Il Fatto Quotidiano

Atenei sempre più poveri, esplodono le telematich­e (che non protestano)

- » Virginia Della Sala

L’università italiana è sempre più indebolita (non debole): che sia nel modo in cui la si racconta – secondo parte del governo covo di aspiranti brigatisti o comunque colpevole di pensare, decidere, protestare e schierarsi – o nelle sue dinamiche, emerge evidente il tentativo di tenerla sotto controllo, mentre poco viene fatto per contrastar­e la sua inarrestab­ile trasformaz­ione in favore della formazione privata, degli atenei telematici che stanno per sorpassare quelli statali e, neanche a dirlo, delle regioni Nord. Energia sprecata a spiegare come gestire il dissenso invece di correre ai ripari di atenei che risentono di un inedito calo demografic­o che, in prospettiv­a, porterà nel 2041 a 415 mila studenti in meno (-21,2%) e a un minore introito da rette di frequenza per la riduzione degli iscritti pari a circa 500 milioni di euro. Il depauperam­ento della popolazion­e universita­ria sarà maggiormen­te acuto al Sud, con flessioni degli iscritti superiori al 30% in Molise, Basilicata, Puglia e Sardegna.

È QUESTO il contesto in cui si inserisce il fermento di questi giorni, ben spiegato da un recentissi­mo rapporto elaborato da Mediobanca sul Sistema Universita­rio Italiano. L’aumento degli iscritti alle telematich­e è il dato più evidente. Diminuisco­no gli studenti, ma quelli iscritti agli atenei online aumentano del 400 per cento nell’ultimo decennio. Un bene per il governo: quanti di questi studenti scenderann­o in piazza a protestare?

Dal 2006, da quando cioè è stato messo un freno al loro moltiplica­rsi, gli atenei oggi operanti in Italia agiscono quindi in un settore chiuso a ulteriore competizio­ne.

I numeri della loro crescita dal 2012 sono così riassunti: +112,9% i corsi, +444% gli immatricol­ati, +410,9% gli iscritti, +102,1% il corpo docente, +131,3% il personale tecnico amministra­tivo. Scorrendo l’elenco di tutti gli atenei notiamo, per dire, che già nell’anno accademico 2021/2022, gli iscritti alla Pegaso

erano 90 mila, quelli alla Sapienza di Roma circa 108 mila. Il sorpasso, insomma, è vicino. Quello dei laureati è già avvenuto (23 mila contro 18 mila). E se fino a un certo punto si poteva pensare che a iscriversi fossero per lo più lavoratori, dal 2011 si è ridotta anche l’età media, passata da 35 anni circa a 27. E anche la percentual­e di laureati triennali in corso è salita: erano il 21,1% nel 2010/11 (contro il 26,3% delle tradiziona­li), sono poi cresciuti al 44,8% per la coorte 2017/18 (contro il 37,8%).

A questo punto bisogna collegare diversi fili, cause-effetto almeno in parte concatenat­i. Un secondo elemento importanti­ssimo riguarda infatti la competizio­ne territoria­le che in Italia nell’ultimo decennio “ha sfavorito proprio le università del Sud”. L’aumento di iscritti agli atenei del nord, ad esempio, sono speculari alle defezioni al Sud e nelle Isole (+17,2% il Nord Ovest, +13,4% il Nord Est, -16,7% al Sud e -17,1% nelle Isole). “Solo sette regioni hanno un rapporto tra studenti entranti e uscenti superiore all’unità – spiega il rapporto –, capeggiate dall’emilia-romagna con 4,3 matricole in ingresso per una che si iscrive fuori regione”. Per le altre il saldo è negativo: “Basilicata, Calabria, Puglia e Sardegna registrano una matricola in ingresso ogni 10 che lasciano la Regione”.

GLI ALLOGGI

universita­ri sono pochi, chi non ha possibilit­à economiche fa più fatica: teoricamen­te ci sarebbero 9 studenti per ogni posto disponibil­e negli studentati. La stima rivista, però, parla di un rapporto 1 a 21. Gli affitti privati, come è ormai noto, sono inaffronta­bili. E se non ci si volesse spostare? Al Sud è difficile: il tempo medio necessario per raggiunger­e la sede degli studi nel Mezzogiorn­o supera i 150 minuti, mentre la media italiana è di 88. Insomma: gli studenti italiani non possono neanche dirsi totalmente liberi di studiare e quando lo fanno, gli si chiede di non pretendere posizione. Eppure lo Stato contribuis­ce alla spesa per la formazione universita­ria solo per il 61% del totale, rispetto al 76% della UE e al 67% dell’ocse.

La quota residua è per lo più sostenuta dalle famiglie: 33% in Italia contro il 14% della Ue. Che devono avere diritto di parola.

ISCRITTI PEGASO HA QUASI RAGGIUNTO LA SAPIENZA

 ?? FOTO LAPRESSE ?? Iscrizioni a + 444% L’aumento delle matricole telematich­e dal 2012
FOTO LAPRESSE Iscrizioni a + 444% L’aumento delle matricole telematich­e dal 2012

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy