Damasco, raid sull’ambasciata d’iran: uccisi i generali-pasdaran
Israele elimina Zahedi, leader di collegamento con Hezbollah e il vice Illeso l’ambasciatore
Con un ulteriore salto di qualità gli aerei di Israele hanno colpito ieri il consolato iraniano a Damasco, accanto all’ambasciata della Repubblica islamica nella capitale siriana. Il bilancio provvisorio è di otto vittime e tra loro ci sono uomini di punta della Guardia rivoluzionaria iraniana (pasdaran): il generale Mohammad Reza Zahedi a capo della Forza Quds di Teheran in Libano e Siria, il suo capo staff Hossein Aminullah e Haj Rahimi, responsabile per la Palestina. È rimasto illeso l’ambasciatore iraniano a Damasco, Hossein Akbari, che parla di un attacco con “aerei F35” e di “sei missili” lanciati contro l’edificio, nel distretto di Mezzeh che ospita diverse sedi diplomatiche e delle Nazioni Unite. Israele ufficialmente non commenta
Mentre prosegue la guerra a Gaza e si infiamma il fronte libanese, quello di ieri è il quinto attacco in otto giorni a Damasco, dove l’iran sostiene il regime di Bashar al-assad. Stavolta però è stata presa di mira la pertinenza di una sede diplomatica. Secondo media israeliani è una risposta all’attacco di droni lanciati dall’iraq sulla città portuale di Eilat: avevano bucato le difese antiaeree, provocando tuttavia danni limitati. A Damasco invece, secondo fonti siriane e iraniane, il consolato è stato “completamente distrutto”. E soprattutto l’omicidio di Zahedi, uomo chiave nei rapporti con i libanesi di Hezbollah, è considerato il più importante da quando il generale Qasem Soleimani venne ucciso nel 2020 a Baghdad da un raid statunitense, ordinato da Donald Trump. Aver individuato e colpito i tre generali è certamente un ottimo risultato per Tel Aviv.
L’AMBASCIATORE
Akbari ha dichiarato che “la risposta di Teheran sarà dura” ma avverrà “al momento e nel luogo appropriati”. Il ministro degli Esteri di Teheran Hossein Amir-abdollahian ha chiesto un intervento della comunità internazionale contro Israele. Tutto fa ritenere che Teheran, al di là del suo ruolo nel cosiddetto Asse della Resistenza che va dai libanesi di Hezbollah ad Hamas e agli Houthi yemeniti che hanno messo in crisi la navigazione commerciale nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden, non risponderà immediatamente con un’azione simmetrica. Probabilmente non può permettersi un’escalation incontrollabile, ma certo non rimarrà inerte. E del resto ha già colpito a metà gennaio un centro del Mossad israeliano a Erbil, nel Kurdistan iracheno: in quell’azione sarebbe stato ucciso un alto ufficiale dell’intelligence israeliana.
Proseguiranno invece gli scontri tra Hezbollah e l’esercito dello Stato ebraico, che interessano un’area sempre più vasta sui due lati del confine. Sul fronte libanese Israele ha perso 230 militari dal 7 ottobre 2023. E agli attacchi nella Valle della Bekaa, Hezbollah ha risposto lanciando missili verso il Golan.
Intende certamente approfittare delle difficoltà del governo israeliano.
Ieri finalmente le forze di Tel Aviv hanno lasciato l’ospedale di Al Shifa, occupato da settimane a Gaza City perché indicato come una base di Hamas e della Jihad islamica palestinese. La presa dell’ospedale era stato uno dei momenti più
Teheran “Tel Aviv ha perso il senno La risposta sarà dura” L’idf lascia l’ospedale di Al-shifa distrutto
drammatici della guerra iniziata dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre scorso. I portavoce israeliani rivendicano l’uccisione di 200 miliziani, 900 arresti e il sequestro di armi e di ingenti quantitativi di denaro. Il ministero della Salute di Gaza controllato da Hamas, dopo l’ingresso dei suoi funzionari nell’ospedale, ha riferito che “decine di corpi di martiri, alcuni in stato di decomposizione, sono stati rinvenuti nel complesso e attorno all’ospedale”. L’onu programma una missione ad Al-shifa. Anche gli Stati Uniti, con la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-pierre, assicurano che chiederanno a Israele “più informazioni” su quei corpi”.