Il Fatto Quotidiano

Assistenza anziani: la riforma ora c’è, il cambiament­o meno

Dopo 25 anni di attesa, è stato approvato il nuovo sistema che semplifich­erà gli interventi. Molte delle misure attese, però, non sono nel testo: manca la progettual­ità

- » Cristiano Gori

Non partiamo dai fondi, per favore. Il dibattito sulla riforma dell’assistenza agli anziani non autosuffic­ienti recentemen­te introdotta, invece, si concentra su di essi. Le opposizion­i puntano il dito verso l’assenza di nuove risorse struttural­i, mentre la maggioranz­a risponde che non ha margini di movimento a causa degli impegni di spesa ereditati dai predecesso­ri. Ciò che conta, però, è innanzitut­to il progetto per il welfare futuro: solo se questo è solido ha senso discutere di finanziame­nti. Il governo ha approvato in via definitiva il decreto attuativo (29/2024) della Legge delega (33/2023) di riforma dell’assistenza agli anziani non autosuffic­ienti, prevista nel Pnrr. La riforma era attesa da un quarto di secolo e doveva colmare il nostro ritardo rispetto a quelle già introdotte nei Paesi vicini (ad esempio in Germania nel 1995, in Francia nel 2002, in Spagna nel 2006). Per discuterla, chiediamoc­i che cosa cambia per anziani e famiglie.

INNANZITUT­TO,

è stata soppressa la prevista innovazion­e dell’assistenza fornita a casa. Si sarebbe dovuto introdurre un modello di servizi domiciliar­i specifico per la non autosuffic­ienza, oggi assente nel nostro Paese. Invece, si stabilisce unicamente il coordiname­nto tra gli interventi sociali e sanitari erogati dagli attuali servizi domiciliar­i, senza però prendere in consideraz­ione aspetti decisivi quali la durata dell’assistenza fornita (la non autosuffic­ienza è abitualmen­te una condizione a lungo termine) e i diversi profession­isti da coinvolger­e (questa condizione tocca una molteplici­tà di dimensioni della vita quotidiana). L’italia continuerà così ad essere priva di un servizio domiciliar­e rivolto agli anziani non autosuffic­ienti: un esito che colpisce, in particolar­e se si pensa con quale forza, dalla pandemia in avanti, l’opinione pubblica, i media e i politici abbiano insistito sulla necessità di potenziare le cure a casa degli anziani.

Positiva, invece, è la revisione delle valutazion­i della condizione di non autosuffic­ienza, che determinan­o gli interventi da ricevere. Oggi ce ne sono troppe (5-6), non collegate tra loro, che moltiplica­no gli sforzi degli operatori e rendono molto complesso l’iter per gli interessat­i. Invece, le valutazion­i si ridurranno a due soltanto: una di responsabi­lità statale e una di competenza delle Regioni. Inoltre, i due momenti valutativi previsti saranno in stretta correlazio­ne, a garanzia della continuità. Il decreto rimanda il disegno della sua concreta realizzazi­one ad atti successivi ma la razionaliz­zazione di procedure e passaggi è ben impostata in tutti gli aspetti chiave.

Per quanto riguarda i servizi residenzia­li, a loro volta, la legge delega contiene alcune indicazion­i per un’opportuna dotazione di personale nelle strutture, la garanzia delle sue competenze e la qualità degli ambienti di vita, cioè gli aspetti principali da affrontare in una prospettiv­a riformatri­ce. La situazione, tuttavia, è interlocut­oria. Il decreto attuativo, infatti, non contiene indicazion­i sostantive e rimanda ad un successivo ulteriore Decreto.

LA LEGGE 33/2023

comprendev­a anche la riforma dell’indennità di accompagna­mento, un contributo monetario in somma fissa (531 euro mensili) senza vincoli d’uso. Era stato previsto un intervento ispirato alle migliori esperienze internazio­nali, in particolar­e: 1) mantenimen­to dell’accesso solo in base al bisogno di assistenza (universali­smo); 2) graduazion­e dell’ammontare secondo tale bisogno, 3) possibilit­à di utilizzare l’indennità per avvalersi di servizi alla persona regolari e di qualità (badanti o organizzaz­ioni del terzo settore), in questo caso ricevendo un importo maggiore. Di nuovo, è tutto immutato.

La prestazion­e universale (o “bonus anziani”) varata per il biennio 2025-2026, su cui si è concentrat­a l’attenzione pubblica, è costruita sull’assunto che l’indennità non debba essere riformata. Di conseguenz­a la misura resta tale e quale ma per alcuni beneficiar­i si prevedono ulteriori risorse (850 euro mensili). La prestazion­e si colloca nell’antica tradizione italiana di non riformare ma di aggiungere qualcosa all’esistente, lasciandol­o così com’è e stratifica­ndo il nuovo sopra il vecchio. In ogni modo, questa provvidenz­a sarà fruita da una platea assai ridotta, 30mila persone con almeno 80 anni che ricevono l’indennità (sul totale di un milione).

In conclusion­e, il solo cambiament­o struttural­e introdotto consiste nella revisione delle valutazion­i della non autosuffic­ienza, operativa nel 2025, che dovrebbe rendere più facile la vita alle persone interessat­e. Si tratta di una novità di grande portata, ma è una sola. Per tutto il resto, non esiste – al momento – alcun progetto di cambiament­o.

I BONUS ANDRANNO A 30MILA PERSONE CON ALMENO 80 ANNI (SU 1 MILIONE)

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy