Cade anche l’ultima accusa di Renzi al pm
Il “libretto rosso”
Per il Tribunale di Genova va archiviata anche l’ultima denuncia di Matteo Renzi contro i magistrati fiorentini: il cosiddetto “libretto rosso”, una sorta di j’accuse che il leader di Italia Viva distribuì durante l’udienza preliminare del processo per i presunti finanziamenti illeciti per riassumere tutti i presunti abusi subiti dal pm titolare dell’inchiesta, il procuratore aggiunto Luca Turco. Secondo i giudici in quel documento, suddiviso in 20 punti, non c’è praticamente nulla di “penalmente rilevante”. Per questo il gip Monica Guerrero ha emesso un’ordinanza di archiviazione per l’esposto presentato dal senatore di Rignano, a eccezione di uno dei 20 punti, quello che riguarda Alessandro Maiorano, ex vigile e querelatore seriale di Renzi. L’ex presidente del Consiglio adombra legami tra Maiorano e la polizia giudiziaria fiorentina e contesta alla Procura di Firenze di non aver mai approfondito l’origine di contanti trovati nella casa di Maiorano durante una perquisizione. Questo aspetto sarà discusso nel corso di un’udienza fissata il prossimo 9 maggio.
I fatti risalgono al marzo del 2013. Nel corso dell’udienza preliminare di Open, Renzi si presenta pronto a dare spettacolo: poco prima dell’inizio della discussione distribuisce 30 opuscoli dalla copertina rossa ai presenti: “Un libretto rosso per una toga rossa”, dice riferendosi a Turco. Ne nasce un battibecco e poi un esposto, inviato al Csm e alla Procura di Genova, competente su indagini relative a colleghi toscani. Secondo Renzi, Turco “avrebbe avviato numerosi procedimenti penali nei confronti suoi, dei suoi genitori e dei suoi familiari” perché animato da “intento persecutorio”. Un riferimento, notano i magistrati, “problematico”, considerato il fatto che le varie inchieste che hanno coinvolto Renzi e la famiglia non sono tutte farina del sacco di Turco, ma sono passate tra le mani di più magistrati e tribunali.