L’uomo di FI ai pm: “Milano, così si sono federate le mafie”
Negli atti di “Hydra” il teste sul consorzio dei clan Il coordinatore del partito di Vibo Valentia: “Alleanza tra Cosa Nostra, ’ndrangheta e camorra” Matteo Messina Denaro tra i destinatari di alcuni affari
PRivelazione
acchetti di voti, contatti con politici nazionali, riciclaggio e fiumi di denaro, false fatture e affari da condividere con l’ex latitante Matteo Messina Denaro, società cartiera e commercialisti a disposizione, legami con la mafia albanese, spedizioni punitive e sequestri di persona per recuperare 400 mila euro in una volta sola. Sono parole preziose quelle di Giuseppe Contartese, 24 anni, coordinatore di Forza Italia per la provincia di Vibo Valentia e che svelano il potere occulto del nuovo sistema mafioso lombardo federato in un consorzio che comprende nomi di spicco di Cosa Nostra, ’ndrangheta e camorra legata al boss Michele Senese.
L’indagine Hydra della Procura di Milano ha avuto una prima discovery lo scorso ottobre con la richiesta di oltre cento arresti. Ora dagli atti depositati al Tribunale del Riesame emergono particolari inediti a puntellare l’ipotesi dell’accusa.
CONTARTESE, che allo stato risulta vittima e non indagato, arriva a Milano poco più di un anno fa per una consulenza finanziaria, il suo lavoro. E tutto cambia, finisce senza quasi volerlo nel centro direzionale del riciclaggio che ingrossa le tasche del consorzio mafioso. Gli equilibri però sono fragili. Il giovane esponente di Forza Italia così a novembre decide di parlare con la Procura. Di lui già prima aveva riferito un imprenditore spaventato dai milioni in contanti che giravano nella palazzina di via Varese a Lainate, il cuore del riciclaggio di questa nuova Mafia spa. I due si incontrano all’hotel Principe di Savoia. “Contartese – spiega l’imprenditore – mi disse che tale (…) era debitore verso l’organizzazione di 400 mila euro. Mi disse che, in situazioni analoghe, con altri debitori, hanno agito sequestrandoli. Tali attività di sequestro e recupero sarebbero state portate avanti da tale Emy, soggetto tatuato, che io ho visto a Lainate e che mi ha descritto come autore di diverse rapine e in possesso di varie armi tipo Ak-47”.
Il giovane politico sotto la Madonnina pensa di aver svoltato. Approda subito negli uffici di Lainate. E qui conosce i vertici del Consorzio, dai Pace di Castelvetrano ai Crea di Melito fino agli esponenti della ’ndrangheta di Lonate Pozzolo. Il gotha, dunque. Di questo parla ai magistrati di come i mafiosi lo coinvolgono: “Mi hanno invitato a fermarmi a Milano per la gestione della consulenza fiscale delle loro società. Mi hanno specificato di conoscere importanti personaggi politici, tra cui alcuni miei amici di quando partecipavo ai convegni di Forza Italia”. Filippo Crea, uomo del consorzio mafioso e figlio del boss Santo Crea rivela al politico il bacino elettorale della cosca. “Mi disse che suo padre disponeva di un pacchetto di voti sia in Calabria sia in Lombardia. Nelle amministrazioni di Melito di Porto Salvo, erano inseriti parecchi soggetti imparentati proprio con i Crea; mentre in Lombardia disponevano di pacchetti di voti importanti che gli derivavano dai dipendenti delle numerose società da loro gestite”.
POLITICA, MA ANCHE FIUMI
di denaro grazie a professionisti
“Eros Marcon (…) il quale mi ha confidato che riciclava i soldi, in particolare dei calabresi e degli albanesi, tramite un giro di false fatturazioni. Il suo capo è un importante esponente della mafia albanese”. Il tempo passa e il rapporto con i vertici mafiosi si rafforza. Il politico di Forza Italia lavora sempre negli uffici di Lainate. “Questi mi esplicitarono che non erano molto avvezzi al settore finanziario, che preferivano che seguissi gli aspetti legati alle loro società, anche perché loro non volevano figurare. Mi dissero che mi sarei occupato di tutto, una sorta di amministratore delegato delle loro società; ricordo che Crea mi disse: io arrivo solo quando serve la ruspa per fare il buco e sotterrare i soldi”. Il giovane esponente di FI entra sempre più in confidenza.
IL GIORNO DELL’ARRESTO
di Messina Denaro, uno della famiglia Pace, organica al Concome sorzio, “mi disse che lui era dello stesso paese di quello che hanno arrestato oggi; chiarisco che era il giorno dell’arresto di Matteo Messina Denaro”. Sempre sulla ex primula rossa spiega: “Un giorno Filippo Crea mi fece intendere che attraverso le attività degli uffici di Lainate avevano contatti e riscontri diretti con l’ex latitante proprio per questioni finanziarie. Ho capito che tali collegamenti potevano derivare dai rapporti tra Crea e i Pace, tramite Marcon che gestiva gli aspetti finanziari del riciclaggio”. E ancora: “La maggior parte delle centinaia di società erano intestate a prestanome. Molti di questi prestanome venivano arruolati presso un poker club”. Rispetto poi alla palazzina di Lainate “ricordo che giravano grosse quantità di denaro contante, vi erano due macchinette conta soldi che giravano ininterrottamente. Ho visto sia Tripodi che Crea lasciare gli uffici con mazzette di denaro”. Lo stesso Contartese dopo questo verbale, il 6 dicembre, sarà vittima di una aggressione sulla quale la Procura di Milano sta indagando.