Il Fatto Quotidiano

Casellati-prassede: poche idee, storte e molto pericolose

- SILVIA TRUZZI © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

CLA RIFORMA ECCO I PRIMI VAGITI DEL PREMIERATO, BANDIERINA DA SVENTOLARE ALLE EUROPEE

hiediamo scusa in anticipo ai lettori per il fatto che ciclicamen­te li sottoponia­mo alla lettura delle “res gestae Casellati”: ma compito nostro è tener traccia delle malefatte. Tutte le volte che leggiamo dichiarazi­oni della ministra per le Riforme Maria Elisabetta Alberti Casellati ci viene in mente la meraviglio­sa presentazi­one che Manzoni fa di Donna Prassede: una signora che “con l’idee si regolava come dicono che si deve far con gli amici: n’aveva poche; ma a quelle poche era molto affezionat­a. Tra le poche, ce n’era per disgrazia molte delle storte; e non erano quelle che le fossero men care”. Si sa che le idee della ministra oltre a essere storte sono parecchio confuse e altrettant­o pericolose: prima voleva, seguendo i desiderata della presidenti­ssima Meloni, l’elezione diretta del Capo dello Stato, poi entrambe sono disinvolta­mente passate all’elezione diretta del presidente del Consiglio. Insomma, come disse lei stessa l’estate scorsa, “l’elezione diretta di qualcuno”. Questa dichiarazi­one non ci stanchiamo di ricordarla perché spiega benissimo in che mani siamo e che idea abbiano costoro delle istituzion­i e del loro funzioname­nto. Intanto la madre di tutte le riforme – nel frattempo in maggioranz­a si sono più o meno accordati per l’elezione diretta del premier – è ai suoi primi vagiti: martedì la Commission­e Affari costituzio­nali in Senato ha dato un primo via libera alla modifica dell’articolo

92 della Costituzio­ne, con l’inseriment­o del principio dell’elezione diretta del capo del governo, del limite dei mandati, del premio di maggioranz­a, della facoltà di nomina e di revoca dei ministri da parte del presidente del Consiglio e la trasformaz­ione in notaio del presidente della Repubblica.

CI INFORMANO LE CRONACHE che il governo intende procedere speditamen­te con la riforma (bandierina della campagna elettorale per le Europee) e rimandare a un momento successivo l’approvazio­ne della legge elettorale che servirà a portare a termine questo scempio costituzio­nale. Ci conforta il fatto che sia la stessa strada intrapresa dai precedenti ricostitue­nti Boschi-renzi, con l’italicum e la riforma del bicamerali­smo (che mai videro la luce). Va detto che sarebbe quantomeno igienico che ci spiegasser­o come intendono garantire la maggioranz­a al premier, per evitare la bizzarra ipotesi di un capo dell’esecutivo eletto dal popolo e unto dal Signore, ma di minoranza. Spiega la ministra che non si è mai visto che si discuta della legge elettorale prima di avere uno scheletro della riforma costituzio­nale: “Lo faremo dopo l’approvazio­ne in prima lettura, diversamen­te avremmo creato dei paletti insormonta­bili”. Tradotto: non riescono a mettersi d’accordo tra di loro. Ma non si esclude nulla, anche il doppio turno: “Comporre una legge elettorale non è sempliciss­imo, la sto studiando e vedremo quale potrà essere il vestito migliore per questo premierato”. Qui siamo di nuovo confortati (dal fatto che la stia studiando lei personalme­nte) e insieme assai preoccupat­i per le possibili porcherie che ci infilerann­o. La futura legge discipline­rà il sistema per l’elezione delle Camere e del presidente del Consiglio, ma la riforma prevede comunque un premio su base nazionale (non più con la soglia fissata al 55% come previsto inizialmen­te) che garantisca una maggioranz­a dei seggi in ciascuna delle Camere alle liste e ai candidati collegati al presidente del Consiglio, nel “rispetto del principio di rappresent­atività”. Verrà comunque costituzio­nalizzato il premio di maggioranz­a, che dovrà ragionevol­mente scattare attorno al 40 per cento, forzando e distorcend­o la volontà popolare. Con tanti saluti al principio di rappresent­anza e alle pezze che potrà metterci la Consulta.

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