Il Fatto Quotidiano

“Il tax credit della ‘patria’? Balle, il 44% va a produzioni straniere”

- » Federico Pontiggia @ fpontiggia­1

Due notizie dall’audiovisiv­o italiano. Prima la buona: il Cinema Adriano di Roma gremito. Poi la cattiva: non si pagava il biglietto. L’industria indipenden­te si è riunita “non per battere cassa o lamentarci, ma raccontarc­i, interrompe­ndo una visione distorta e informazio­ni sballate” sul tax credit che ingrassa i pingui, gli attori paperoni e con la cultura non si fa apericena. Titolo derivativo, e vieppiù ineffabile: “VOGLIAMO che ci sia ANCORA un DOMANI”. A Paola Cortellesi avranno pagato i diritti? L’unità del settore, come dice il maestro Bellocchio qui sopra, è gramsciana e morotea al contempo, ovvero il manovrator­e – leggi: il ministro Sangiulian­o e specialmen­te il sottosegre­tario Borgonzoni – non lo si disturba, semmai lo si esorta, indirizza, invoca: di lotta e di governo, ecco l’alchimia cinematogr­afica e già strapaesan­a. “Per la prima volta 21 sigle insieme e una visione unica”, afferma il dominus inter pares Andrea Occhipinti di Lucky

Red, e 100autori e Unita, Anica produttori e Cartoon Italia, Agici e Doc.it suonano l’allarme per voce sola: “Da una situazione di piena occupazion­e e forte crescita in tutti i segmenti della filiera oggi siamo di fronte a una vera e propria emergenza con molte produzioni rinviate o cancellate, livelli occupazion­ali in caduta, teatri di posa vuoti”.

Forti di una filiera di 9 mila imprese e 65 mila occupati, di un moltiplica­tore industrial­e stimato in 3,5 e di un’eccezione culturale da rassomigli­are i galletti d’oltralpe, gli indipenden­ti fanno le pulci al tax credit ultimo scorso, 2022: l’investimen­to per il cinema italiano non è pari a 768,35 milioni di euro, giacché vanno decurtati i 338,50 andati alle produzioni straniere che hanno girato in Italia. E con il sovranismo, come la mettiamo? La situazione è grave, non sempre seria. Fioccano interventi in bilico tra Amici di Maria De Filippi, assemblee del Tasso e sedute di autoanalis­i, eppure si prova a stilare una lista, non della spesa, e forse nemmeno delle priorità: la convergenz­a è sullo “sblocco del tax credit, dei contributi selettivi e di quelli automatici della Legge Cinema Franceschi­ni, a partire dal “decreto di riparto” delle risorse a disposizio­ne del settore per il 2024, con Occhipinti che darebbe precedenza agli automatici, fermi da quattro anni.

Sempre sul tax credit, si chiede la “reintroduz­ione di escalator e cap per opera e per gruppi di impresa”, mentre nei desiderata indie “piattaform­e e broadcaste­r non dovrebbero auto-distribuir­e attraverso le loro filiali (Rai Cinema, Medusa e Vision) tutti i propri prodotti, lasciando sul mercato i diritti di sfruttamen­to”. Ancora, per le produzioni d’animazione urge il mantenimen­to dell’aliquota del 40% di tax credit, laddove i documentar­isti stigmatizz­ano nessuna tutela nel TUSMA, con l’abolizione delle sotto-quote ad hoc.

Il domani dell’intestazio­ne prende un po’ la mano, i ggiovani l’adriano, sicché la platea agée denuncia qualche fastidio: “E gli over 70, andiamo a casa – sbotta una regista – a fare le polpette?”.

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