Al ministero a valutare il Ponte la dirigente imputata dalla Dda
Nel luglio 2023 era finita in un’inchiesta della Dda di Catanzaro che le aveva notificato un avviso di garanzia per concorso in attività organizzate per il traffico di rifiuti e per concorso in frode nelle pubbliche forniture. Un mese dopo, il ministero dell’ambiente e della Sicurezza energetica le ha dato un “premio” e l’ha nominata vicario del direttore generale “Valutazioni Ambientali”. È la storia di Orsola Renata Maria Reillo che, dopo essere stata indagata (oggi imputata), è diventata il numero 2 di un importante ufficio pubblico, quello che valuta la compatibilità ambientale di tutte le grandi opere che il governo intende realizzare in Italia, compreso il futuro Ponte sullo Stretto.
MA ANDIAMO con ordine per raccontare le vicissitudini della dirigente originaria di Lamezia Terme che, già da alcuni anni, ricopriva l’incarico di direttore della Divisione V “Procedure di valutazione Via e Vas”. Prima di essere chiamata a Roma, negli uffici del ministero guidato da Gilberto Pichetto Fratin, tra il 2017 e il 2019 Reillo era direttore generale del dipartimento Ambiente e Territorio della Regione Calabria. In questa veste è stata coinvolta nell’operazione “Glicine-acheronte” della Dda di Catanzaro coordinata all’epoca dal procuratore Nicola Gratteri. Per mesi, i pm Paolo Sirleo e Domenico Guarascio la intercettarono nell’ambito dell’inchiesta dove sono indagati, tra gli altri, anche l’ex presidente della Regione Mario Oliverio, l’ex assessore all’ambiente Antonella Rizzo e gli imprenditori Gianni e Raffaele Vrenna, ras delle discariche in Calabria.
L’indagine ha fotografato quello che i pm chiamano il “sistema illecito dei rifiuti” che ai politici calabresi avrebbe garantito “vantaggi legati alla possibilità di mantenere inalterata la loro credibilità, rispetto al corpo elettorale” mentre ai gestori degli impianti sarebbero stati assicurati “profitti legati all’incameramento delle tariffe di conferimento dei rifiuti urbani”, nonostante nei loro impianti “fosse preclusa la possibilità di introitare rifiuti non trattati”.
Nel mezzo ci sono alcuni dirigenti pubblici come Orsola Reillo che, secondo la Dda, sarebbe stata “consapevole del funzionamento del ciclo di smaltimento dei rifiuti solidi urbani in Calabria, con particolare riguardo alle criticità degli impianti di Trattamento
IN CALABRIA COINVOLTA NELL’INDAGINE ANCHE PER FRODE NELLE FORNITURE
meccanico biologico di Ponticelli e Rossano”. Si tratta di quegli impianti che servono a separare l’umido dal secco, trasformando il primo in compost e il secondo in combustibile che poi finisce negli inceneritori. Impianti Tmb, quindi, che la dirigente Reillo conosceva bene perché “aveva concorso a redigere le Aia (l’autorizzazione Integrata Ambientale, ndr), partecipando alle riunioni tecniche afferenti la situazione del suddetto ciclo”. Nonostante questo, secondo i magistrati, Reillo “concorreva ad assumere le iniziative per favorire un sistema illecito e, in ogni caso, nella sua qualità, ometteva di assumere iniziative volte a contestare e impedire la perpetrazione delle condotte abusive”. I pm non hanno dubbi: così come per gli altri dirigenti pubblici indagati, l’ingiusto profitto ottenuto dalla Reillo è relativo alla “possibilità di salvaguardare la permanenza nelle proprie funzioni, nel proprio ruolo, in uno con la possibilità di rivendicare l’apparente corretta gestione dei rifiuti”.
Tutto questo era scritto nell’avviso di garanzia, notificatole il 27 giugno dello scorso anno, di cui Reillo ha riferito per iscritto ai suoi superiori comunicando “di aver ricevuto informazione da parte della Procura di Catanzaro di essere sottoposta a indagini”.
Tra i destinatari della sua comunicazione c’era pure il direttore generale Valutazioni Ambientali Gianluigi Nocco che, un mese dopo, nomina la dirigente calabrese suo “vicario” con il compito di sostituirlo “in caso di temporanea assenza o impedimento”. Ovviamente non nei giorni in cui Orsola Reillo dovrà essere all’aula bunker di Lamezia Terme dove il 6 maggio prossimo è fissata la prima udienza preliminare. Il suo nome compare tra i 126 imputati per il quali il procuratore Vincenzo Capomolla ha chiesto il rinvio a giudizio. D’altronde, il direttore Nocco dovrebbe saperlo visto che la Reillo, “nel rappresentare la propria completa estraneità ai reati contestatigli” si era riservata “di informare questo Ente in merito ai successivi sviluppi” del processo.