Il boomerang dei “voti sporchi” dalle 2 riciclate del centrodestra
Chi è causa del suo mal pianga se stesso, verrebbe voglia di dire al Partito democratico di Bari, che ha accolto a braccia aperte due ex esponenti di centrodestra. Facendosi così contagiare da due inchieste per voto di scambio, un’infezione che ha causato l’arrivo di una commissione d’accesso antimafia a fare le pulci all’amministrazione di Antonio Decaro.
Per evitare questi guai bastava lasciarle dove stavano, Maria Carmen Lorusso e Anita Maurodinoia. Dall’altra parte. All’opposizione la prima, da consigliere comunale eletta in una civica a sostegno di Pasquale di Rella, arrestata insieme al marito Giacomo Olivieri perché quei voti la coppia li avrebbe presi grazie al sostegno dei clan. Nel Pdl, ovvero in Forza Italia, la seconda, dove nel 2009 entrò in consiglio provinciale e due anni dopo tentò invano la scalata a sindaco del comune di Triggiano.
Ma nei partiti e nelle maggioranze ci sono le porte dei saloon del far west: basta spingere e si entra e si esce, non c’è nessuno a sorvegliare l’ingresso. E quando si accettano adesioni e alleanze soltanto perché ti portano in dote un pacchetto di preferenze, senza storcere il naso, i rischi sono questi. Che poi sarebbe bastato leggere il curriculum del marito di Lorusso – signora mai candidata prima dell’elezione del 2019 – entrata in politica solo in quanto moglie dell’avvocato, ex consigliere regionale ed ex aspirante sindaco Olivieri: uno che i partiti li ha circumnavigati tutti, Forza Italia, Italia dei Valori, Pd. E poi l’ultima giravolta, con l’ingresso della moglie in Sud al Centro, la lista civica che fa riferimento in Puglia all’indagata Anita Maurodinoia, fino a due giorni fa assessora della giunta di Michele Emiliano, Lady Preferenze, così la chiamavano. Salvo poi scoprire che il gioco era truccato: il marito Sandro Cataldo, arrestato, le comprava a 50 euro l’una.