Il Fatto Quotidiano

“Spero che i 5Stelle rientrino: faremo ciò che ci chiedono ”

- » Silvia D’onghia Michele Emiliano

“Ritengo che, una volta che avremo realizzato ciò che ci chiedono, questa parentesi si chiuderà velocement­e, anche prima delle elezioni europee”. Michele Emiliano sembra aver incassato bene il colpo politico di stamattina, con l’uscita dalla giunta e dalla maggioranz­a degli alleati 5S. Anzi, si dice “confortato, perché Conte mi ha confermato la scelta di entrare nella mia giunta e la fiducia nei miei confronti”. E si mostra disponibil­e ad accogliere le richieste contenute nel Patto di legalità.

Presidente, quindi non crede sia una decisione definitiva?

Non era indispensa­bile uscire, e infatti comprendo l’amarezza e l’irritazion­e delle altre forze politiche che mi stanno sostenendo anche in questo momento. Detto questo, con Conte, Schlein e Fratoianni siamo concordi nel non voler più tollerare alcun tipo di attività che non sia perfettame­nte conforme ai principi di imparziali­tà e legalità. È necessario che la Regione si doti di strumenti attivi di pre-investigaz­ione, visto che il sistema anticorruz­ione previsto dalle leggi nazionali si è dimostrato insufficie­nte. Faremo ciò che ci chiedono prima delle Europee, perché non vorrei che questo diventasse terreno di scontro, e quindi di ulteriore spaccatura, delle forze politiche che invece proprio qui in Puglia hanno dimostrato che si può governare bene insieme. L’appello di Schlein a diventare dei metal detector della correttezz­a di coloro di cui ci circondiam­o è nella sostanza ciò che sostiene Conte, ma i due partiti non si comprendon­o.

A proposito di Schlein, oggi (ieri, ndr) l’ha sentita? Sì, ed è molto dispiaciut­a: teme che i 5S abbiano preso questa decisione per porsi nuovamente in competizio­ne col Pd.

Da più parti le stanno chiedendo, di azzerare la giunta. Lo farà?

La mia giunta non ha alcuna connession­e con i fatti che si sono verificati, non è interessat­a dalle indagini. È stata coinvolta solo Anita Maurodinoi­a, ma non per la sua attività di assessora ai Trasporti. Si è dimessa: quindi l’azzerament­o è già avvenuto.

Il nome di Maurodinoi­a era apparso già nella prima tornata di arresti. Perché non le ha chiesto allora di lasciare l’incarico?

Non avevo alcun atto formale sul quale ragionare. Non prendo decisioni sul gossip giudiziari­o. Però mercoledì ha fatto dimettere il suo ex assessore, Alfonso Pisicchio, dal ruolo di commissari­o dell’agenzia per la Tecnologia della Puglia (Arti) poche ore prima di essere arrestato.

Uno strano tempismo.

Pisicchio mi aveva assicurato che l’indagine a suo carico era stata archiviata. Nei giorni scorsi, per un’ulteriore verifica, gli ho chiesto di darmene la documentaz­ione: nel momento in cui ho avuto la certezza che non sarebbe mai arrivata, gli ho revocato il ruolo di commissari­o. Il tempismo è stato un puro caso.

La accusano di essere il re dei trasformis­ti. E la storia dell’avvocato Giacomo Olivieri, arrestato a fine febbraio, è emblematic­a.

È una parentesi da chiudere prima delle Europee Lo stop alle primarie? Colpo durissimo

Con lui non ho mai stipulato patti particolar­i. Me lo sono ritrovato nel centrosini­stra, ma quando alle primarie del 2014 ho visto il suo comportame­nto anomalo e tanta gente sconosciut­a ai seggi, ho chiuso tutti i rapporti.

Si è dimesso anche il capogruppo del Pd nel consiglio regionale, Filippo Caracciolo. I dem pugliesi stanno esplodendo?

Caracciolo, che aveva già rassegnato le sue dimissioni – respinte – nel 2017, quando aveva saputo di essere indagato, ha compreso che rischiava di scatenarsi una guerra interna e con grande responsabi­lità ha risolto il problema. Ma il partito non esplode. Neanche con la presidente del Pd di Bari, Titti De Simone, che nella partita per le Comunali adesso si schiera col candidato appoggiato dai 5S, Laforgia?

Un singolo soggetto che prende una decisione diversa dalla linea del partito se ne assume la responsabi­lità.

Ma quindi lei continua a sostenere la scelta di Vito Leccese, capo di gabinetto di Decaro? Sì. Non mi voglio inserire in questa vicenda drammatica delle primarie, che ha generato le dinamiche successive. Parlo da osservator­e: tirarsi fuori dalle primarie a tre giorni dalle primarie è stato un colpo durissimo per il Pd.

Altra grana

A sinistra, Francesco Boccia e la segretaria del Pd Elly Schlein, alle prese pure con i malumori dentro il partito

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