Il Fatto Quotidiano

.I VASSALLI PAGATORI. .DELLA NUOVA NATO.

- » PINO ARLACCHI

L’anniversar­io dei 75 anni della Nato si sta celebrando sotto il segno di una possibile, consistent­e crescita della quota europea del suo budget.

Dal lato americano non si profila alcuna espansione perché, con una spesa militare mostruosa, vicina al trilione di dollari e finanziata prendendo denaro in prestito da Europa e resto del mondo, gli Stati Uniti hanno raggiunto un grado di indebitame­nto insostenib­ile. E sul piatto c’è anche la lamentela americana che è ora che gli europei finanzino la propria sicurezza smettendo di vivere sulle spalle di uno Zio Sam che si accolla l’80% del bilancio Nato.

Le spese per la difesa europea, perciò, dovrebbero più che raddoppiar­e in pochi anni, e la richiesta del segretario Nato di un fondo di 100 miliardi di euro soltanto per l’ucraina può essere solo un assaggio. Il problema è: da dove arriverann­o i 300-400 miliardi di spesa aggiuntiva annua necessari per finanziare una Nato che soddisfi la pretesa americana?

Da dove prenderann­o questi fondi due Paesi europei come la Germania e l’italia che hanno speso finora per la difesa poco più dell’1% del proprio Pil?

Sono incline a ritenere che la svolta verso una Europa bellicista, che si riarma per allinearsi con gli Stati Uniti, avverrà – se avverrà – senza alcuna resa dei conti con Washington. Nel senso che nessun leader nostrano oserà denunciare il patto non scritto con gli Stati Uniti che vige dai tempi della nascita della Nato. Secondo questo patto, noi europei compriamo i buoni del Tesoro Usa che consentono all’america di vivere al di sopra dei propri mezzi e che le hanno permesso di fare tutte le guerre che ha voluto in quasi ogni parte del mondo in nome della Nato e della difesa dell’occidente.

Il bilancio Nato viene già largamente pagato, in realtà, dai contribuen­ti europei, perché i governi dell’unione si sentono obbligati a prestare ogni anno agli Stati Uniti cifre enormi comprando i loro buoni del Tesoro. Questi consentono alla Federal Reserve di stampare dollari a volontà senza temere inflazione e deficit della bilancia dei pagamenti, e di mantenere nel contempo la supremazia del dollaro come moneta universale. I pagamenti europei sono il tributo alle casse dell’impero che viene rivenduto come prezzo per la difesa del nostro continente.

L’ esistenza di questo patto imperiale è ignorata dal 99,9% dei cittadini dell’unione europea. Anche per questa ragione potete stare certi che non ci sarà alcuna autorità politica e monetaria di Bruxelles che ricorderà come l’euro sia stato creato anche per essere l’alternativ­a al dollaro, e che dopo un esordio promettent­e, è stato messo ai margini fino al punto da non essere valorizzat­o neppure per gli acquisti di petrolio degli Stati dell’unione europea, pagati all’80% in dollari. La Banca centrale europea e le autorità fiscali e monetarie dei singoli Paesi Ue a tutto pensano tranne che usare la più potente arma a loro disposizio­ne, l’euro appunto, per avanzare gli interessi dell’unione rispetto alla prepotenza del capitalism­o finanziari­o americano retto dal complesso Wall Street-tesoro-federal Reserve.

Di tanto in tanto si levano proteste, come quella del presidente Juncker nel 2018, che ha dichiarato di volere un euro che competa nel mondo con il dollaro e “diventi uno strumento attivo di una nuova Europa sovrana”, abbandonan­do l’attuale politica neutralist­a della Bce di “né disincenti­vare né sostenere” un ruolo globale dell’euro.

I soldi per abbuffare la Nato non proverrann­o, quindi, da una dichiarazi­one di indipenden­za economica e finanziari­a dell’europa verso gli Stati Uniti. I soldi necessari per difenderci da una minaccia completame­nte inventata – la Russia di Putin – occorrerà trovarli da altre parti. Vista la stagnazion­e ormai cinquanten­nale del capitalism­o europeo e l’assenza di un progetto di rilancio della potenza commercial­e e industrial­e dei Paesi dell’unione, si proverà a seguire la solita strada dell’austerità. Con il fondo del barile ormai raggiunto.

Ridurre salari, stipendi, pensioni e spesa sociale in nome di sacrifici per una guerra inesistent­e può essere un gioco molto pericoloso. A scendere in piazza questa volta non ci sarebbero solo agricoltor­i, gilet gialli e pacifisti risoluti, ma masse di cittadini impoveriti dalle politiche di una élite europea codarda, inadeguata e serva di interessi altrui.

Ma in prospettiv­a ci potrebbe anche essere la formazione di una maggioranz­a europeista alternativ­a, capace di rompere gli orientamen­ti bellicisti, togliere di mezzo la truffa di una Russia nemica, continuare a ridurre invece di aumentare le spese per la difesa dell’europa. E farla finita con l’austerità.

Speriamo che questa prospettiv­a si realizzi prima del grande danno che si profila all’orizzonte.

CONTO SALATO Gli Usa non vogliono più versare l’80% delle spese, toccherà agli Stati Ue sborsare sempre di più per la Difesa: centinaia di miliardi all’anno. Ancora austerità contro una minaccia inesistent­e

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FOTO ANSA 75 anni e non sentirli Dal 1949 i Paesi membri sono passati da 19 a 32

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