Il miglior film è lottare uniti: combriccole roba da perdenti
“FELICI che il settore dell’audiovisivo abbia ribadito le istanze che abbiamo già condiviso” il commento della la sottosegretaria alla Cultura, Lucia Borgonzoni. "Quel che mi preoccupa è la strumentalizzazione che una parte della politica vuole fare di questo, lanciando allarmi”.
Pubblichiamo l’intervento tenuto da Marco Bellocchio ieri a Roma in occasione dell’incontro tra i vari settori dell’industria del cinema e dell’audiovisivo
Ascoltando tutti gli interventi,ho l’impressione che tutti abbiano ragione, che tutti abbiano detto delle cose sensate nell’interesse delle categorie che rappresentano. Eppure le disuguaglianze esistono tra categorie e categorie e all’interno delle singole categorie.
Per esempio non tutti i produttori sono ricchi (ci sono ricchi e poveri), è lo stesso per i registi, gli sceneggiatori, gli attori (numerosissimi sono gli attori che non guadagnano abbastanza per sopravvivere dignitosamente), e poi gli scenografi, i costumisti eccetera eccetera, e ancora la più numerosa schiera degli assistenti, degli aiuti (che non possono essere più volontari ma restano poveri e sfruttati).
FORSE per queste disuguaglianze così ramificate e in categorie diverse (ognuno lottava per conto suo) non è mai stato possibile nella storia del cinema e dell’audiovisivo italiano lottare tutti insieme. Non ricordo nella mia lunga esperienza uno sciopero generale del cinema e dell’audiovisivo insieme. Magari molti stavano a casa, andavano al mare, approfittavano per fare dell’altro, ma insieme tutti uniti non ne ho un ricordo. Come mai?
Eppure il cinema, più della televisione, è sempre stato di sinistra e parole di sinistra sono echeggiate e riecheggiate nelle nostre assemblee. Anche di estrema sinistra! Ora il mio messaggio, oggi 5 aprile, è molto “moroteo”, brevissimo, diversamente da Moro che parlava per cinque o sei ore di fila. Era anche un modo per sfiancare gli avversari. Come disse Moro nel suo ultimo discorso all’assemblea nazionale della Dc: “Restiamo uniti!”. Indimenticabile l’interpretazione di Fabrizio Gifuni.
E ricordo anche l’apologo di Menenio Agrippa (scuole elementari) che mise pace tra Patrizi e Plebei; e Antonio Gramsci che volle intitolare il quotidiano del nascente partito comunista: Unità.
CAMBIANDO
tono, noi non dobbiamo nascondere le diseguaglianze, far finta che non ci sono, ci sono, ma oggi dobbiamo sforzarci di darci la mano, di trovare l’unità poiché siamo in un momento di eccezionale emergenza (pensando anche a una emergenza mondiale, alle guerre con un numero spaventoso di vittime, alle migrazioni inarrestabili, al clima eccetera eccetera). Insomma in questo momento pre-catastrofico per l’umanità, dobbiamo cercare di ridurre, non dico rinunciare, di ridurre la nostra rabbia per le ingiustizie che alcuni di voi subiscono ogni giorno, in pericolo se non di povertà, di angosciosa precarietà, e confrontarsi possibilmente tutti uniti con la politica che legittimamente comanda e che ha oggi il potere di decidere.
Dire: “...ma tu sei un privilegiato... ”, “Tu non hai il mutuo da pagare”, “Tu sei già in pensione e lavori ancora”, “Tu non hai figli”, “Tu sei (nota comica) candidato ai David”, “Fai parte della solita combriccola” eccetera eccetera, è una posizione perdente.
Oggi se ho parlato a vanvera scusatemi, almeno sono stato breve. La 180 (approfitto per ricordare Franco Basaglia di cui ricorre il centenario), la 180, mi difende da un ricovero coatto.