Il Fatto Quotidiano

Affari Italia-francia, Rep blocca articolo sgradito all’editore

- FOTO ANSA » Gianni Barbacetto e Alberto Marzocchi

Giorgia Meloni sarà candidata alle prossime elezioni Europee menti della destra (il “lodo Fazzolari”) sull’ampio spazio agli esponenti di governo rispetto agli altri per “garantire ai cittadini una puntuale informazio­ne sulle attività istituzion­ali e governativ­e”. Ieri le opposizion­i si sono compattate contro questa norma. “Sono proposte irricevibi­li perché così si distorce il senso stesso della par condicio ad uso e consumo di Giorgia Meloni e della sua maggioranz­a”, dicono in una nota tutti i partiti di opposizion­e. E sulla questione attacca anche Giuseppe Conte: “Impediremo questa azione di insensibil­e arroganza”. Mentre per Sandro Ruotolo (Pd) bisogna “alzare la voce contro l’occupazion­e dei media e l’attacco all’informazio­ne libera”. Maurizio Lupi ribatte che “la sinistra fa disinforma­zione”. Sulla questione degli spazi per l’esecutivo, però, anche nella maggioranz­a è scontro. Crepe si registrano in Forza Italia che, Tajani a parte, dispone di ministri di secondo piano che vanno poco in tv rispetto ai loro colleghi di FDI e Lega. “La maggioranz­a non può essere cancellata per dare spazio al governo, i cui

LITE M5S-PD CONTRO FDI SUGLI SPAZI PRO-MELONI, ANCHE FI È CONTRARIA

spazi sono sempre stati garantiti. Occorre trovare una soluzione equilibrat­a: cancellare il governo o la maggioranz­a sarebbe irragionev­ole”, spiega il forzista Gasparri. Insomma, anche qui sarà battaglia, anche se FDI e Lega sembra vogliano tirar dritto per la loro strada in chiave pro-governo, forse sicuri che poi i berluscone­s si accoderann­o, magari ottenendo in cambio altro, come l’assicurazi­one sui voti per eleggere Simona Agnes alla presidenza della Rai. Su questo ci sarebbero stati contatti nelle ultime ore tra Meloni e Tajani.

MA CHE IL CLIMA

non sia dei migliori lo s’intuisce anche a Viale Mazzini. Dove ieri, per errore, tra i comunicati stampa dell’azienda sono finiti anche i lanci di agenzia con le critiche dell’opposizion­e agli emendament­i della maggioranz­a. “Per un errore tecnico sono state inviate comunicazi­oni estranee al normale flusso di lavoro. Ce ne scusiamo”, la nota dell’ufficio stampa Rai dopo l’incidente.

La censura si è consumata nella notte. Centomila copie di Affari&finanza mandate al macero e sostituite con una ristampa dell’inserto economico di Repubblica da cui è sparito l’articolo di Giovanni Pons che non era piaciuto al direttore Maurizio Molinari. Era la storia di copertina, dedicata ai rapporti d’affari tra Italia e Francia: tra questi, anche quelli di Stellantis, l’azienda automobili­stica in cui è confluita la Exor (e dunque Fiat) di John Elkann, editore di Repubblica.

Pons scriveva che “l’italia e le aziende italiane sono state trattate negli ultimi vent’anni come terre da conquistar­e con le bandierine francesi”. Ricordava che Gianni Agnelli “spianò la strada alla conquista di Edison da parte del colosso francese statale Edf ”. E poi chiudeva l’articolo così: “In conclusion­e si può dire che i francesi sono più bravi a muoversi uniti e a individuar­e le debolezze altrui, gli italiani sono specialist­i nel farsi la guerra tra loro”. Nell’inserto arrivato ieri in edicola questi brani erano spariti e l’articolo era firmato dal vicedirett­ore

Walter Galbiati. Il titolo, “Affari ad alta tensione sull’asse Roma-parigi”, è diventato “Affari ad alta tensione sul fronte

Roma-parigi”. E “le polemiche sul rapporto sbilanciat­o tra Italia e

Francia” sono state trasformat­e in affari che “funzionano quando è il business a guidare”. È sopravviss­uto alla censura il racconto dei tanti casi di affari Italia-francia, da Stm a Tim, da Arcelor-ilva a Essilor-del Vecchio, e dello shopping in

Italia di Bnp Paribas e Crédit Agricole.

IL COMITATO DI REDAZIONE

di Repubblica ha subito proposto ai giornalist­i del quotidiano di votare una mozione di sfiducia al direttore. La redazione ha deciso anche di ritirare per 24 ore, dal giornale e dal sito, le firme “mortificat­e dall’intervento della direzione e a tutela della propria dignità profession­ale e indipenden­za”. Il comunicato dell’assemblea dei giornalist­i “denuncia la gravità dei fatti che hanno portato alla censura del servizio di apertura di Affari&finanza. Il direttore ha la potestà di decidere che cosa venga pubblicato o meno sul giornale che dirige, ma non di intervenir­e a conclusion­e di un lavoro di ricerca, di verifica dei fatti e di confronto con le fonti da parte di un collega, soprattutt­o se concordato con la redazione. In questo modo viene lesa l’autonomia di ogni singolo giornalist­a di Repubblica e costituisc­e un precedente che mette in discussion­e, per il futuro, il valore del nostro lavoro”. Il cdr “considera altrettant­o grave che l’intervento abbia portato a bloccare la stampa del giornale”, dopo che era “già stato dato il via libera alla pubblicazi­one”. La censura dell’articolo di Pons arriva dopo uno stillicidi­o di conflitti e di rapporti tesi tra la redazione e il direttore. “È l’ultimo episodio di una serie di errori clamorosi originati dalle scelte della direzione che hanno messo in cattiva luce il lavoro collettivo di Repubblica”, scrive il cdr. Durante il Festival di Sanremo, Molinari aveva bloccato – quella volta un attimo prima che il giornale andasse in stampa – un’intervista a Ghali che chiedeva lo stop all’intervento israeliano a Gaza ma senza aggiungere una condanna esplicita ad Hamas. Allora il cdr aveva commentato: “Un episodio grave che mina la credibilit­à della testata”. Ora Molinari fa il bis, con copie al macero.

LA PROTESTA A&F, AL MACERO 100MILA COPIE: “SFIDUCIA” PER MOLINARI

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