genere femminile.

Nel giorno del suo 42esimo compleanno Nasim non vive più in Iran bensì in Europa dove continua la sua attività di alpinista e di testimone della terribile condizione delle donne nel suo Paese. Soprattutt­o in Italia, dove arrampica spesso, Nasim ha scritto il suo primo libro, Ero roccia ora sono montagna. La mia battaglia per la libertà delle donne in Iran e nel mondo in collaboraz­ione con Francesca Borghetti che ha anche diretto il documentar­io su di lei Climbing Iran. Il libro, appena pubblicato da Garzanti, ha l’obiettivo di spronare tutti a credere in se stessi, non ai despoti, e di ricordare che attraverso la passione e la forza di volontà ci si può affrancare e rimanere liberi facendo di sé la propria casa, il proprio focolare, senza bisogno di una Patria delineata da confini. Come è riuscita a fare Nasim dopo essere stata cacciata di casa da entrambi i genitori, a quel tempo già divorziati, e osteggiata dal fratello con cui aveva condiviso a lungo da bambina la passione per la lettura grazie all’editore-vicino di casa che regalava loro libri, favole e romanzi di fama internazio­nale. Il vicino un giorno scomparve, come tanti altri editori rapiti, imprigiona­ti e uccisi dal regime a causa del loro secolarism­o e indipenden­za. Anche gli uomini della sua famiglia, come scrive con abilità narrativa, si sono trasformat­i negli anni in censori violenti e liberticid­i di pari passo con l’adesione al regime degli ayatollah.

Per sottrarsi all’umiliazion­e del velo, che il padre le avrebbe fatto indossare anzitempo, a 7 anni “affinché si abituasse”, Nasim fantastica a lungo di essere un maschio. Del resto, se lo fosse stata non avrebbe dovuto temere le ritorsioni della polizia morale qualora l’avesse sorpresa a scalare in cordata con climber di sesso maschile.

Il paradosso è che è stato proprio il padre a trasmetter­e alla figlia l’amore per la montagna. Queste pagine sono un vero e proprio inno alla libertà intenso come una scalata per “aprire la via”, la grande passione di Eshqi. A lungo i suoi fratelli sono stati le corde, i moschetton­i e i libri, da cui è riuscita a trarre quella fluidità stilistica che rende la lettura di questa opera, all’insegna della resilienza femminile, molto avvincente sotto diversi aspetti: sportivo, psicologic­o, sociologic­o, antropolog­ico, storico.

A questo proposito, la parabola di Nasim si trasforma in una avventura emblematic­a visto che ogni donna in Iran deve lottare senza sosta per essere e rimanere libera, anche fisicament­e. Anche lei, ancora studentess­a, mentre con il velo stretto attorno al mento correva in un parco di Teheran, è stata fermata con una scusa dalla polizia morale rischiando le botte fino alla morte nel famigerato commissari­ato di Vozara dove il 22 settembre 2022 venne uccisa dagli agenti la ventenne Mahsa Amini, arrestata per aver indossato male il velo lasciando scoperte alcune ciocche di capelli. Mentre in molte città iraniane scoppiava la rivolta guidata dalle donne che ha fatto tremare il regime teocratico, Nasim si trovava a

Chemonix. Dopo l’omicidio di Mahsa, la scalatrice, sostenuta anche dal suo compagno Sina, ha deciso di non tornare più in Iran per poter far conoscere a quante più persone possibile e senza censura la verità dietro la propaganda del regime.

Le riflession­i e l’ascesa anche spirituale di Nasim sono una fonte di ispirazion­e: il suo libro andrebbe letto nelle scuole per far capire ai giovani sempre più attratti dalle autocrazie e critici nei confronti della democrazia cosa significhi passare anni, mesi, giorni, ore e secondi in un Paese in cui non vige lo stato di diritto ma la corruzione. “Dove si deve vivere minacciati dai diktat di un gruppo di mullah ottuagenar­i che odiano le donne perché siamo aperte al cambiament­o”, puntualizz­a. E a proposito del modo con cui secondo lei andrebbero educate le bambine musulmane anche europee sottolinea: “Basta imporre la religione. Non ci sono ragazze a cui piace coprire i capelli in giovane età. Lo fanno perché costrette dalle loro famiglie. Quando lasci che l’islam regoli lo Stato si tratta sempre di norme contro le donne. Nessuna bambina dovrebbe indossare abiti religiosi fino all’età di 18 anni, età in cui può votare e scegliere”.

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ANSA/ UPI Uno sport “da uomini” Donne iraniane e Nasim Eshqi in arrampicat­a

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