Il Fatto Quotidiano

Lombroso, Dna e IA: nella war room dei “delitti seriali”

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consente di ipotizzare, a ritroso, la responsabi­lità di Tizio o Caio. Così nel 2020 la polizia ha potuto arrestare il presunto omicida di Antonio Schiesaro, ucciso nel 2001 nella sua casa di Verona: il campione biologico ritrovato sulla vittima era lì da 19 anni. Andare più indietro è meno semplice, perché in passato non si faceva abbastanza attenzione alla gestione dei reperti. “Ora sì – assicura Rinella – è quasi maniacale”. “La biologia – osserva – a volte è decisiva in presenza di altri indizi, a volte da sola non basta ma offre spunti o consente di attivare intercetta­zioni. Come lo stub positivo su una persona sospettata di aver sparato”.

L’altra frontiera è il Sari (Sistema automatico di riconoscim­ento immagine) che incrocia milioni di volti, oggetto di un lungo confronto con il Garante della Privacy oltre che di normative europee stringenti su raccolta e durata legale della conservazi­one delle immagini. “È una grande opportunit­à, ma serve sempre l’occhio del poliziotto, nessuno viene arrestato da una macchina. Ricorderà – racconta Rinella – il caso dell’israeliana accoltella­ta alla stazione Termini (31 dicembre 2022, ndr). Le telecamere di sorveglian­za ci forniscono un volto, con una buona definizion­e. Il fotogramma viene inserito attraverso il Sari nell’afis, cioè tra tutti i soggetti fotosegnal­ati: è un occhio che vede più di 20 milioni di cartellini e ti dà 10 o 15 candidati, fornendo anche una percentual­e. Quello individuat­o era il decimo. Il poliziotto dice ‘ma chi è questo?’. Era stato fotosegnal­ato a Roma una settimana prima, per un tentato furto vicino alla stazione, con gli stessi vestiti; fosse stato segnalato di recente in altri contesti sarebbe stato scartato. Poi la palla passa agli esperti di comparazio­ne fisionomic­a. Altro che grande fratello, non è vero che l’intelligen­za artificial­e sostituisc­e l’uomo. Però fa in un attimo quello che l’uomo farebbe in mesi”. Potente la comparazio­ne fisionomic­a: un vecchissim­o filmato ha inguaiato Paolo Bellini, il terrorista nero poi condannato in primo grado nel 2022 per la strage di Bologna, prima che parlasse l’ex moglie.

Ora per il Sari, secondo i regolament­i europei, si può usare anche real time: per esempio per cercare un latitante atteso allo Stadio Olimpico attraverso le telecamere ai tornelli. “Ma si possono fare solo banche dati provvisori­e, un jihadista sospettato di voler compiere un attentato posso cercarlo così, un topo d’appartamen­to no”, avverte Rinella. Tutto condivisib­ile, ma una volta che le immagini esistono non è facile impedirne l’eventuale uso illegittim­o, sia pure al di fuori del processo penale. Quanto al processo, la sfida ormai è la ricostruzi­one tridimensi­onale della scena del delitto: “Ce la chiedono sempre più spesso”.

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