“Stringiamo un patto con M5S per liberarci di tutti i trasformisti”
“Non possiamo avere un partito che seleziona le persone solo sulla base di quante preferenze portano al capo di turno. Facendo così si mette in crisi l’idea stessa di Pd, mentre noi abbiamo bisogno di premiare chi fa battaglia politica nella società. Elly ha vinto le primarie anche perché portatrice di questa esigenza, in particolare al Sud”. Marco Sarracino, responsabile Mezzogiorno del Pd, e da qualche settimana anche commissario a Siena, in maggioranza con Schlein, ci va giù diritto.
Onorevole, la vicenda di Bari evidenzia una questione morale nel Pd?
Il punto non è l’amministrazione comunale di Bari su cui il giudizio è positivo. Le inchieste sollevano altri temi che dobbiamo affrontare con urgenza. Il primo è quello della selezione della classe dirigente, il secondo è il trasformismo.
Ma in Puglia il trasformismo resiste, a Torino si parla di corruzione elettorale, in Campania il commissariamento stenta a portare risultati. Speranze tradite?
Parlerei di luci e ombre. Si sono dati segnali positivi, soprattutto nella fase successiva alla vittoria alle primarie, poi siamo stati travolti dalla quotidianità, che ci ha impedito una programmazione di cambiamento radicale nel partito. Ma ora serve un passo avanti.
Come?
Chi cambia continuamente casacca per motivi spesse volte poco nobili non può trovare spazio nelle nostre coalizioni. Le liste Europee e delle prossime Amministrative devono essere la foto della società che ha in mente il Pd. E la lotta alla criminalità organizzata è un nostro tema identitario. Troppe volte nel
Pd chi ha denunciato questi fenomeni anziché essere ascoltato è stato messo ai margini.
Ma allora Conte ha avuto ragione a far saltare le primarie a Bari?
Assolutamente no. Credo sia sbagliato per un piccolo calcolo elettorale rompere la coalizione progressista di Bari. Non si può denunciare il fatto che al governo c’è la destra peggiore della storia repubblicana e poi dividersi alle elezioni, come se le Politiche del 2022 non ci avessero insegnato nulla. In Sardegna abbiamo vinto. Siamo alleati in Basilicata, così come lo saremo l’8 e il 9 giugno in molti Comuni.
Però, lei stesso dice che esiste un tema legalità.
C’è un tema circoscritto che non riguarda la qualità dell’amministrazione di Bari, che merita un’alleanza tra partiti proprio per liberarsi di una parte di quel “civismo” che a volte è determinante per le elezioni, ma ti fa perdere la faccia.
Ricomporre la rottura è possibile?
Il Pd, come ha detto Schlein, è testardamente unitario. Occorrerebbero su entrambi i fronti segnali distensivi. Le questioni programmatiche ci vedono molto più uniti di quel che pensiamo.
Il Pd può convergere su Laforgia? Le scelte di Bari le farà il partito di Bari, concordandole con la segreteria nazionale. Dobbiamo fare di tutto per preservare l’unità del campo politico. Ma occorre maggior rispetto nei confronti della nostra comunità.
M5s a Torino chiede che Lorusso riferisca sui voti in cambio di favori.
Ma bisogna gettare acqua sul fuoco, serve un segnale dai leader nazionali
Che colpa ha Lo Russo? Non è utile. Occorre gettare acqua sul fuoco. L’input deve arrivare anche dalle segreterie nazionali.
Alle Europee al Sud, saranno determinanti i voti di De Luca, per esempio.
Non è questo il problema, ma che liste faremo. Dovremo avere candidati che oltre a prendere i voti siano anche la garanzia che quelli dei trasformisti o della criminalità organizzata non arrivino al Pd.
Lei e Roberto Fico siete spesso insieme, anche per il no all’autonomia differenziata. Un laboratorio?
Assolutamente sì. Proprio stamattina (ieri ndr) ero con tutte le forze di opposizione a Scampia per un’iniziativa sui rischi dell’autonomia differenziata. Un disegno non solo contro il sud ma deleterio per tutto il Paese, che legittima l’idea che possano esistere cittadini di serie A e di serie B, penalizza la sanità e scuola pubblica.