“Spero che i 5Stelle rientrino: faremo ciò che ci chiedono ”
“Ritengo che, una volta che avremo realizzato ciò che ci chiedono, questa parentesi si chiuderà velocemente, anche prima delle elezioni europee”. Michele Emiliano sembra aver incassato bene il colpo politico di stamattina, con l’uscita dalla giunta e dalla maggioranza degli alleati 5S. Anzi, si dice “confortato, perché Conte mi ha confermato la scelta di entrare nella mia giunta e la fiducia nei miei confronti”. E si mostra disponibile ad accogliere le richieste contenute nel Patto di legalità.
Presidente, quindi non crede sia una decisione definitiva?
Non era indispensabile uscire, e infatti comprendo l’amarezza e l’irritazione delle altre forze politiche che mi stanno sostenendo anche in questo momento. Detto questo, con Conte, Schlein e Fratoianni siamo concordi nel non voler più tollerare alcun tipo di attività che non sia perfettamente conforme ai principi di imparzialità e legalità. È necessario che la Regione si doti di strumenti attivi di pre-investigazione, visto che il sistema anticorruzione previsto dalle leggi nazionali si è dimostrato insufficiente. Faremo ciò che ci chiedono prima delle Europee, perché non vorrei che questo diventasse terreno di scontro, e quindi di ulteriore spaccatura, delle forze politiche che invece proprio qui in Puglia hanno dimostrato che si può governare bene insieme. L’appello di Schlein a diventare dei metal detector della correttezza di coloro di cui ci circondiamo è nella sostanza ciò che sostiene Conte, ma i due partiti non si comprendono.
A proposito di Schlein, oggi (ieri, ndr) l’ha sentita? Sì, ed è molto dispiaciuta: teme che i 5S abbiano preso questa decisione per porsi nuovamente in competizione col Pd.
Da più parti le stanno chiedendo, di azzerare la giunta. Lo farà?
La mia giunta non ha alcuna connessione con i fatti che si sono verificati, non è interessata dalle indagini. È stata coinvolta solo Anita Maurodinoia, ma non per la sua attività di assessora ai Trasporti. Si è dimessa: quindi l’azzeramento è già avvenuto.
Il nome di Maurodinoia era apparso già nella prima tornata di arresti. Perché non le ha chiesto allora di lasciare l’incarico?
Non avevo alcun atto formale sul quale ragionare. Non prendo decisioni sul gossip giudiziario. Però mercoledì ha fatto dimettere il suo ex assessore, Alfonso Pisicchio, dal ruolo di commissario dell’agenzia per la Tecnologia della Puglia (Arti) poche ore prima di essere arrestato.
Uno strano tempismo.
Pisicchio mi aveva assicurato che l’indagine a suo carico era stata archiviata. Nei giorni scorsi, per un’ulteriore verifica, gli ho chiesto di darmene la documentazione: nel momento in cui ho avuto la certezza che non sarebbe mai arrivata, gli ho revocato il ruolo di commissario. Il tempismo è stato un puro caso.
La accusano di essere il re dei trasformisti. E la storia dell’avvocato Giacomo Olivieri, arrestato a fine febbraio, è emblematica.
È una parentesi da chiudere prima delle Europee Lo stop alle primarie? Colpo durissimo
Con lui non ho mai stipulato patti particolari. Me lo sono ritrovato nel centrosinistra, ma quando alle primarie del 2014 ho visto il suo comportamento anomalo e tanta gente sconosciuta ai seggi, ho chiuso tutti i rapporti.
Si è dimesso anche il capogruppo del Pd nel consiglio regionale, Filippo Caracciolo. I dem pugliesi stanno esplodendo?
Caracciolo, che aveva già rassegnato le sue dimissioni – respinte – nel 2017, quando aveva saputo di essere indagato, ha compreso che rischiava di scatenarsi una guerra interna e con grande responsabilità ha risolto il problema. Ma il partito non esplode. Neanche con la presidente del Pd di Bari, Titti De Simone, che nella partita per le Comunali adesso si schiera col candidato appoggiato dai 5S, Laforgia?
Un singolo soggetto che prende una decisione diversa dalla linea del partito se ne assume la responsabilità.
Ma quindi lei continua a sostenere la scelta di Vito Leccese, capo di gabinetto di Decaro? Sì. Non mi voglio inserire in questa vicenda drammatica delle primarie, che ha generato le dinamiche successive. Parlo da osservatore: tirarsi fuori dalle primarie a tre giorni dalle primarie è stato un colpo durissimo per il Pd.
Altra grana
A sinistra, Francesco Boccia e la segretaria del Pd Elly Schlein, alle prese pure con i malumori dentro il partito