Il Fatto Quotidiano

“Temo nuove guerre tra mafie, il Comune però ha gli anticorpi”

- » Luca De Carolis

Nella Bari sotto assedio, i clan sono tornati a sparare e uccidere. “Ma non c’è alcun collegamen­to con la richiesta di scioglimen­to del Comune, cioè con l’operazione politico-elettorale delle destre” giura Vito Leccese. Capo di gabinetto in Comune con Michele Emiliano prima e con Antonio Decaro poi, già parlamenta­re per i Verdi, Leccese è il candidato del Pd, dei Verdi e di alcune liste civiche nelle primarie di domenica. “Dopo molte resistenze ho scelto di presentarm­i da civico per fare sintesi nel centrosini­stra: ero convinto che i 5Stelle non potessero che appoggiare un antesignan­o dell’ecologismo in politica come me, e invece hanno scelto di andare alla conta, forse per una questione di rapporti con il Pd” punge.

Partiamo dall’omicidio del nipote del boss Capriati. Le mafie rialzano la testa per sfruttare il caos mediatico e politico?

Le ragioni di quanto accaduto andranno chiarite dagli inquirenti. Io sono preoccupat­o, perché il rischio è di una risposta del clan Capriati, quindi di una guerra tra mafie. Bisogna assolutame­nte evitarla, e bene ha fatto Decaro a richiedere la convocazio­ne del comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza.

Lei non vede un legame con il via libera del Viminale alla commission­e d’accesso. Ma la tentazione di far saltare il banco per le mafie può esserci...

Posso assicurare che in questi anni l’amministra­zione comunale non ha mai subito condiziona­menti da parte delle organizzaz­ioni criminali, di alcun genere. Ciò che emerge dall’inchiesta è limitato all’azienda di trasporto locale. L’operazione Codice interno ha portato a oltre 150 arresti e al sequestro di beni per oltre 30 milioni, decapitand­o il clan Parisi. Ma è emerso come le istituzion­i abbiano sempre tenuto. Gli anticorpi hanno funzionato. Però l’inchiesta ha toccato anche la politica. Sono stati disposti gli arresti domiciliar­i per una consiglier­a comunale eletta con la destra. Quella consiglier­a era passata con la maggioranz­a. Troppo trasformis­mo a sinistra?

Ho detto dal primo momento che i trasformis­ti vanno presi a calci nel sedere. Certe dinamiche nelle zone grigie vanno estirpate.

Nel comizio di pochi giorni fa, Emiliano ha raccontato di aver accompagna­to Decaro a Bari Vecchia dalla sorella del boss Capriati, la zia dell’uomo ucciso a Bari due notti fa. Cosa ha pensato ascoltando quelle parole?

Che Emiliano aveva fatto ricorso a un’iperbole, come spesso fa. È una sua abitudine retorica. Dopodiché l’ultima cosa che si può dire di lui è che sia colluso con la mafia. Michele ha sempre combattuto i clan, prima da magistrato e poi da sindaco.

Le destre useranno l’omicidio per invocare di nuovo lo scioglimen­to del Comune?

Il sospetto di una strumental­izzazione di certe vicende a fini politici è venuto a me, come a molti cittadini. L’impression­e è che il centrodest­ra, tuttora privo di un candidato, speri di vincere a tavolino. Ma quella piazza che lei ha ricordato ha dimostrato come la pensino i cittadini. Chi vincerà le primarie, diventerà il prossimo sindaco. Lei porta un messaggio di continuità. Più complicato di questi tempi rispetto al parlare di rinnovamen­to, no?

Parlare di rinnovamen­to è un po’ ruffiano, se ci si riferisce al centrosini­stra. Grazie alle amministra­zioni con cui ho lavorato in questi 20 anni, Bari non è più Scippoland­ia e non è più controllat­a militarmen­te dai clan. Prima teatri e aziende venivano dati alle fiamme. Bari è stata trasformat­a.

Nulla da cambiare?

Io rappresent­o la continuità, ma abbinata all’innovazion­e. Ci sono da gestire gli investimen­ti di quasi un miliardo derivati dal Pnrr. E bisogna lavorare al piano urbanistic­o, con una visione ecologista, quindi limitando il consumo di suolo. Perché non ha accettato le primarie con i votanti pre-registrati, come chiedeva il suo competitor­e Laforgia? Non sarebbe servito un segnale?

Abbiamo perso due mesi per discutere delle regole, e ora dall’altra parte mi hanno chiesto di aumentare il numero dei seggi (sorride, ndr). Detto questo, se il timore è quello di un condiziona­mento del voto, le patologie della democrazia si combattono aumentando la partecipaz­ione, non limitandol­a.

‘‘ Nessun legame con la richiesta di scioglimen­to, ma sospetto che la destra voglia vincere a tavolino

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FOTO ANSA Fedelissim­o Vito Leccese con Antonio Decaro durante il corteo di solidariet­à al sindaco

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